'Vi racconto Silvio forever'

Vorrei fare un documentario sulla Dc... Era il 1977 e Roberto Faenza, sublimato il desiderio con "Forza Italia", si ritrovò fuori dai confini del Paese. Quindici anni di esilio. La pena massima per aver sparso ironia (in complice delitto con Marco Tullio Giordana, Antonio Padellaro e Carlo Rossella) sulle nefandezze della Dc. Tre decenni dopo, in un villino liberty con vista Tevere, zaino accanto ai piedi e idee in testa, Faenza ci riprova. "Silvio forever" è il "Forza Italia" del 2011, ma l'idea, diabolica, è che su Berlusconi questa volta si esprima direttamente Silvio Berlusconi. Un lavoro segreto durato tre anni. L'aiuto di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella: ("Il progetto originario avrebbe dovuto occuparsi della Casta") e una certezza:""Silvio forever" non sarà uguale a nessun altro film sul tema". Se lo provochi insinuando l'eccessivo sfruttamento della miniera, Faenza ti osserva con paziente commiserazione.

Mentre ne parla per la prima volta con "l'Espresso", somiglia al ragazzo resistente che intentò causa al governo americano nel '70: "Tre giorni sotto i lacrimogeni per manifestare contro Nixon", rievoca, "con i soldi ottenuti comprai il mio primo appartamento". Con il potere, l'atteggiamento è lo stesso di allora. Litigi con il Pci, indifferenza verso destra. È elettrico, felice, refrattario alle terrazze romane. Parla quattro lingue, insegna, viaggia. "Mi hanno sempre guardato con sospetto". La monografia è un tuffo nel rilancio e non nella rinuncia. Lezione di affabulazione, biografia non autorizzata, malattia senza meta alla ricerca di un antidoto. Al centro un attore: "La sintesi tra Sordi, Gassman e Tognazzi". E dietro, nella solita mancanza di finanziamenti, una divisione in capitoli e l'atroce sospetto che con il pretesto dell'affresco storico, Faenza e la sua banda parlino proprio di noi. Il 22 marzo proiezione per la stampa. Tre giorni dopo, con Lucky Red, "Silvio forever" arriverà nelle sale. Quasi 20 anni dopo un politico che "usa un linguaggio semplice, arriva alla pancia della gente, alza i toni e di preferenza, la spara grossa".

E vince?

"Bersani è una brava persona, ma quando appare in tv ti spinge alla fuga".

Berlusconi invece?

"Divide, seduce, fa parlare di sé. Chi lo detesta, chi lo ama. L'amore è un grande tema. In "Silvio forever", Berlusconi suggerisce come domarlo: "Quando invito una ragazza non le indico mai un giorno preciso. La lascio nel dubbio: vuoi uscire di venerdì o preferisci il sabato?"".

La ragione del diversivo?

"La spiega Silvio: "Non ha il tempo di dire di no e io ottengo l'appuntamento"".

Non male.
"A Taiwan esiste una tv che trasmette un tg in 3D su Berlusconi. Ai tempi del caso Ruby, il cartoon divenne un fumettone erotico. L'archivio sul nostro uomo è inesauribile. Lo mostreremo. Forse me la faranno pagare, ma ho una certezza: "Silvio Forever" è un'impresa di valore storico".

Ne è sicuro?

"Convintissimo. Con l'altro regista, Filippo Macelloni, abbiamo vissuto giorni pazzeschi. Stella e Rizzo chiamano per correggere le virgole. Una santa maniacalità".

A qualcuno "Silvio forever" già non piace. La Rai ha preventivamente bloccato gli spot con Berlusconi e mamma Rosa.
"I servi sciocchi non sono una novità. All'epoca di "Forza Italia", il democristiano Mauro Bubbico minacciò: "Cacceremo a calci chi ha passato i filmati a Faenza". Promessa mantenuta che speriamo non si ripeta. La censura è demenziale. Quella su mamma Rosa, poi, è parossistica".

Problemi nel reperire il materiale?

