Anche il leghista tiene famiglia. E se la famiglia Bossi è finita sotto accusa per una gestione allegra dei fondi del partito, compreso il denaro speso per la laurea di Renzo “Il trota” comprata in Albania, l’ex capogruppo del Carroccio al consiglio regionale lombardo, Stefano Galli, è stato condannato a risarcire 123.500 euro al Pirellone, per le consulenze assegnate al cognato.
Così fan tutti, potrebbero dire in molti. L’ex numero uno delle camicie verdi regionali è andato però oltre: il parente trasformato in consulente, per una “valutazione dell’attività legislativa della Regione”, è un operaio imbottigliatore di acqua minerale, con una carriera scolastica terminata con l’esame di terza media. E il lavoro svolto per il Pirellone? In realtà solo volantinaggi pro Lega e, soprattutto, pro Galli in provincia di Lecco.
[[ge:espresso:attualita:1.171463:article:https://espresso.repubblica.it/attualita/2014/07/01/news/lombardia-l-autonomia-costera-30-milioni-di-euro-1.171463]]Dopo aver trascorso anni a urlare contro “Roma ladrona”, la Lega Nord aveva fatto della legalità e della buona gestione amministrativa una bandiera. I più avevano dimenticato la condanna dello stesso Umberto Bossi nella vicenda delle tangenti Enimont, ai tempi di Mani Pulite. Due anni fa, però, il vento è cambiato.
Lo scandalo dell’uso disinvolto dei fondi da parte del tesoriere Francesco Belsito ha fatto finire all’angolo lo stesso Senatur e le indagini della Guardia di finanza di Milano sui rimborsi chiesti ai gruppi dai consiglieri regionali nell’ultima legislatura di Roberto Formigoni hanno fatto il resto. In quell’inchiesta, che vede 64 politici rischiare un processo e dove la Procura ritiene provati sperperi per 3,5 milioni di euro, spuntò fuori anche la parentopoli targata Galli. Quest’ultimo, costretto a uscire dalla politica dopo trenta anni di militanza, è finito indagato per truffa aggravata. La Corte dei Conti della Lombardia ha battuto però sul tempo la Procura della Repubblica, mandando a giudizio il leghista e condannandolo a risarcire la Regione.
Notevole la carriera fatta dallo stesso genero-operaio del capogruppo, Corrado Paroli: una prima consulenza del 2009 prevedeva un compenso mensile di 7.300 euro, ma, tenendo anche conto della “quantità e qualità del lavoro svolto”, il compenso in due anni è lievitato a 10 mila euro. Volantinaggi ben retribuiti. Inutile la difesa di Galli davanti ai giudici contabili, il quale ha sostenuto che “l’attività esercitata dal Paroli rientra tra quelle lecitamente esercitabili dal personale dei gruppi consiliari, in quanto orientata a rendere nota al pubblico lecchese l’attività politica in seno al consiglio regionale del Galli”.
Sul fronte dei rimborsi ai consiglieri del Pirellone, inoltre, sempre la Corte dei Conti ha già condannato i consiglieri Alessandro Colucci, Giulio Boscagli, Paolo Valentino Puccitelli, Luciana Maria Ruffinelli e lo stesso Stefano Galli a risarcire la Regione, mentre Fabrizio Cecchetti ha messo la mano al portafogli prima di dover subire un processo. Davvero un brutto periodo per l’ex capogruppo, uscito di scena dopo aver invece rivendicato in passato il Lega-pensiero anche dopo la condanna definitiva per vilipendio alla bandiera nazionale. L’accusa in quel caso? Durante un comizio a Como disse: “Io il tricolore lo avevo appiccato nel cesso e da quel momento non avevo avuto più problemi di stitichezza”.
Politica
30 ottobre, 2014Non c'è solo 'il trota' Renzo Bossi. Dalle inchieste spuntano altri nomi. Tra cui quello di Stefano Galli, che ha assegnato al cognato consulenze per 123mila euro. Il suo compito? Fare volantinaggio per il partito
Lega Nord, consulenze d'oro per i parenti
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