Telco, è il momento della doppia sfida Così internet mobile sta cambiando il mercato

Per le società di telecomunicazioni si prepara un periodo fatto di acquisizioni e record in Borsa, spinte dalla continua crescita del traffico dati in mobilità. Ma a minacciare il business sono i nuovi operatori come Google, Apple e Amazon

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Sta tornando il grande momento delle tlc? Dopo anni di stasi, le compagnie sono alla vigilia di una nuova era, fatta di acquisizioni e record in Borsa, e di un nuovo incremento degli utili, provati dalla lunga battaglia per strapparsi i clienti in un mercato liberalizzato?

Da qualche tempo il settore è tornato sotto i riflettori grazie agli sviluppi che la tecnologia riesce a offrire ai consumatori, al boom dell'uso degli smartphone, alla diffusione di app sempre più attraenti, alla crescita del mondo wireless. E la recentissima operazione di acquisto di Aol da parte di Verizon negli Usa ha riacceso le speranze di un ritorno sugli scudi dei titoli del comparto.

Non bisogna però fare di tutta l'erba un fascio. E le banche d'affari, che badano al sodo, mettono soprattutto in evidenza due fronti.

Primo, che le telco tradizionali corrono un rischio: di diventare dei semplici provider di reti, che vengono utilizzate dai gruppi più tecnologicamente attrezzati per fare i soldi. Restare attaccati al business “voce”, che ormai è solo una “app”, è un errore madornale, e le telco oggi hanno solo l'imbarazzo della scelta su dove orientare la loro strategia futura, dalla tv al cloud, dalla connessione in auto alla domotica. Ma non possono stare ferme.

Secondo, che le compagnie tradizionali si sono cullate finora su una sicurezza: il legame con il cliente, assicurato dalla bolletta. Ebbene, quel legame oggi è sotto attacco. Basta pensare alla crescita di iTunes, Google Play, Amazon, che intermediano in proprio il rapporto commerciale con il cliente (su questo filone c'è una novità di cui parliamo più avanti).

È su questo doppio terreno – la tecnologia digitale sempre più competitiva e l'appeal per un cliente sempre più “viziato” ed esigente – che si combatterà la battaglia. Che è imminente, a sentire le previsioni della Ericsson.

Il gigante svedese delle infrastrutture di tlc stima che nel 2020 due terzi della popolazione mondiale userà uno smartphone. Il che equivale a dire che la popolazione connessa a Internet con uno smartphone raddoppierà in cinque anni, superando i sei miliardi di persone: “una rivoluzione come quella dell'arrivo del floppy disc”.

Lo scenario è quello di una svolta epocale, con una domanda di massa di nuova connettività e di nuovi servizi e contenuti, che raddoppierà di dieci volte al 2020 (in gran parte per il boom del video streaming, che nel 2020 peserà per il 60 per cento sul traffico totale del mobile), e che porterà a far lievitare il fatturato per l'accesso Internet mobile, ma anche per l'industria dei media e dell'entertainment e per la pubblicità.

Su tre dollari spesi globalmente su Internet, due saranno per pagare l'accesso dal mobile. È lì la polpa. Tanto che il capex, la spesa per nuovi investimenti degli operatori tradizionali resta quasi ovunque al palo, quasi fossero tutti in attesa di una illuminazione sul da farsi.

Se i fattori chiave della crescita di business futuro sono lo smartphone, i servizi che può offrire e il rapporto sempre più diretto con il cliente, non c'è da stupirsi dell'ultima mossa di uno dei soggetti più svegli sul mercato: Google. Che ha appena presentato il “buy botton”, cioè la funzione per fare gli acquisti con il cellulare spingendo semplicemente un bottone, senza la necessità di inserire i dati della carta di credito.

Si chiama Android Pay, e dall'estate potrà essere usata dai possessori di Mastercard, poi anche da Visa. I cervelli di Mountain View hanno fatto due conti. Hanno visto che la piattaforma Android cresce al ritmo di 1,5 milioni al giorno, che in media ciascuno di noi interroga il telefono 150 volte in un giorno per i più vari motivi che non sono telefonare, e ha deciso che il mercato è pronto per impossessarsi della funzione più delicata, la transazione commerciale, rendendola più facile possibile, ma con un altissimo livello di sicurezza.

Si utilizza infatti un sistema chiamato “tokenization”: le reti di pagamenti ti danno un numero, un segno, in pratica un “gettone” che è depositato nel telefono e con cui ti fai riconoscere al momento del pagamento, ma non fai girare nella transazione alcuna informazione sulla tua carta.

Google ha annunciato che non prenderà alcuna percentuale sulle vendite. Continuerà a guadagnare sul segmento pubblicità che deriverà dal nuovo filone di Android. Certo ne trarranno benefici i gestori delle carte di credito, e indubbiamente l'e-commerce.

E le telco tradizionali? Resteranno a guardare? Dipende. Se oggi è vero che molti preferiscono arrivare a casa la sera, e fare gli acquisti dal proprio computer piuttosto che dal telefonino, l'evoluzione di Google è una sfida anche a loro. Staremo a vedere come sapranno raccoglierla.

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