"Con Mediaset era inutile provare. Con la Rai siamo stati prudenti, mantenendo segreto il motivo di certe richieste. Nel '77 ci comportammo quasi nello stesso modo. Inviammo un'ingannevole lettera alla tv di Stato e all'Istituto Luce per realizzare un film fittizio: "30 anni di Repubblica"".

Risposta?
"Ci cascarono. Una volta dentro gli archivi non ci vennero scrupoli".

Torniamo a "Silvio forever". Come avete fatto a legare le epoche lontane?
"Anni fa Paolo Guzzanti, in veste di biografo, aveva registrato ore di conversazione con Berlusconi. La prospettiva era farne un libro. Ci siamo appropriati del sonoro e solo quando il deperimento dell'originale non consentiva alternative, abbiamo utilizzato Neri Marcorè, desatirizzato, in veste di supplente".

Il dono di Guzzanti è stato importante?
"Basilare per narrare l'infanzia del capo, svelare l'edificazione del mito e ritrovare la radice di pulsioni mai sopite. Prenda i comunisti".

L'ossessione prìncipe.
"In "Silvio forever" Berlusconi si vanta di essere andato ad affiggere, a soli 12 anni, i manifesti della Dc nel 1948. "Madre, salva i tuoi figli dal bolscevismo" cose così, concetti lievi".

Come appare il Berlusconi minorenne?

"Nessuno sa se quel che racconta sia vero, ma intanto lo seguiamo sullo schermo mentre porta il latte ai fanciulli poveri o si improvvisa precettore dotato di superiore sapienza. Riscrive i compiti, elabora i teoremi, corregge le tabelline".

Gratuitamente?

"No, altrimenti non sarebbe Berlusconi. Si fa pagare, ma se i compagni di scuola prendono cinque, restituisce i soldi".

Tra madre Teresa e Rockefeller.

"È filantropo e imprenditore. Il più buono e il più bravo. Sempre. Se va alla fiera, racconta, vende meglio e più degli altri già a16 anni. A casa poi, depone il bottino sul comodino del padre".

Si è paragonato a Napoleone.

"Che c'è di strano? Sabina Bègan, l'ape regina di tanta sottoletteratura sulla satiriasi, non dubita: "Per me è come Gandhi". Una scena notevole".

La vedremo?

"Certo, non si vuole divertire? Passerete dal Silvio chansonnier alle cene dell'Unione europea, al donatore di dentiere. Dall'alfiere della lotta al cancro, al martire offeso dall'odio contundente degli oppositori".

Altro?
"L'imperdibile versante internazionale. Berlusconi in visita ufficiale che per conversare al telefono fa aspettare la Merkel dieci minuti davanti ai fotografi è già un pezzo di storia del cinema. Il personaggio ha i tempi comici e l'immediatezza dialettica di alcune maschere che ho conosciuto alla fine degli anni Sessanta".

Maschere popolari?
"Ascolti. Un giorno, sul set, non riesco a fermare un attore alle prese con un tapis roulant impazzito. Lo vedo stravolto e mi preoccupo. Urlo all'attrezzista "decelera per carità, decelera" e non succede nulla. Gli vado vicino e agitato gli dico: "Fermalo per Dio, presto" e quello, serafico: "A dottò e se sapevo che voleva dì decelera che stavo qui a lavorà per lei?". È una freddura, ma per la battuta Berlusconi si farebbe prete".

Torniamo seri. L'opposizione?

"Nel film è quasi assente. Abbiamo preferito dare spazio ai comici, in un ribaltamento di prospettiva voluto e meritato. Allo showman planetario, contrapponiamo i suoi omologhi. Fo, Benigni, Cornacchione e Luttazzi sono molto più credibili dell'opposizione".

Vi detesteranno trasversalmente.
"Come ai bei tempi. Ma dopo apprezzeranno, a iniziare da Berlusconi. Aldo Moro negli ultimi giorni del calvario di via Montalcini, scrisse di "Forza Italia": "È l'istantanea più fedele della spregiudicatezza della Dc". Povero Moro. Il film l'aveva visto davvero. Ci ho pensato per anni".

