Un pranzo immaginario in occasione del compleanno di Scalfari. Con i suoi autori preferiti, da Montaigne agli illuministi, fino a Colorni e Spinelli

Al pranzo da me offerto in occasione del compleanno (il 6 aprile) di Eugenio Scalfari sono seduti attorno alla tavola imbandita alcuni suoi maestri nei secoli. Non li ho dimenticati, ma, naturalmente, non ci sono tutti. I posti sono pochi. Tra i commensali si impone Michel Eyquem signore di Montaigne, del quale Eugenio non è soltanto un devoto lettore degli Essais. Nonostante l’inquietudine, come nel festeggiato d’oggi, in Montaigne c’è un grande amore per la vita, per l’intelligenza e anche per la potenza. Nel caso di Eugenio, per potenza si intende quella intellettuale. I due personaggi, vissuti a mezzo millennio di distanza, hanno in comune uno scetticismo nel senso più esteso e nobile della parola: uno scetticismo prezioso, mi è capitato di scrivere altre volte di loro, per affrontare in libertà tanti problemi, a cominciare da quello della conoscenza. Lo scetticismo è un antidoto all’intolleranza, al fanatismo e ai luoghi comuni. C’è poi l’amicizia, incarnata da Montaigne in La Boetie. Amicizia che per il laico Eugenio è, a suo modo, una fede.

Alla destra di Montaigne, attorno alla tavola imbandita, a una distanza di due secoli, ho fatto sedere Denis Diderot, animatore e redattore dell’Encyclopédie, troppo ingombrante, voluminosa, per poterla portare con sé a un banchetto. Diderot è uno dei massimi esponenti dei Lumi (Lumières), la corrente filosofica - per noi l’Illuminismo - che attraversa il Settecento europeo, alla quale Eugenio Scalfari si riferisce spesso, quasi rimpiangesse di non averla vissuta.

Come Montaigne, Denis Diderot era un invitato naturale, obbligatorio, al compleanno del suo fedele cultore. Penso che Eugenio abbia intravisto, tra i voluminosi pacchi di fogli che Diderot aveva con sé, a tavola, la bellissima corrispondenza tra lui e Madame Sophie Volland. In cui, come in altre sue opere, Denis esalta come divina la natura in tutte le sue espressioni, sagge o appassionate che siano, attraverso un’evoluzione del pensiero filosofico. Penso che al banchetto di compleanno Scalfari sceglierebbe un posto accanto a Diderot, portando con sé le proprie opere: i saggi, i romanzi, le poesie che ha scritto. I suoi articoli sono un’Enciclopedia della politica del suo tempo.

Meglio farne cenno adesso, prima di arrivare a Voltaire altro commensale storico. Diderot, come Voltaire, fu un allievo dei gesuiti, che poi non furono né amici né ispiratori. Furono anzi il contrario. Al banchetto in onore di Scalfari non si può ignorare che oggi egli è un amico e un ammiratore del primo Papa gesuita della storia, pur restando fedele alla sua laicità, e un ammirato lettore dei due ex allievi dei gesuiti diventati miscredenti. Cosa direbbero, di questa amicizia, Diderot e Voltaire? Non è una domanda provocatoria. È una semplice curiosità che ha il difetto di essere fuori tempo. Ingenua eppure irresistibile. Dal Settecento a oggi c’ è stata una rivoluzione permanente delle idee. Quindi del mondo.

Storico, filosofo, narratore, poeta, autore di teatro, Voltaire demolisce, dogmi, superstizioni, miti, illusioni. La sua libertà è litigiosa. È stata definita rissosa. Con la ragione osserva i rapporti dell’uomo con la natura e la società. La sua critica è spietata. Duecento anni dopo non può che suscitare l’ammirazione di chi è invitato a celebrare la propria età. Un’età giunta a un punto in cui si rammenta soltanto l’essenziale della vita vissuta. Si fa una sintesi. Eugenio non può che amare lo stile Voltaire. Il quale siede alla sinistra del capo tavola, che resta Montaigne, maestro dell’introspezione.

Ci sono anche dei “moderni” al banchetto per il compleanno di Eugenio Scalfari. Li includo tra i commensali, e penso gli faccia piacere. Il primo è Eugenio Colorni, filosofo, antifascista, socialista, ucciso a 35 anni, nel 1944, dai fascisti nei giorni della liberazione di Roma. Altiero Spinelli è uno degli autori del Manifesto di Ventotene, scritto nell’isola in cui era confinato con Colorni. Ernesto Rossi era un economista, anche lui al confino a Ventotene e firmatario del manifesto europeista. Colorni, Spinelli e Rossi, appartenenti a un nobile capitolo della Storia italiana ed europea, fanno onore alla tavola virtuale attorno alla quale sono seduti Montaigne, Diderot e Voltare, protagonisti della Storia universale.

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