La prima prova di forza è diventata quasi una prova di resistenza. Ecco cosa è accaduto in una giornata e in una serata lunghissima. Dai sorrisi soddisfatti di Alfano al caffé di Matteo

E’ la lunga notte del Senato. E’ la lunga notte di Renzi al Senato. La prima prova di forza, che diventa una prova da sforzo. Il mito della velocità in politica che si trova per la prima volta a cavalcare un toro di quasi 70 anni non facile da domare per nessuno. Anzi, più che un toro un pachiderma. Con i suoi tempi, i movimenti lenti. E infatti per ottenere la fiducia Renzi deve aspettare. Fin oltre la mezzanotte. Una giornata lunghissima. Una notte al Senato.

In aula si susseguono le dichiarazioni dei senatori, dopo la replica del presidente incaricato. Fuori, nel salone, la folla della mattina s’è diradata, restano solo pochi addetti ai lavori. A seguire il discorso di Renzi in piedi davanti al monitor una decina di persone. Su un paio di poltroncine ci sono gli eretici, pardon, dissidenti del Movimento 5 stelle, in attesa di una sentenza già scritta, che lunedì sera decreterà la loro estromissione dal gruppo. Da una parte Orellana, più in fondo, Bocchino. Entrambi al telefono.

Quando si alzano molti degli altri senatori 5 stelle li evitano. Non tutti però. Come Bartolomeo Pepe, che scambia quattro chiacchiere con Fabrizio Bocchino alla buvette. Campanella si sposta da una parte all’altra, non si stacca un attimo dal cellulare. Nel caos calmo della lunga notte del Senato, gli addetti ai lavori, i collaboratori dei parlamentari, hanno gli occhi fissi sugli smartphone; un’occhiata al televisore per vedere chi parla. Lupi, vicino una finestra con una giornalista, si passa più volte il volto tra le mani per la stanchezza. La fiducia è scontata, si attende che tutto si compia. Ad osservare il salone nella sua interezza è Adele Gambaro, una delle prime espulse del Movimento. I giornalisti delle tv fanno la spola dalla sala stampa per pescare qualcuno da far intervenire in diretta. I ritmi scorrono lenti. Rocco Casalino corre. Non si sa dove vada e cosa debba fare. Ma corre. Entra nel salone, guarda un po’ il televisore e riparte. Correndo. Run Rocco, run


Alle 22.20 il terrore scorre negli occhi dei commessi della buvette, quando una senatrice chiede se può cenare. Viene gentilmente dirottata al ristorante al piano terra. Non sono note le emozioni che hanno pervaso gli addetti al piano di sotto. A un tratto molti senatori escono dall’aula. Paola Taverna attraversa tutto il salone con passo spedito facendo rimbombare i suoi tacchi tra le travi di legno scricchiolanti. Bonaiuti, Sposetti e Calderoli in perfetto tridente sembrano il buono il brutto e il cattivo (l’ordine è casuale). Un collaboratore di Alfano gira per la sala con un foglietto e dice “sono 169, 169”. Maria Rosaria Rossi (83% di assenze in parlamento, dati Openpolis), l’inseparabile collaboratrice di Berlusconi, riceve saluti e abbracci da tutto l’arco parlamentare del centrodestra.

Arriva Alfano con un sorriso a pieno volto e l’aria più che soddisfatta, e va a dissetarsi alla buvette – che da almeno un’ora ha finito tutti i generi alimentari -, portandosi dietro una decina di persone. Alle 22.32 in punto entra Marzullo. Fa il giro intero del salone, e così com’era comparso, scompare. Data l’ora e la stanchezza, potrebbe essere un miraggio. Poi ricomparirà più tardi a fugare i dubbi. Alle 23 qualcuno riporta su twitter di uno sbadiglio di Renzi in aula, mentre Formigoni, evidentemente più vispo nonostante l’ora, un minuto dopo fa una variazione sul tema fiducia e twitta: “Visto le ns Ministre-tutte colorate ed eleganti nei loro tailleurs e completini al giuramento-e oggi tutte in nero? Succubi delle critiche?”.

Renzi va a prendersi un caffè. Il salone s’è svuotato. Tra le antiche mura e i corridoi vuoti risuonano le parole urlate di un leghista a caso che richiama la necessità che chi viene “nel nostro paese” – cioè la Padania? – debba avere i nostri usi e i nostri costumi. Il Senato si avvia a concedere la fiducia al primo governo Renzi. Nessun tweet di fine giornata questa volta per il neo premier, mentre Crosetto verso l’una ha ancora voglia di parlare e twitta: “Ho mandato un SMS ad Alfano: puoi fare un tw con scritto #matteostaisereno? Poi domani mattina mi prendo colpa io..”.

LEGGI ANCHE

L'E COMMUNITY

Entra nella nostra community Whatsapp

L'edicola

Il rebus della Chiesa - Cosa c'è nel nuovo numero dell'Espresso