L’emergenza immigrazione è stata creata dalla politica. Che, invece di pensare  alle soluzioni, mette sotto accusa le Ong

L’immigrazione non è un problema di oggi ed è l’ennesima emergenza che la politica italiana poteva e doveva trattare in maniera diversa. E invece si è deciso di “ignorare” la questione per decenni. Si è deciso di imboccare scorciatoie, di chiudere un occhio (anzi due) sul business dell’accoglienza, permettendo che criminali come Carminati e Buzzi (Carminati e Buzzi!) se ne occupassero e arrivassero a dire che si tratta di un settore più redditizio del narcotraffico («Con gli immigrati si fanno molti più soldi che con la droga»).

Si è deciso di appaltarne la risoluzione ad altri. Ricordate, vero, il trattato di Amicizia e Cooperazione Berlusconi-Gheddafi per la costruzione di lager libici che avremmo dovuto pagare 250 milioni di dollari in 20 anni, 5 miliardi di dollari in tutto? Non mi risulta, a parte qualche reportage giornalistico, che l’opinione pubblica si sia indignata per questa porcheria che peraltro ci costava denaro, nostre tasse date a Gheddafi, cioè a un dittatore. Denaro che avremmo potuto investire in accoglienza, se il settore non fosse stato un colabrodo. Poi Gheddafi cade e succede l’inevitabile: gli sbarchi riprendono numerosi quanto prima dell’accordo. Qualcuno attento ai numero potrà obiettare che, secondo il Ministero dell’Economia l’emergenza migranti all’Italia nel 2016 è costata 3,3 miliardi di euro, compreso l’obolo sostanzioso che paghiamo alla Turchia per aver chiuso la rotta balcanica.

Di conseguenza, l’accordo con Gheddafi (come oggi quello con Erdogan) costituiva un bel risparmio. Certo che sì, ma può davvero l’Europa permettersi, dopo l’Olocausto, di risparmiare sui diritti? Era dovere della politica trovare strade alternative e controllare la filiera dell’accoglienza perché fosse efficiente e non essere complice dei criminali che con l’accoglienza si sono arricchiti. Che le nostre tasse vengano spese in maniera efficiente è forse chiedere troppo? Che i 35 euro per gli adulti e i 45 per i minorenni (ricordo che il ticket giornaliero per i migranti è di 2,5 euro) venissero spesi per accoglienza e integrazione e non per riempire portafogli era forse una richiesta illegittima? E perché adesso che sappiamo chi ha sbagliato vogliamo punire chi non c’entra?

Nel frattempo la situazione si è aggravata perché gli immigrati accolti, in mancanza di progetti per la loro integrazione, vengono visti “ciondolare per strada con telefoni in mano” e questa cosa indigna e indispettisce chi la mattina si alza e va a lavorare. Chi non riceve nulla, né regali né prebende. Quale occasione migliore di questa perché i populismi potessero iniziare a fare una bella campagna elettorale (siamo sempre in campagna elettorale in questo sciagurato Paese, ecco la nostra condanna) prendendo di mira gli ultimi tra gli ultimi, quelli che non hanno voce perché nessuno gliene dà: gli immigrati. E il problema quindi non è la politica che, potendo risolvere il problema, ha sempre cercato scorciatoie. No. Il problema sono i migranti e chi li salva in mare, quindi le Ong.

E allora da quel «qualcosa mi puzza a proposito delle Ong, ma non ho prove, solo sensazioni», alla certezza che siano loro i soggetti da colpire, colpevolizzare, annientare. Colpevole quindi non è chi dovrebbe risolvere il problema ma non ne è capace, colpevole è chi ci mette una pezza, evitando che migliaia di vite diventino cadaveri in fondo al mare. Qualcuno, senza provare vergogna, addirittura ipotizza che si tratti di una macchinazione ordita dai potenti del mondo che finanziano le Ong perché ci sommergano di immigrati al fine di impoverirci tutti ed essere ancora più potenti (ho riassunto il cosiddetto Piano Kalergi). Qui non si tratta più di essere accoglienti, solidali, di aprire o chiudere porte, ma di capire chi ci sta prendendo per il culo e in che modo infame lo sta facendo. Scrollandosi di dosso ogni responsabilità, facendo leva sulle insicurezze, la paura e il disagio di ciascuno. E gettando il fardello su chi non poteva far altro che dare l’allarme.

La politica sta dando ancora una volta di sé uno spettacolo misero e alla miseria si condannano tutti quegli italiani che, nonostante l’evidenza, si ostinano a non prendere atto di ciò che sta accadendo.
Pretendiamo dalla politica che risolva le emergenze che ha contribuito a creare e che lo faccia senza cercare capri espiatori. Pretendiamo che la politica ci tratti da esseri pensanti e non come soldati da armare contro chi non ha nulla. Disperati che se avessero anche il minimo non lascerebbero la propria terra per venire da chi è affetto dal morbo più appestante che esista: il razzismo.

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