Il Papa uscente impone il tedesco Ernst von Freyberg a capo della 'banca di Dio'. Il cardinal Bertone avrebbe preferito il belga Bernard De Corte

Dopo nove mesi dalla cacciata con disonore di Ettore Gotti Tedeschi, la banca di Dio ha un nuovo presidente. Si chiama Ernst von Freyberg, è tedesco, ed è membro del Sovrano Ordine militare di San Giovanni di Gerusalemme di Rodi e di Malta. Ieri indiscrezioni davano per sicura la nomina di Bernard De Corte, belga, ex presidente di una società d'investimento, la Brederode SA che ha sede a Waterloo, che invece entrerà come nuovo membro del cda. 

Se De Corte è sponsorizzato soprattutto da Tarcisio Bertone, ancora onnipotente e temuto segretario di Stato (oltreché camerlengo con grandi poteri dal prossimo 28 febbraio, giorno in cui il papa lascerà il trono petrino) che presiede il consiglio dei cardinali che sovrintende lo Ior, padre Lombardi ha spiegato che il banchiere è stato scelto da Ratzinger in persona, dopo la selezione effettuata da una società di cacciatori di teste, l'agenzia Spencer & Stuart. Inizialmente i candidati erano 40 candidati, la prima selezione li ha ridotti a sei, ma solo tre hanno avuto colloqui privati con Benedetto XVI. Von Freyberg, 55 anni, è un avvocato d'affari, con esperienze nella finanza internazionale e, ovviamente, cattolico praticante: in passato ha organizzato anche pellegrinaggi a Lourdes. 

Anche De Corte è considerato in Belgio un manager molto «discreto» (caratteristica che resta fondamentale per ricoprire l'incarico al Torrione), come la holding che ha presieduto fino al 2008, la Brederode, da cui si dimise «per motivi personali», come recita uno scarno comunicato dell'azienda. Una società anonima che risulta assai attiva sul mercato dei private equity, ma che non disdegna investimenti anche nei settori tradizionali dell'energia: Brederode ha nel suo portafoglio anche un milione e 749mila azioni dell'Eni. De Corte (che parla inglese, francese e fiammingo, e in passato ha lavorato per le finanziarie belghe come Copeba e Investco) si occupava al tempo soprattutto delle partecipazioni industriale della holding. Dopo l'esperienza alla Brederode il manager è poi passato alla società immobiliare Wereldhave, di cui è stato membro del cda fino al 2011 

Il lavoro del nuovo presidente non sarà facile. Il pontificato di Benedetto XVI sarà infatti ricordato anche per le numerose inchieste giudiziarie, tutte condotte dalla procura di Roma, che hanno coinvolto lo Ior. E per la riforma della legislazione antiriciclaggio vaticana fortemente voluta dal papa e affossata dalle opposizioni interne, a partire da quella del direttore generale dell'Istituto per le opere di religione Paolo Cipriani, fedelissimo di Bertone.

Le prime inchieste sullo Ior risalgono al 2009 e partono da una serie di segnalazioni dell'Uif. L'attenzione degli ispettori di Bankitalia si concentrò sui rapporti tra l'Istituto per le opere di religione e una decina di banche italiane per una serie di operazioni da centinaia di milioni, tutte schermate per rendere impossibile conoscerne i beneficiari. Sulla base dei rapporti dell'Uif il procuratore aggiunto Nello Rossi e il pm Stefano Fava hanno scoperto un conto cumulativo, aperto dallo Ior presso la filiale della ex Banca di Roma (oggi Unicredit) di via della Conciliazione, sul quale solo tra il 2006 e il 2008 sono transitati 180 milioni sospetti.

La banca vaticana resta impigliata ancora nella rete dell'Uif a settembre del 2010, a causa del rifiuto di comunicare i titolari del conto 49557 presso il Credito artigiano su cui si sarebbero dovuti movimentare, verso JP Morgan Frankfurt e la Banca del Fucino, 23 milioni. La procura di Roma sequestrò la somma (rimarrà sotto chiave fino al 1 giugno 2011, quando i pm daranno il via libera al dissequestro) e ha aperto un'indagine sul presidente Gotti Tedeschi e su Cipriani per omesse comunicazioni in violazione della normativa antiriciclaggio (l'inchiesta è in dirittura d'arrivo, con ogni probabilità Gotti Tedeschi sarà archiviato e si procederà solo per Cipriani, al quale competevano tutte le decisioni operative dell'Istituto). 

L'eco internazionale della vicenda è enorme e innesca l'operazione trasparenza che a dicembre 2011 porta al varo della riforma (a metà) della vigilanza bancaria vaticana che costerà il posto a Gotti Tedeschi. Senza effetti, finora. La Santa Sede continua a non collaborare. In compenso lo Ior ha quasi azzerato l'operatività con le nostre banche: da inizio gennaio Bankitalia ha vietato agli istituti italiani ogni forma di collaborazione, anche per i servizi di pos e bancomat: per entrare nei Musei o pagare la farmacia vaticana bisogna farlo in contanti. Tra qualche giorno la situazione dovrebbe tornare alla normalità grazie a un accordo che la Santa Sede ha stipulato con una società svizzera.

