La commissione Giustizia approva il testo base del ddl Cirinnà. I Cinque stelle votano a favore, l'Ncd contro: "Equipara le unioni omosessuali al matrimonio". Da Forza Italia il vicepresidente del Senato tuona: "E' incostituzionale". Il Pd esulta: “Un passaggio storico”. Ma la strada del provvedimento è ancora lunga
Per la prima volta, la legge sulle unioni civili compie un passo formale in Parlamento. Nel pomeriggio la commissione Giustizia del Senato infatti approva il testo base del ddl Cirinnà, che unifica i testi presentati sul punto negli ultimi due anni. Pare, ed è, poco: solo un voto. Eppure in tanti anni di discussioni e proposte non si era mai arrivati effettivamente a un sì o un no formale.
“Un passaggio storico”, esulta il senatore Pd
Sergio Lo Giudice. “Un passo avanti verso un paese più moderno”, dice appena più sommesso il sottosegretario Ivan Scalfarotto.
Il via libera al testo base avviene però grazie alla formazione di una maggioranza alternativa: a consentirlo è l’asse tra Pd e Cinque stelle, cui si aggiunge il Psi col senatore Enrico Buemi. La maggioranza di governo dunque si spacca, perché l’Ncd vota contro, insieme con Forza Italia e Lega: l’esito era scontato, ma ha appena cominciato a dispiegare i suoi effetti, visto che il provvedimento deve ancora affrontare entrambi i passaggi parlamentari e insomma la strada è lunga. Spiega la vicepresidente del gruppo Ap (Ncd più Udc)
Federica Chiavaroli: “Abbiamo votato contro perché di fatto equipara le unioni civili al matrimonio”. E
Maurizio Sacconi, di rincalzo: “Noi siamo favorevoli a normare i diritti delle persone conviventi”.
[[ge:rep-locali:espresso:285517548]]Il ddl Cirinnà in effetti è tutt’altro che timido. E’ vero, come fa notare la relatrice, che fonda le unioni civili tra omosessuali sull’articolo 2 della costituzione (“diritti inviolabili dell’uomo”), senza fare riferimento al 29 (“La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”) e dunque “non equipara i due istituti”. Ma è vero pure che, di fatto,
riconosce alle unioni omosessuali i diritti sociali oggi riservati a quelle eterosessuali unite in matrimonio, fa esplicitamente riferimento ad alcuni degli articoli del codice civile che regolano il matrimonio, compreso quelli sulla cura dei figli, stabilisce per esempio che i termini “marito”, “moglie”, “coniuge” e “coniugi” “ovunque ricorrenti in leggi, decreti e regolamenti” siano applicati anche ai membri di una unione civile.
Non è prevista l’adozione: ma c’è la possibilità di adottare il figlio del partner. Si riconoscono come unioni civili i matrimoni stipulati all’estero (in sostanza superando la famosa circolare di Alfano sull’intrascrivibilità dei matrimoni omo celebrati all’estero). C’è qualcosa anche
per gli eterosessuali: riconosce infatti alcuni diritti di base alle convivenze civili, omo ed etero, come il subentro nel contratto d’affitto, assistenza i ospedale, mantenimento dell’ex partner in difficoltà, e stabilisce la possibilità di stipulare contratti di convivenza davanti al notaio che regolino le questioni patrimoniali.
Insomma, ce n’è abbastanza perché
il senatore Maurizio Gasparri – da sempre contrarissimo - tuoni contro un testo che, dice, “è contrario alla Costituzione”: “Un matrimonio tra omosessuali non può esistere nel nostro ordinamento”, spiega. Sia lui che Sacconi dicono che la faccenda “apre la strada all’utero in affitto”, agitando una problematica controversa, ma che in verità è collegata non alle unioni civili, ma alla legge sulla procreazione assistita, e alla pronuncia della Consulta che ha aperto la strada all’eterologa. Ma tant’è. Oltre all’utero in affitto, il forzista Malan ne fa anche una questione dei soldi: “La reversibilità è un onere che negli anni costerà decine di miliardi, e non ci spiegano da dove arriveranno i soldi”, dice.
[[ge:rep-locali:espresso:285517549]]Il problema delle coperture economiche è uno di quelli che si presteranno, effettivamente, per chi voglia far lo sgambetto al ddl Cirinnà. Tentativi contro i quali il Pd oggi vuol schierarsi compatto: “Ci batteremo perché sia introdotta la pensione di reversibilità ai conviventi superstiti, l'accesso alla genitorialità e i diritti di successione”, assicura la responsabile Welfare del Pd Micaela Campana, a segnare l’impegno del suo partito nel portare avanti il ddl.
La relatrice è più prudente: “Sono parzialmente soddisfatta”, dice, “c’è ancora tutta la fase emendativa da affrontare” (il termine è stato fissato per il 7 maggio). E poi c’è l’Aula del Senato: “I numeri ci sono, ma non si tratta di avere una maggioranza algebrica. Sui diritti poi le maggioranze sono sempre state trasversali”, spiega Cirinnà, sperando evidentemente che alla fine i dissidenti nel centrodestra siano più dei dissidenti del centrosinistra.