"Forza Italia" andava giù duro.
"Il film rappresentò uno choc. Saragat ubriaco a colloquio con Nixon, le risse congressuali, il turpiloquio di Donat Cattin. Uscì nel gennaio '78, visto da 300 mila persone e fu smontato in fretta a poche ore dalla strage di via Fani. La Dc mi scomunicò a mezzo stampa su "La Discussione". "Ecco come Robertino racconta le bugie"".

L'incantesimo durerà a lungo?
"Guardi che Berlusconi non ha plagiato il Paese, ne ha soltanto intercettato gli umori. Qualcuno crede che Silvio sia il mago Cipolla di Thomas Mann. Il ciarlatano che irretisce il disgraziato, gli fa sognare orizzonti di gloria, donne e al risveglio, lo lascia con le sue illusioni".

Analogie con Mussolini a parte, il mago paga l'azzardo con la vita.
"Comunque vada a finire, il berlusconismo non morirà con Berlusconi. Le adunate oceaniche che Stella ha giustamente insistito per mettere in "Silvio forever" non sono un effetto ottico. L'ostensione del capo è parte integrante della liturgia identificativa".

Sia Lucky Red, il distributore, sia lei, avete lavorato con Medusa. La imbarazza firmare un film su Berlusconi?

"È un ragionamento senza senso. Conosco il postulato: "Fanno film contro il premier e prendono soldi da lui". Io lavoro con chi apprezza le storie che propongo, emigro volentieri, ho uno sguardo neutro. Il resto è per gli sciocchi".

Ha mai incontrato Berlusconi?
"Mai. Mi confrontai con i rappresentanti della Mondadori però. Avevano comprato "Forza Italia" per distribuirlo in vhs. Mi avvertirono: "Sarebbe meglio se cambiasse il titolo". Non mossi un muscolo, fui laconico: "Vi do un suggerimento: cambiate voi il nome del partito"".

Scambio tenue.

"Però rispetto ai tempi di Forza Italia ho il cuore in pace. Allora, in buona compagnia, odiavo la Dc e mi illudevo che la dissoluzione che anticipammo di un quindicennio fosse a un passo".

Oggi?
"Non odio più, osservo. Non altero, registro divertito. In "Silvio forever" parla Berlusconi e se traligna, tutt'al più si tratta di autodemolizione".

Un ribaltamento di prospettiva.

"Che Berlusconi riconoscerà come un tratto peculiare. È fatto così. Esagera e quando è necessario, minimizza. Una cena con venti ragazze a Palazzo Grazioli si trasforma in innocente convivio di persone che si comportano "correttamente" e il bunga-bunga, in brindisi elegiaco. Vedrà che qualcuno parlerà di film berlusconiano. In ogni caso, il tema del maschio è antico. Le racconto una cosa".

Dica.
"Nel '69 girai un film strano, "H2s". A Kubrick piacque, alle autorità un po' meno. Lo sequestrarono per tre anni. Nei primi minuti si parlava di un mondo in cui "il più forte dei maschi si isolava con le femmine in una specie di harem". Come vede, non è cambiato molto".

Giuliano Ferrara parla di moralismo.

"Non mi turba il Berlusconi libertino. Mi indigna l'incapacità di prendere posizione delle gerarchie ecclesiastiche. Se Bagnasco cita la moralità e un istante dopo attacca i giudici, non posso non riflettere sulla mancanza di coraggio".

Lei ne ha avuto.

"E con me Macelloni, Stella e Rizzo. Gli devo una dedizione da ventenni e la scoperta di un'infinità di perle tra cui la canzone che dà il titolo al film".

Loriana Lana, "Silvio forever". Più di un inno al premier. Leggiamo il testo: "Nobile e giusto/ tu ci piaci per questo".
"Un soffietto sublime, quasi sconosciuto, lunare. Oltre il culto della personalità, svetta "Silvio forever". L'ha scritto una giovane innamoratissima".

L'elisir di Silvio. Lo ritroveremo alle Bahamas?

"Preferirebbe suicidarsi. Se ceni con Obama, tramontare davanti alle palme è un inaccettabile passo del gambero".

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