Politica
8 novembre, 2018

Piantiamola di usare l'Europa come capro espiatorio delle nostre incapacità

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Non siamo vittime di Bruxelles e  della Commissione, ma fa comodo dirlo per non prenderci mai le nostre responsabilità. E gli esempi di altri Stati dovrebbero farcelo capire

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La Commissione e i Paesi europei sono contro la manovra italiana: viola le regole e gli impegni assunti a luglio dallo stesso governo italiano, può provocare una crisi del nostro debito sovrano e affondare l’eurozona; fa previsioni di crescita assurde, quasi non prevede investimenti, smantella riforme fondamentali, aumenta ?il deficit e la spesa corrente strutturale; ha già portato all’abbassamento del nostro rating sovrano. Per ora non c’è stato contagio, ma nessuno vuole correre il rischio. I Paesi mediterranei, che prima erano con noi sulla riforma dell’Eurozona, ?ora non ci appoggiano. Gli amici ?di Salvini, i Paesi di Visegrad e l’Austria di Kurz, nemmeno: non vogliono pagare le promesse elettorali di Lega e M5S. Finora ?la Germania non ha fatto dichiarazioni sull’Italia, perché è interdipendente con noi (è il nostro primo partner commerciale come fornitore e cliente, ma noi per lei siamo il quinto e il settimo) e sente la responsabilità di non spingerci fuori dall’Ue e l’eurozona. La polemica continua con Macron preclude una sponda francese. La Commissione è in difficoltà, da anni accusata di essere troppo filo-italiana su flessibilità e migranti.

L’Ue e la Commissione sono i capri espiatori di una narrazione falsa e tutta italiana della crisi, dell’austerity e di noi stessi, ci nasconde le ragioni dell’isolamento. Gli Stati “salvati” dall’Ue - Irlanda, Grecia, Portogallo, Spagna, Cipro - hanno fatto le riforme concordate, sono usciti dal programma di aiuti e crescono tutti a ritmo elevato. Con un governo federale si sarebbe fatto di più, meglio, prima e con meno sacrifici, come negli Usa. Ma per ora non c’è e abbiamo dovuto costruire via via strumenti d’azione: dal Meccanismo Europeo di Stabilità al semestre europeo al Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici (il Piano Juncker). Per fingersi sovrana, anche se la sovranità monetaria e fiscale è stata già condivisa con Maastricht e il Fiscal Compact, l’Italia non ha voluto l’aiuto europeo, ha fatto meno riforme strutturali e meno incisive, ha risanato solo durante il governo Monti, dopo che il centro-destra ci portò a un passo dal default. Poi ha ottenuto più flessibilità di tutti e fatto una politica espansiva: riduzione dell’avanzo primario, aumento del già enorme debito, discesa del deficit solo perché il Quantitative Easing della Bce ha ridotto la spesa per interessi. Ma non ha aumentato molto gli investimenti, né usato al meglio ?i fondi europei, né fatto la spending review e la lotta all’evasione ? e all’elusione fiscale.

Non siamo vittime della Ue, ma dell’assenza di un governo federale ?da un lato e di riforme e senso di responsabilità nazionali dall’altro. Un grande investitore ha detto che pur abituato alla nostra instabilità politica non investe da noi perché non c’è più una classe dirigente (politica, economica e culturale) consapevole che l’ancoraggio europeo è fondamentale per l’Italia. Non è solo: la fuga di capitali da maggio è di circa 70 miliardi, e dalle elezioni la borsa ha bruciato 300 miliardi, oltre il 10 per cento del Pil.

Siamo il secondo beneficiario del Piano Juncker, gestito a livello europeo, che ha mobilitato oltre 50 miliardi in Italia. Ma non usiamo tutti i fondi europei che dobbiamo gestire, e tra gli stanziamenti nazionali per gli investimenti e l’implementazione passano anni. ?Il nostro commercio è per 2-3 intra-europeo e importiamo l’energia (in dollari). Intanto Trump si ritira dal Trattato sulle testate nucleari con la Russia, dopo quelli con l’Iran e di Parigi. Le tensioni internazionali e l’instabilità intorno a noi - dall’Ucraina, al Medio Oriente all’Africa - crescono.

L’Italia è geopoliticamente molto esposta. Solo a livello Ue possiamo ? far fronte a queste sfide e garantire la sicurezza. L’Ue è più un’opportunità che un vincolo ?e senza l’euro saremmo spacciati.

È falso che l’Ue ci salverà perché ha più bisogno dell’Italia che viceversa. La Brexit mostra l’asimmetria dell’interdipendenza tra ciascun ?Paese e l’Ue. Di Maio e Salvini illudono ?gli elettori su una “rivoluzione nazionalista” con cui andare alla guida dell’Ue a maggio. I sondaggi indicano che i nazionalisti avanzeranno, ma che nel prossimo Parlamento ci sarà ancora un’ampia maggioranza europeista.

Il governo corre verso il disastro e lo stiamo già pagando tra Borsa e spread. Se l’urto con la realtà sarà duro la colpa sarà sua, non di chi ci ha avvertito, e il costo ricadrà su tutti gli italiani.

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