"Spero che la gente capisca che non ci vuole un ritorno alla sovranità dei singoli Stati nazionali, ma servono al contrario più Europa e più regioni". Parla il presidente della Provincia Autonoma di Bolzano. Che spiega perché il progetto di Salvini non andrà lontano

Chiedetegli tutto, ma non di mettere in discussione l’autonomia del Trentino Alto Adige. Arno Kompatscher, 43 anni, presidente della Provincia Autonoma di Bolzano dal 2013, non si sente italiano. E lo dice: “Faccio parte della minoranza austriaca. Sono di madre lingua tedesca”.

Da queste parti l’autonomismo è una cosa seria. Tanto che Kompatscher, europeista convinto, non fa sconti alla Lega Nord di Matteo Salvini, un partito federalista e a tratti secessionista che si sta trasformando nella versione italica del Front National di Marine Le Pen.

Inconcepibile, per chi è cresciuto nella Südtiroler Volkspartei: “Che tristezza la Lega populista e antieuropea. Questa svolta non li porterà da nessuna parte”. Il presidente della Provincia di Bolzano lo ha pure detto al governatore lombardo Roberto Maroni, incontrato lunedì 1 dicembre a Palazzo Lombardia al vertice Eusalp, l’assemblea che ha partorito la prima bozza della macroregione alpina cui aderiscono 7 nazioni (Italia, Francia, Germania, Austria, Slovenia, Svizzera e Liechtenstein) con una popolazione complessiva di 70 milioni di abitanti, suddivisi tra 48 regioni, fra cui Liguria, Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia, Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli Venezia Giulia.

Presidente Kompatscher, perché anche la critica più benevola all’autonomia del Trentino Alto Adige vi fa infuriare?
“Intanto perché l’abbiamo conquistata dopo una dura lotta. E poi perché si mischiano le pere con le mele. Si fanno confronti sulle spese del personale, per esempio. Ma non si dice che le nostre province autonome (Trento e Bolzano, ndr) hanno competenze che le altre province italiane non hanno. Penso alla scuola, al sociale, alle strade”.

Vediamo qualche cifra nel dettaglio. A Bolzano si spendono quasi 100 milioni di euro per il personale con una popolazione di 500 mila abitanti, mentre a Milano il costo dei dipendenti è di 76 milioni con 4 milioni di residenti. Il tutto al netto delle vostre competenze esclusive. Se aggiungessimo la scuola, dovremmo sommare al bilancio altoatesino altri 301 milioni. E la strade, per la verità, sono a carico di tutte le istituzioni provinciali. Come la mettiamo?
“Provvediamo a tutte le strade, anche quelle statali”.

Difesa un po’ debole. In tutta onestà, non spendete troppo in personale?
“Spediamo in media più degli altri. Però bisogna considerare il trilinguismo. Le minoranze tedesca e ladina sono un patrimonio da tutelare e questo richiede personale aggiuntivo per gestire al meglio i servizi”.

Non sarà che create consenso con i posti di lavoro nel pubblico impiego?
“E’ un’idea diffusa, ma sbagliata. La cosa importante da considerare, comunque, è che tutti i nostri servizi vengono finanziati con i nostri soldi e in più diamo anche denaro allo Stato, contribuendo all’abbattimento del debito pubblico. Sono poche le regioni che possono dire lo stesso. La Lombardia, il Veneto, l’Emilia Romagna, il Friuli Venezia Giulia e il Piemonte. Tutte le altre pesano sul bilancio statale. Per non parlare della Sicilia, che ha avuto la nostra stessa autonomia ma l’ha usata malissimo. Noi, invece, eravamo una valle povera e disagiata. Oggi abbiamo servizi d’eccellenza e infrastrutture all’avanguardia. Qualcosa vorrà dire”.

E questo basta per spiegare perché la Südtiroler Volkspartei non ha mai perso le elezioni dal 1948 a oggi?
“Un tempo avevamo il 70 per cento, l’anno scorso abbiamo preso il 46. Non si sa come andremo avanti. La SVP conserva una maggioranza netta, ma ciò è dovuto al multilinguismo. Il nostro è un partito di raccolta: ci votano gruppi d’interesse da destra a sinistra”.

Lei è stato eletto con il 45,7 per cento, contro il 48,1 del 2008, quando il candidato presidente era Luis Durnwalder, colui che ‘regnò’ incontrastato per venticinque anni, fra attestati di stima e scandali. Che giudizio dà del suo predecessore?
“Di sicuro non ci sarà più un presidente che resta in carica un quarto di secolo, perché abbiamo cambiato la legge introducendo il limite del doppio mandato. Se Silvius Magnago conquistò l’autonomia, Durnwalder la gestì molto bene, sfruttando la possibilità di legiferare. Ma governò con uno stile autocratico e questo ci ha fatto perde voti. Non c’è dubbio”.

Avete speso 90 milioni di euro per pagare pensioni a 130 ex consiglieri provinciali. Lo scandalo dei vitalizi non vi ha danneggiato?
“Sì, però siamo stati i primi in Italia ad abolirli. Oggi c’è un sistema contributivo e le pensioni vengono erogate in base alla legge Fornero, cioè dopo i 70 anni”.

