Tra gli indagati per i veleni nelle acque di Santa Giulia c'è anche Claudio Tedesi, che secondo le accuse è l'anello di congiunzione tra le imprese di Giuseppe Grossi e il potere politico, soprattutto la giunta regionale di Formigoni. Nel dicembre del 2009 'L'espresso' aveva per primo individuato il ruolo di questo personaggio centrale nelle indagini in corso oggi

Claudio Tedesi, ingegnere, 49 anni, è un professionista impegnatissimo. Nelle 24 ore della sua giornata tipo deve conciliare il lavoro di titolare di uno studio di progettazione milanese dal fatturato milionario, le incombenze da direttore generale di ben due grandi aziende municipalizzate, a Pavia e a Vigevano e, infine, la passione politica che l'anno scorso lo ha portato a dar vita, con ottimi risultati, a una lista di centrodestra alle elezioni provinciali a Lodi. Una faticaccia. Ma ben remunerata, se è vero che due anni fa, quando vennero rese pubbliche le dichiarazioni dei redditi 2005, Tedesi figurava addirittura tra i primi mille contribuenti d'Italia (è al 999esimo posto in graduatoria), con un imponibile di un milione e 380 mila euro.

Da qualche tempo però, l'attivissimo ingegnere di origini lodigiane è costretto perfino a fare gli straordinari. Gli tocca chiarire, distinguere, precisare. In una parola: difendersi. Allontanare da sé le voci che lo descrivono come un ingranaggio fondamentale della premiata ditta Giuseppe Grossi e soci, specialità bonifiche ecologiche. Una ditta dal giro d'affari gigantesco, decine e decine di milioni, che è finita nel mirino della Procura di Milano. In ottobre, lo scandalo delle bonifiche d'oro ha portato in carcere Grossi e anche Rosanna Gariboldi, moglie del parlamentare Giancarlo Abelli, tra i gran capi lombardi del Pdl (ramo Forza Italia) ed ex assessore regionale. Tedesi è in ottimi rapporti con Abelli, che solo pochi mesi fa ne ha decantato le qualità di tecnico in un'intervista a un giornale pavese.

Sembra un'altra, però, la questione più importante, quella che ha sollevato un polverone di malignità e sospetti, la stessa che in queste ultime settimane ha portato gli investigatori a verificare con cura appalti e incarichi professionali. Il fatto è che Tedesi da almeno una decina d'anni è il progettista preferito di Grossi. Un rapporto strettissimo, quasi esclusivo. C'è la bonifica di Montecity a Milano, quella da cui è partita l'inchiesta dei pm. Poi l'area Sisas a Rodano-Pioltello, alle porte della metropoli. E anche la zona delle acciaierie a Sesto San Giovanni. Sono questi i grandi lavori in cima alle ambizioni di Grossi. E Tedesi finisce per recitare più ruoli in commedia. Progettista oppure direttore dei lavori, ma in più di un'occasione tocca a lui tenere i rapporti con il governo di Roma e la giunta lombarda del presidente Roberto Formigoni, ovvero le sedi competenti a decidere gli appalti e l'entità dei finanziamenti pubblici.

"Non posso dire niente", taglia corto il diretto interessato interpellato da 'L'espresso'. Certo è che i buoni contatti non gli mancano. Ormai è di casa nei corridoi del Pirellone, la sede della Regione Lombardia. E a Roma Tedesi ha sempre vantato un ottimo rapporto con Gianfranco Mascazzini, direttore generale del ministero dell'Ambiente, in pensione da pochi mesi, per molti anni figura centrale in tutte le decisioni in tema di rifiuti e bonifiche.

Sarà un caso, ma la lista civica promossa dal progettista di Grossi ha conquistato una sola poltrona nella nuova giunta provinciale di Lodi: quella di assessore all'Ambiente. Tra tanti impegni, incarichi e amicizia può anche capitare di scivolare sul conflitto d'interessi. Un paio di esempi. Nella bonifica dell'area Sif di Valle Lomellina, in provincia di Pavia, Tedesi è consulente dell'amministrazione comunale per la gara d'appalto a cui partecipa il gruppo di Grossi. E a Vigevano la locale municipalizzata per i rifiuti, diretta dallo stesso Tedesi, l'anno scorso ha indetto una gara europea per assegnare i lavori di messa in sicurezza dell'ex inceneritore. Chi ha vinto? Ancora Grossi, il migliore cliente di Tedesi.

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