L’opinione

«La Venere influencer di Daniela Santanchè con l’arte non c’entra nulla»

di Nicolas Ballario   21 aprile 2023

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La campagna promossa dal ministero del Turismo non è né bella né brutta: non è. Se si tutelasse davvero il nostro patrimonio non avremmo bisogno di grandi trovate che mettono d’accordo tutti perché non piacciono a nessuno

Attenzione a parlare di iconoclastia ogni volta che un’opera d’arte viene stravolta o utilizzata per il mondo della comunicazione, anzitutto per due motivi: in questa epoca non esistono più “cultura alta” e “cultura bassa”, e se esistono ormai i loro pubblici di riferimento coincidono, perché l’arte non ha niente di sacro, anzi è la cosa più umana che possa esistere e in quanto tale la possiamo reinterpretare come ci pare, rendendola attuale anche decontestualizzandola.

 

E, in secondo luogo, perché è del tutto inutile sforzarsi per preservare un’immagine rigida dal momento in cui tre miliardi di persone hanno a disposizione un account Instagram o TikTok con cui pubblicare ciò che vogliono senza filtri e censure.

Quindi dovremmo stare più calmi prima di accusare il Governo di avere mancato di rispetto a Botticelli per avere utilizzato la sua Venere per una campagna di promozione turistica del nostro Paese.

 

In questo caso, infatti, l’arte non c’entra proprio niente. A nessuno verrà in mente di andare a vedere quel capolavoro agli Uffizi perché lo ha visto in una campagna pubblicitaria mentre si fa un selfie a Venezia, va in bicicletta al Colosseo o mangia una pizza sul Lago di Como (non a Napoli, perché poi è banale). E viceversa non sarà la familiarità con quell’opera a convincere un turista a visitare quei luoghi. Questa campagna non è né bella né brutta: non è. Non esiste.

Prende vita solamente per questi giorni di polemiche per i costi milionari, nell’ottica ancora diffusa che i turisti siano tutti scemi e basta dir loro “open to meraviglia” per farli venire in un Paese tra gli ultimi in Unione Europea per spesa pubblica nei servizi culturali (5 miliardi di euro contro i 15 della Francia).

 

L’hanno chiamata “la nostra influencer virtuale” ed è ovviamente una cosa pensata da vecchi per giovani, perché quel termine nemmeno si usa più tra chi ha meno di 25 anni.

La caratteristica di Botticelli era quella di rendere armoniosa e preziosa l’imperfezione e sapete cosa vi diciamo? Che questa campagna invece è perfetta, sembra pensata dall’intelligenza artificiale e per questo è la cosa più lontana al mondo dall’arte.

 

Il problema è che in questo momento storico si dovrebbe superare il feticcio della novità a ogni costo, perché il periodo delle pubblicità che devono colpire è passato da tempo: la più alta forma di promozione del patrimonio culturale sta nella normale amministrazione di questo. Se si tutelasse come succede altrove, non avremmo bisogno di grandi campagne che purtroppo riescono a mettere d’accordo tutti perché non piacciono a nessuno.