Si ricorda l’inchiesta del 2012 sulle concessioni idroelettriche, quando l’assessore Michl Laimer fu accusato di truffa, turbativa d’asta e falso ideologico?
“Non lo difendo. Ha coltivato interessi personali e ha violato la procedura amministrativa sul rilascio delle concessioni. Ora abbiamo rimediato. Ci tengo però a chiarire che quell’assessore si dimise subito. Nel piccolo il controllo è più stringente: giornali e opinione pubblica stroncano gli scandali sul nascere”.

Durnwalder, però, resta un intoccabile, nonostante sia stato rinviato a giudizio con l’accusa di aver speso 1,3 milioni di euro in vent’anni per viaggi, pranzi, libri e persino caramelle. Che ne pensa?
“Utilizzava il cosiddetto ‘fondo riservato’, che la legge metteva a disposizione del presidente senza che lo stesso fosse tenuto alla rendicontazione. In ogni caso quei soldi dovevano essere utilizzati per fini istituzionali. Comunque oggi il fondo riservato non c’è più. L’abbiamo abolito. E abbiamo dimezzato le spese di rappresentanza”.

Lei sembra il ‘rottamatore’ della vecchia SVP. Eppure nel 2004 è stato nominato presidente della Cabinovia Alpe di Siusi Spa; nel 2005 e nel 2010 è stato eletto sindaco del suo paese natale, Fié allo Scilar; nel 2011 è diventato presidente del Consorzio comuni della Provincia. Un curriculum da uomo della casta. Ha sempre vissuto di politica?
“Molti degli incarichi non erano retribuiti e la Cabinovia Alpe di Siusi è una società privata”.

Il suo predecessore aveva uno stipendio mensile di 26 mila euro, costava agli altoatesini più di quanto Barack Obama non costi agli americani. Lei quanto guadagna?
“Durnwalder lavorava giorno e notte per la Provincia, ma il suo stipendio era troppo alto. Sono cambiati i tempi. Guadagno 9 mila euro netti. Tolta la quota che verso al partito, me ne restano 6 mila e 500. Da imprenditore guadagnavo più del doppio”.

Vede che si è esagerato?
“Beh, erano soldi nostri, dei nostri contribuenti. La stragrande maggioranza di quel denaro è stato speso bene: basta girare l’Alto Adige per rendersene conto. Il nostro è un modello per le altre regioni virtuose”.

E’ quello che sostiene la Lega Nord. Perché SVP e Carroccio non si sono mai intesi politicamente?
“Di analogie ce ne sono tante. In primis la battaglia per uno Stato federale. Ma la Lega scrisse la riforma con Alleanza Nazionale. Era chiaro che sarebbe stato un pasticcio. Gli scandali successivi che hanno colpito le regioni fecero il resto. Ora si torna indietro, verso un centralismo che non risolverà i problemi”.

Perché la Lega, invece di prendervi a modello, vi critica?
“In Alto Adige il partito autonomista per eccellenza siano noi ed è difficile trovare consenso su questi temi, quando c’è una forza politica che in sessant’anni ha dimostrato di saperci fare”.

[[ge:rep-locali:espresso:285510615]]Cosa pensa del progetto di Matteo Salvini, che sta trasformando la Lega Nord da movimento federalista e a tratti secessionista in un partito nazionalista sul modello del Front National di Marine Le Pen?
“Lo considero una tristezza. La svolta populista e antieuropea della Lega non porta da nessuna parte. Spero che la gente capisca che non ci vuole un ritorno alla sovranità dei singoli Stati nazionali. Ci vuole al contrario più Europa, cioè un passaggio di altre competenze a Bruxelles e uno sviluppo del regionalismo. L’Europa per i grandi temi, le regioni per le piccole questioni. E’ il giusto equilibrio”.

Lo ha detto a Maroni?
“Su questo abbiamo idee identiche. Anche lui è convinto che la linea antieuropea non porterà risultati all’Italia”.

Ma lei si sente italiano?
“Faccio parte della minoranza austriaca in Italia. E’ evidente dal mio accento. Sono di madre lingua tedesca. Quindi sono un cittadino italiano appartenente a una minoranza. Ma la mia identità non si costruisce solo sulla mia lingua, è un mix di esperienze”.

Senza l’accordo del 1972 sull’autonomia finanziaria e fiscale il Trentino Alto Adige sarebbe rimasto italiano?
“Non serve a nulla un’autonomia legislativa, se non c’è la possibilità di gestirla con propri mezzi finanziari”.

D’accordo, ma la domanda è un’altra. Il Trentino Alto Adige sarebbe rimasto italiano senza l’autonomia fiscale?
“Bisogna ricordare la storia. La questione nel 1961 fu sollevata davanti alle Nazioni Unite, perché l’accordo fra Alcide Da Gasperi e Karl Gruber del 1946 prevedeva già quello che poi si sarebbe concretizzato nel 1972. La nostra autonomia non costa nulla allo Stato”.

Presidente, la domanda è sempre un’altra. Non risponde?
“Mi permetta, almeno una volta, di fare il politico”.

LEGGI ANCHE

L'E COMMUNITY

Entra nella nostra community Whatsapp

L'edicola

Siamo tutti complici - Cosa c'è nel nuovo numero dell'Espresso