C'è poi un secondo filone dell'inchiesta sullo Ior, quello per riciclaggio, che ha diversi capitoli. Finora sono stati scoperti almeno quattro casi di riciclaggio per alcune centinaia di migliaia di euro, tutti ad opera di preti che operavano su conti della banca vaticana. Il più noto è don Evaldo Biasini, alias "don bancomat", l'ex economo della Congregazione dei missionari del Preziosissimo Sangue già coinvolto a Perugia nell'inchiesta sulla cricca degli appalti per il G8 e i grandi eventi. 

Tra i preti indagati ci sono anche monsignor Emilio Messina, dell'arcidiocesi di Camerino-San Severino Marche ma residente a Roma, dove svolge il servizio di cappellano presso tre case di cura (gli vengono contestate operazioni sospette per 300mila euro), e il catanese Orazio Bonaccorsi, già processato e assolto in primo grado in Sicilia per fatti analoghi. Secondo i pm di Roma avrebbe effetuato diverse operazioni di riciclaggio attraverso conti Ior appogiati su istituti di credito della Capitale. L'ultimo caso risale allo scorso luglio, quando, proprio alla vigilia del giudizio del Moneyval (che si concluderà con una mezza bocciatura) sulla nuova legislazione vaticana in materia di antiriciclaggio, il pm Fava fa arrestare undici persone per alcune truffe milionarie a Telecom, al Comune di Roma e a Ina-Assitalia architettate da un ex avvocato.

Tra gli arrestati, oltre a Ernesto Diotallevi, più volte finito sotto inchiesta per presunti legami con la Banda della Magliana, c'è don Salvatore Palumbo, amministratore della Congregazione dei padri teatini e meglio noto ai fedeli col nome di padre Mariano (da gennaio è tornato in libertà con l'obbligo di firma). Avrebbe ricevuto su un conto dello Ior aperto presso la filiale Unicredit di via della Conciliazione 150mila euro frutto di una delle truffe. Soldi che poi avrebbe girato all'ex avvocato. «Le modalità operative dello Ior» scriveva il gip Barbara Callari nell'ordinanza di custodia cautelare della scorsa estate, «consentono di affermare che l'operazione presenta le caratteristiche del riciclaggio; in proposito va qui ricordata la natura dello Ior, assimilabile a una banca estera di un Paese extracomunitario che non applica obblighi equivalenti ai fini della disciplina antiriciclaggio (così come affermato dalla Banca d'Italia in diverse circolari)».

Il filone più importante dell'inchiesta sullo Ior è quello legato all'archivio segreto sequestrato a Ettore Gotti Tedeschi durante una perquisizione ordinata dai pm di Napoli che indagano sulle commesse estere di Finmeccanica. Il dossier contiene documenti riservati che potrebbero aiutare gli inquirenti a fare luce sulle modalità con cui lo Ior amministra i suoi depositi, stimati in 9 miliardi di euro, parte dei quali riconducibili a 25mila correntisti laici. L'inchiesta punta proprio sui "conti laici anomali" di cui Gotti Tedeschi ha parlato ai magistrati. Tra le carte sequestrate a casa e nell'ufficio del banchiere ci sono infatti elenchi di personaggi importanti, anche della politica, che potrebbero avere il conto presso lo Ior. La lista trovata a casa di Gotti Tedeschi sarebbe frutto di una sua ricerca. Probabilmente non si tratta di carte ufficiali, perché a quelle il banchiere non aveva accesso, ma di informazioni raccolte in modo informale. 

L'ultimo filone dell'inchiesta romana sullo Ior, oltre che all'aggiunto Nello Rossi e al pm Fava anche al sostituto Stefano Pesci, è quello sulle presunte trattative per l'acquisizione di Antonveneta da parte di Mps. Una fonte riservata che lavora in Vaticano ha riferito al giornalista di Report Paolo Mondani che alla banca vaticana si sarebbero svolte «importanti e delicate riunioni per la costruzione dell'operazione Antonveneta», tra Cipriani, monsignor Piero Pioppo e Andrea Orcel, il banchiere di area cattolica (è legato al numero uno del Banco Santander Emilio Botin e a Gotti Tedeschi) che nel 2007 seguiva banca Santander nella scalata ad Abn Amro e subito dopo venne nominato advisor di Montepaschi nella conquista di Antonveneta. Secondo la stessa fonte «per quell'operazione furono aperti allo Ior almeno quattro conti intestati a quattro organizzazioni religiose che coprono cinque personaggi che hanno avuto un ruolo chiave nella costruzione dell'acquisto di Antonveneta». 

Sui conti, tutti appoggiati alla Banca del Fucino, sede di via Tomacelli a Roma, sarebbero transitati almeno 1,3 milioni che sarebbero serviti a pagare «le persone utilizzate nel 2007 per organizzare la seconda vendita di Antonveneta». Il Vaticano ha smentito tutto, la procura indaga per riciclaggio. E la scorsa settimana gli ispettori dell'Uif sono andati a fare visita alla filiale della Banca del Fucino indicata dalla fonte riservata. Nelle prossime ore la relazione degli 007 sarà consegnata ai pm.

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