«Guarda che hanno tutto per pagarsi tutto da sole queste qua, eh. Perché hanno già avuto, sono foraggiatissime». Cosa intende Silvio Berlusconi quando il 17 ottobre 2008 pronuncia queste parole al telefono con l'imprenditore Gianpaolo Tarantini riferendosi alle sue ospiti a Palazzo Grazioli? Che le aveva retribuite per le loro prestazioni sessuali, come ritengono i pm? O, come sostengono i suoi difensori (il deputato Francesco Paolo Sisto e il senatore Niccolò Ghedini), che in realtà nell'allora premier c'era la "non consapevolezza dell'attività di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione" svolta da Tarantini in suo favore?
Prima di acclararlo ci vorrà il permesso di Montecitorio, alla quale il gup Rosa Anna Depalo ha spedito la richiesta di usare 73 intercettazioni captate fra i due (Berlusconi all'epoca dei fatti era deputato). Si inizia il pomeriggio di mercoledì 16 settembre, quando la Giunta delle autorizzazioni della Camera, presieduta da Ignazio La Russa, comincerà a esaminare il fascicolo.
L'uso di tutte le telefonate è stato chiesto dalla difesa di Berlusconi (solo per 16 l'utilizzazione è stata avanzata anche dai pubblici ministeri), convinta di poter dimostrare così l'innocenza dell'"utilizzatore finale", accusato assieme a Valter Lavitola di aver indotto Tarantini, grazie a 500 mila euro di elargizioni, a mentire sulla natura delle "cene eleganti" e sul pagamento delle ragazze in cambio di rapporti sessuali. Del resto, a tavola c'erano «persone che possono far lavorare chi vogliono», come rammentava Berlusconi al telefono, dei «vecchietti che però hanno molto potere» e quindi le giovani dovevano avere «l'idea di essere di fronte a uomini che possono decidere del loro destino».
Ma non c'è solo questo. Dieci telefonate vertono sui contatti avviati da Tarantini, grazie ai buoni uffici del presidente del Consiglio, col capo della Protezione civile Guido Bertolaso e il presidente di Finmeccanica Pier Francesco Guarguaglini nella prospettiva di ottenere appalti e commesse. A conferma di quanto il rapporto fra Tarantini e Berlusconi fosse diventato un "sistema" che prevedeva utilità reciproche. Per avere un'idea di quale fosse la principale preoccupazione del leader azzurro, però, basta guardare le cifre: su 73 telefonate, ben 62 riguardano l'organizzazione delle cene a Palazzo Grazioli. Non a caso, scrive il gup, questa "evidente preponderanza numerica consegue ragionevolmente alla molteplicità dei convegni organizzati da Tarantini in favore di Berlusconi, conducendo presso di lui le donne delle quali sfruttava la prostituzione".
Il filone barese del processo sulle escort - iniziato nel 2011 e fermo da un anno all'udienza preliminare - sta conoscendo un iter assai travagliato, fatto di continui rinvii: ora per acquisire i verbali e la trascrizione delle telefonate di Tarantini agli atti del processo napoletano (14 novembre 2014), ora per il legittimo impedimento degli avvocati di Berlusconi, impegnati una volta per eleggere il Capo dello Stato (31 gennaio 2015) e un'altra per la chiusura campagna elettorale per le regionali (29 maggio). E adesso la richiesta alla Camera di usare le intercettazioni.
Difficile prevedere quanto ci vorrà per avere un responso. In teoria, essendo stata la stessa difesa di Berlusconi a chiedere l'acquisizione delle telefonate, convinta così di dimostrare la sua innocenza, i tempi potrebbero (e dovrebbero) essere relativamente rapidi. Al tempo stesso, non è escluso l'esatto contrario, e cioè che passeranno settimane e settimane prima di giungere a una decisione. Già, perché questo stallo cristallizza la situazione e impedisce il rinvio a giudizio dell'ex premier.