Donald Trump stando ai sondaggi più recenti è dietro Hillary Clinton soltanto di un punto e mancano soltanto pochi giorni al voto che ci dirà il nome del nuovo presidente degli Stati Uniti d’America. Se fosse lui il vincitore il mondo intero sarà completamente diverso da quello in cui attualmente viviamo. Diverso in peggio, l’Occidente soprattutto ma anche gli altri blocchi continentali: l’Africa, la Russia, la Cina, l’India, l’America del Sud.
Donald Trump è contro le immigrazioni, vede positivamente un accordo con la Russia di Putin, se ne infischia del conflitto con il Califfato, è contrario a concedere nuovi diritti alle donne e ai ceti più poveri. È retrogrado. Le sue aperture politiche sono dettate da una spinta isolazionista.
Le prime conseguenze saranno un fondamentale rafforzamento di tutti i movimenti e partiti populisti e xenofobi che già pullulano in Europa; un colpo micidiale per le democrazie che, per difendersi dovranno diventare conservatrici. Populisti più forti e partiti democratici conservatori e nazionalisti. L’Europa che già ondeggia, sarà tutta a pezzi. Un orizzonte politico di fronte al quale le altre difficoltà sembrano bagatelle. Quando il mandato di Trump (se lo otterrà) sarà scaduto tra quattro anni, è sperabile ma niente affatto sicuro che il mandato non gli sia rinnovato; c’è quindi il rischio che governi non quattro ma otto anni, un periodo di tempo che seminerà rovine ancor più profonde e definitive.
Sono giorni d’attesa e di ansia che mettono in seconda linea tutti gli altri problemi che tuttavia vanno affrontati in un’Europa già ingombra di calcinacci. Abbiamo già detto che i partiti populisti aumenteranno di forza e il nazionalismo rifiorirà, ma altrettanto aumenterà la posizione antieuropea dei paesi dell’Est, dalla Polonia all’Ungheria. Le conseguenze del Brexit diventeranno ancora più pesanti sia per la Gran Bretagna sia per l’Europa continentale. Insomma una catastrofe senza alcun possibile recupero.
Ma come è avvenuto questo colpo di scena che ha fatto crollare il vantaggio che Hillary Clinton aveva conquistato portandolo a dieci punti di vantaggio su Trump?
Il responsabile è il capo dell’Fbi americano, James Comey che, non a caso, ha militato fino a un paio d’anni fa nel partito repubblicano, quello appunto di Trump.
Comey e l’Fbi dipendono dal ministro della Giustizia il quale, debitamente informato dallo stesso Comey, gli aveva suggerito di non sollevare subito quel problema e di aspettare che la battaglia presidenziale fosse terminata, tanto più che Comey e gli uffici di cui è dirigente avevano ritrovato i documenti riservati che riguardavano la Clinton (indirettamente) ma non avevano ancora esaminato la loro attinenza e la loro eventuale illegalità. Quelle lettere erano infatti state scritte da un personaggio già indagato e condannato per altre sue pesanti illegalità ed era l’ex marito della segretaria di Hillary.
Strano che il ministro della Giustizia si fosse limitato a suggerire e non a ordinare a Comey, è ancor più strano che costui non solo non abbia accettato quel suggerimento ma abbia informato il Congresso, cioè il Parlamento Usa. Il Congresso è l’istituzione più inadatta, semmai spetterebbe al ministro della Giustizia informarlo ad inchiesta terminata. Ma più strano ancora è che il predetto ministro non abbia sospeso Comey da ogni potere sul suo ufficio e l’abbia solo redarguito; dovrebbe sospenderlo dalla carica che indegnamente ricopre. Tutto questo dimostra che l’Amministrazione americana sia come quella che conosciamo in Italia se non addirittura peggiore.
