Il presidente Napolitano interviene per ribadire "la legittimità del Parlamento". I 5 Stelle vogliono votare con il Mattarellum. Veti incorciati e accuse tra alleati (Ncd e Pd). Si ripropone il solito ping pong tra Camera e Senato. Sale la voglia di proporzionale, vero incubo di Renzi

«E’ la Corte stessa a non mettere in dubbio che c'è continuità nella legittimità del parlamento». Napolitano tenta così di chiudere la movimentata giornata politica, difendendo le camere, la cui legittimità è al centro delle polemiche dopo la bocciatura del Porcellum. «Parliamo di una sentenza della Corte Costituzionale», continua il Quirinale, «che espressamente si riferisce al Parlamento attuale, dicendo che esso può ben approvare in qualsiasi momento la legge elettorale».

E se la Corte, ovviamente, non dice quale, Napolitano rispolvera comunque il suo consueto appello: «Diventa imperativo ribadire il superamento del sistema proporzionale con l'introduzione di modifiche costituzionali per quel che riguarda almeno il numero dei parlamentari e il superamento del bicameralismo. Il problema è che ci sia la volontà politica del Parlamento». Appunto.

Il problema è dunque la volontà politica. O meglio, il problema - stando alla discussione parlamentare - è, per ora, quale ramo del parlamento dovrebbe dimostrare di averne a sufficienza. Perché se i 5 stelle, dopo una giornata di passione che li ha visti sospendere i lavori della Camera e minacciare le dimissioni di massa, esultano («Li abbiamo convinti! Calendarizzazione immediata della proposta di legge elettorale per
tornare al Mattarellum», scrive Luigi Di Maio su Facebook), la realtà è più complessa e racconta non tanto di gelosie e rivalità interne ai partiti, quanto di equilibri politici.

«Calendarizzazione immediata», scrivono i 5 stelle, ma non è così. La capigruppo ha infatti affidato alla presidente Boldrini il compito di concordare con Grasso il trasferimento della discussione, dalla commissione Affari Costituzionali del Senato alla Camera. Se accadrà, dunque, ci vorrà del tempo. E bisognerà convincere tutti. A cominciare da Calderoli, padre della legge bocciata, che però si mostra categorico: «La legge elettorale è e resta all'esame del Senato e Grasso non potrà cederla alla Camera contro il parere della Commissione». E poco importa che lì sia immobile da mesi: «Il presidente del Senato è avvertito - dice Maurizio Sacconi, capogruppo degli alfaniani a Palazzo Madama - Se dovesse piegare i propri comportamenti alle pretese di partito o di frazioni di partito verrebbe meno al suo ruolo istituzionale e le reazioni sarebbero proporzionate».

Gli risponde Nadia Ginetti, senatrice Pd, con toni che mal si confanno tra alleati: «Il Nuovo Centrodestra assomiglia in tutto e per tutto al vecchio. Il diktat del capogruppo Sacconi al Presidente del Senato è irricevibile. Il partito di Alfano non può certo pretendere di dettare l'agenda del governo, della maggioranza e dell'intero Parlamento».

Luigi Zanda, capogruppo democratico al Senato, fissa comunque la disponibilità dei senatori Pd: «Non è importante in quale ramo del Parlamento la legge viene incardinata. Quel che conta è arrivare alla fine del percorso parlamentare con una buona legge elettorale».

Di quale sarebbe questa buona legge elettorale, però, non c’è ancora traccia. I 5 stelle vorrebbero il ritorno al Mattarellum. «Il Mattarellum per noi è il male minore», ha spiegato il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, «l'unica legge approvabile. Solo perché è l'ultima legge elettorale approvata da un Parlamento eletto con una Legge elettorale costituzionale».

«Il Pd», spiega il capogruppo alla Camera Roberto Speranza, «ha depositato sin dal primo giorno della legislatura una proposta di legge che prevede il doppio turno di collegio. Quella è e rimane la proposta di tutto il Pd». Lo dice anche se non sono proprio tutti convinti. E la riforma elettorale è terreno di avvertimenti congressuali. L’avvertimento, a Renzi, è di Giuseppe Fioroni: «Questa è la legge che ci hanno consegnato, e se qualcuno persiste nella volontà di andare a elezioni anticipate, con questa legge andiamo a finire: se il mio amico Matteo pensa al finish, andremo a votare con il proporzionale e le preferenze».

Per Renzi, un incubo. Per molti, evidentemente, no. «Cuperlo dica qual è la sua posizione sulla legge elettorale», accusa il senatore renziano Andrea Marcucci: «a parole infatti è per il doppio turno. Nei fatti, purtroppo, i suoi sostenitori in Senato lavorano per il proporzionale insieme a Calderoli, Alfano e a Forza Italia». Replica il collega di partito ma non di primarie Alfredo D’Attorre, deputato: «Al senatore Marcucci conviene ricordare che non sono i sostenitori di Cuperlo a lavorare per la legge elettorale proporzionale, per la semplice ragione che dopo la pronuncia della Corte Costituzionale la proporzionale c'è gia». Non basta: «Renzi e i suoi sostenitori lascino perdere la propaganda e le accuse di incucio. Senza l'impegno del Pd a costruire una larga convergenza parlamentare sia alla Camera che al Senato, quale che sia il ramo del Parlamento dal quale parte l'esame della riforma elettorale, torneremo a votare con un sistema proporzionale puro». L’avvertimento, insomma, è lo stesso di Fioroni. 

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