L’avventurosa storia del copricapo cornuto, passato per molte teste prima di arrivare in America. Tutti i proprietari erano orfani della sinistra

L’elmo dello sciamano era stato del Sempio

L’elmo cornuto di Jake Angeli detto lo Sciamano, star dell’assalto trumpista al Campidoglio, viene da Pontida ed era appartenuto al signor Ginepro Biagin detto il Sempio, uno dei leghisti della prima ora, recentemente scomparso nel corso di una battuta di caccia al bisonte in Val Manesca. Viene considerata una delle attività di bracconaggio più difficili al mondo, a causa dell’assenza di bisonti in quell’area. Si è risaliti a lui attraverso un’analisi del Dna dei capelli contenuti dell’elmo, fortunatamente mai lavato, dando modo agli scienziati di ricostruire nei dettagli la storia del suggestivo copricapo. Si spera, in tempi brevi, di riuscire a risalire, a ritroso, fino al paziente zero.

La storia Prima di arrivare fortunosamente nelle mani del leghista Biagin, che lo aveva acquistato da un rigattiere per abbinarlo alla tuta da ginnastica indossata nelle grandi occasioni, l’elmo era stato dimenticato per anni nel magazzino del Teatro municipale di Tubinga dopo la prima e unica rappresentazione dello sfortunato musical “Ho sposato una valchiria”. Poi era stato notato sulla testa di Vercingetorige al Museo delle Cere della stazione di Milano. Fu scartato al Carnevale di Viareggio a causa del forte odore di formaggio, perché usato per alcuni mesi per la stagionatura della rinomata “toma di piede” del Cuneese. Venne adoperato nelle visite ufficiali dal sedicente Console onorario della Nazione Navajo a Roma, Sparviero Che Vola, poi smascherato e identificato come Gaspare Meniconi, già centurione senza licenza davanti al Colosseo, poi tassista abusivo. Una bruciatura sul corno sinistro conferma l’ipotesi che l’elmo, indossato nel corso di una Festa celtica da un metronotte di Varese, abbia toccato i fili dell’alta tensione, fulminando il metronotte e provocando un black-out in tutta la provincia. Infine, lo Sciamano Jake Angeli lo ha acquistato su Amazon insieme all’autobiografia di Mago Merlino e a una cassetta della posta a forma di alligatore.

La domanda A questo punto, è inevitabile una domanda. Che cosa unisce tutte le persone che hanno indossato quell’elmo cornuto? È semplice, ed è evidente: la sinistra non ha mai fatto niente per nessuno di loro, abbandonandoli a se stessi. Forse che la sinistra ha fatto qualcosa per pagare uno psichiatra allo Sciamano Jake Angeli, per aiutare il bracconiere Ginepro Biagin a superare la frustrazione prodotta dall’assenza di bisonti in Val Manesca, per ristabilire la verità storica su Vercingetorige e riconoscere un vitalizio ai suoi eredi, per le comparse del musical “Ho sposato una valchiria”, per il falso console onorario dei Navajo, per garantire migliori condizioni di sicurezza alle feste celtiche in provincia di Varese? No, è evidente. E dunque la responsabilità morale, gravissima, dell’assalto trumpista al Campidoglio, del ridicolo abbigliamento durante i raduni di Pontida, della orribile sceneggiatura di “Ho sposato una valchiria”, del fatto che la statua di Vercingetorige, al Museo delle Cere, era collocata malissimo, del tragico incidente al metronotte di Varese, è tutta della sinistra. È quanto si desume da migliaia di editoriali, commenti, dichiarazioni politiche degli ultimi vent’anni, soprattutto di sinistra: quasi ogni cattiva azione, crimine, disgrazia, catastrofe sociale sia in atto nel mondo, dipende dalla negligenza dimostrata dalla sinistra. Secondo lo storico Levi-Pumpkin, «anche Hitler, Charles Manson, Barbablu, Attila, furono platealmente ignorati dalla sinistra, ed è a questo trauma originario che si devono i loro crimini».

Il paziente zero Ora che abbiamo ristabilito, una volta per tutte, perché nel mondo accadono tante brutte cose, eccoci infine al paziente zero: chi per primo indossò quell’elmo? Si tratta del grande comico svizzero Hudo Zwinkler, che commissionò l’elmo cornuto a un artigiano del suo cantone, nel 1931, per il suo celebre monologo “lo scemo del paese”, considerato ancora oggi un capolavoro della satira alpina.

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