Aspetteremo col fiato in gola l’esito finale di questa vicenda. E ora spostiamoci alle questioni che direttamente ci riguardano a cominciare dal terremoto. Bisogna tuttavia ricordare questo tema per identificare le cause di fondo che l’hanno prodotto. Sono due i punti fondamentali: il primo è che dalla Sicilia alla catena degli Appennini che rappresenta il dorso della penisola, i terremoti sono il fenomeno persistente geofisico. Ce ne sono stati sempre e sempre purtroppo ci saranno. L’ultima scossa per fortuna non ha causato vittime e questo è senz’altro un dato positivo ma ha spopolato i borghi e tutta quella regione ponendo con la massima urgenza e priorità il tema della costruzione di edifici antisismici. Tra l’altro c’è anche un aspetto secondario ma positivo: la creazione di qualche migliaio di nuovi posti di lavoro.
Ma poi c’è il secondo punto che è la causa primaria di quanto accade non solo in Italia: la spinta del continente africano verso il continente euroasiatico. È questa spinta che durerà millenni ma è permanente e diffusa nell’intero nostro pianeta.
Ci fu nel momento creativo una forza espansiva ed esplosiva che produsse fratture imponenti nell’assetto del pianeta e durò miliardi di anni per esaurirsi: l’Africa si staccò dall’Europa ed è stato il fenomeno più recente; ma soprattutto si staccò dall’America; l’Indonesia si staccò dall’India e dall’America meridionale. Insomma il pianeta nella sua veste geografica assunse l’attuale figura fino a quando la forza esplosiva durò. Ma poi quella forza finì e addirittura si capovolse ed è quello che attualmente vediamo: il riaggregarsi dei continenti. E qui nascono i terremoti ed anche le correnti del mare, dei venti, del clima.
La nostra penisola è appunto una piccola coda, come lo sono la Grecia, la Turchia, la Spagna, l’Inghilterra, l’Irlanda. La nostra penisola è emersa tra le più recenti ed è circondata da piccoli mari: Adriatico, Ionio, Tirreno, Mediterraneo e subisce ora la spinta africana che per quanto ci riguarda sarà arginata dalle Alpi, ma è sempre quella spinta che si sta verificando e che tra milioni di anni farà scomparire la pianura Padana, la Provenza e le isole disseminate in quei mari. Non dico niente che non sia ben noto, ma probabilmente è utile ricordarlo come sottofondo di quanto localmente ci accade.
Pensate che la mia prima idea di questo scritto era quella di commentare il dibattito di pochi giorni fa sul referendum costituzionale del 4 dicembre e sulla legge elettorale tra Matteo Renzi e Ciriaco De Mita. Li dividono più di quarant’anni d’età e questa è una delle possibili cause delle loro diverse opinioni politiche.
Personalmente sono molto più amico di De Mita che di Renzi, ma debbo dire che a parer mio Renzi si è dimostrato più convincente di De Mita. Tra l’altro gli ha ricordato che in tutti i paesi d’Europa il sistema parlamentare è composto da una sola Camera depositaria del potere legislativo. Il Senato c’è quasi dovunque ma emette pareri, di solito degni di considerazione dalla Camera perché i senatori sono di solito reclutati tra i migliori esponenti della società civile nei vari campi di attività sociale, scientifica, professionale.
Da questo punto di vista il referendum costituzionale è accettabile sempre che sia profondamente modificata la legge elettorale che, così come è attualmente produce una Camera di “nominati” e contiene quindi il malefico effetto di asservire il potere legislativo a quello esecutivo. Questo è il punto che rischia - se Renzi non la cambierà profondamente - di dare la vittoria ai No. L’amico De Mita non ha detto che non voterà a causa della legge elettorale ma soltanto del referendum. Peccato. Se l’avesse fatto forse il più convincente sarebbe stato lui.
Opinioni
6 novembre, 2016L’inchiesta sulla corrispondenza di Hillary Clinton è un’ingerenza gravissima nella campagna elettorale americana. E se vince Trump...
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