L'intellettuale che piace alla base gira l'Italia ma non si candida. E allora, con chi starà? Escluso l'appoggio a Renzi, viene conteso sia da Cuperlo sia da Civati. Ma lui non si sbilancia e prende tempo
«Giocavo da terzino destro e ho segnato da fondo campo». Si descrive così via Twitter
Fabrizio Barca, mescolando bonarietà a sicumera. Forse anche perché sa di trovarsi oggetto di una corte spietata e incrociata da parte dei pretendenti al secondo posto per la segreteria del Pd: Gianni Cuperlo e Pippo Civati.
Non male per uno che, dopo aver sedotto almeno un po' quel centrosinistra all'eterna ricerca del 'papa straniero ma anche di casa' - evoluzioni del caso Prodi per intendersi - è poi passato ad irritarlo facendo il ritroso, quello che dice e ripete che lui sta a guardare, che si vedrà perché è iscritto al Pd «solo da quattro mesi».
Di fatto, non passa giorno che tra un dibattito, una braciolata di partito e una tavola rotonda i due candidati che sfideranno Renzi non cerchino di capire (l'impresa è ardua) dove voglia andare l'ex ministro montiano della Coesione territoriale, allo scopo di accalappiare i consensi raccolti intorno al suo progetto, e che (esili o meno) potrebbero fare la differenza per il posto in palio del “second best” alle primarie (almeno a dar conto ai sondaggi riservati circolanti, che danno il sindaco di Firenze in volata verso l'80 per cento dei consensi).
Partì Cuperlo, ai tempi in cui Barca faceva sognare il popolo del Pd dichiarando via twitter 'incomprensibile' il no del Pd a Rodotà al Colle. In quel periodo, Cuperlo scrisse una appassionata lettera sul 'l'Unità', dove esordì dichiarando a Barca la propria simpatia: «Quella che si prova quando incroci uno intento a fendere la folla nella direzione opposta al flusso» e a plaudire all'idee proposte «con un coraggio che legittima il richiamo alla mossa del cavallo, perché senza timori spiazza logiche vecchie e rendite di posizione. A me convince».
Non aveva forse calcolato, Cuperlo, che fendere la folla controcorrente è attività difficile da interrompere, e che magari «logiche vecchie e rendite di posizione» potessero falciare anche lui. Assai meno 'convinto' dell'interessato, infatti, Barca ha nel tempo fatto fuori qualsiasi ipotesi lo riguardasse: niente nuovo partito con Landini, Cofferati e Rodotà, niente nuovo incarico di governo come ministro di un governo col Pdl (anzi, ha suggerito lui stesso il nome del suo successore, Carlo Trigilia), niente nuovi incarichi organizzativi per il nuovo Pd da rifondare. Barca il nuovo Pd lo teorizza, ma per ora non lo pratica.
Negando di voler candidarsi segretario, Barca ha infatti intrapreso poi un viaggio per l'Italia per proporre la politica di domani: il non superamento della forma partito (l'ha battezzato socraticamente 'partito-palestra') e la partecipazione come alternativa all'incubo della leadership. Il resto sono molti sorrisi e nessun cedimento a qualsivoglia corte. A luglio, è sbucato alla festa organizzata da Civati, riconoscendo la sua candidatura come un «elemento di vitalità in quella che appare una morta gora». Un endorsement? «Deciderò più avanti chi appoggiare» e «Stimo sia Civati che Cuperlo».
Ora, a ridosso dalla convocazione dell'Assemblea che stabilirà la data delle primarie, Barca ancora deve decidere. Intanto, gioca il ruolo della bella Angelica contesa nell'Orlando Furioso: quando sta per essere conquistato, scompare. Nel solo mese di settembre s'è girato Roma, Bologna, Modena, Genova, Avellino, Sorrento, Palermo, Cagliari, Sassari, Massa Lubrense, Matera, Poppi, Gioiosa Jonica e Catania.
L'unica cosa chiara, almeno a sentire chi è vicino a Civati, è che così rischia di bruciarsi l'ennesima buona cartuccia di un partito che con le braccia avvinghia Renzi e con gli occhi cerca disperatamente qualcos'altro. Anzi, di più: lo stesso Barca pare una accartocciata sintesi del Pd medesimo, che tanto teorizza e tanto vaga, e altrettanto alla fine riesce a non concludere. Comunque, stando alla cronaca da corridoi, al momento il più stufo pare proprio 'super Pippo': «Mah, non lo so che farà, non lo capisco, continua a mandare messaggi contraddittori», ha confidato ai suoi lo sparigliacarte dei democratici, forse preludendo alla vittoria dei più nel partito che hanno scommesso sull'appoggio di Barca a Cuperlo, considerato alla fine il più idoneo a contrastare, parole di un parlamentare Pd, «l'intollerabile vacuità di Renzi».
Barca, però, non si scompone e gioca la parte del rompiscatole che destabilizza gli schemi; è uno che a cena con gli amici ama descriversi curioso e che ha spesso scelto di cambiare lavoro nella vita. Eppure l'eccessiva prudenza non l'aiuta, così come il poco tempo a disposizione (troppo poco, a suo avviso, per strutturare una rete solida di circoli e simpatizzanti). Il rischio è che lo sguardo lungo finisca per renderlo presbite, impedendogli di vedere che gli succede vicino. Ha segnato da fondo campo, certo. Ma anche su Twitter lo avvisano: inutile fare gol se il tempo è scaduto o si tira da fuori il campo.