Con l’ossessione per la sicurezza queste leggi distruggono anche quello che si stava facendo per l’integrazione. Cosa aspetta il nuovo governo ad abolirli?

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«Arriva un momento nella vita in cui bisogna assumere una posizione, non perché popolare o conveniente ma semplicemente perché è giusta», diceva Martin Luther King.

Nel nostro paese, il tema dei processi migratori viene usato in modo strumentalmente divisivo, esasperando e illudendo le popolazioni, con l’obiettivo di ricavarne una convenienza o una popolarità politica. A tale riguardo, negli ultimi 29 anni, i vari governi che si sono succeduti (siano essi di centro-sinistra, di centro-destra o cosiddetti post-ideologici) hanno varato una miriade di leggi sull’immigrazione con l’ambizione di domare e fermare i complessi processi migratori.

Tuttavia, queste leggi sono tutte accomunate dal Paradigma della Paura che si declina generalmente attorno a tre diversi profili:

1) securitario, che non permette di inquadrare i complessi processi migratori in un’ottica sociale ma tende a trattarli in chiave della sicurezza nazionale;

2) emergenziale, che non consente di affrontare il tema migratorio in modo olistico, strutturato e strutturale;

3) utilitaristico, che non considera l’allogeno in una prospettiva puramente umana ma in termine di costo/beneficio.

Prima Pagina
Quei migranti integrati che il decreto Salvini costringe a essere irregolari
4/10/2019
Il governo Conte 1, sostenuto da Movimento 5 Stelle e Lega, non è stato immune dal desiderio di legiferare sulla delicata questione dei processi migratori. Infatti, il cosiddetto decreto sicurezza convertito in Legge (la 132/2018), è stato approvato dalla maggioranza di governo in un crescente clima di odio, di costruzione del nemico pubblico e di sdoganamento del linguaggio infuocante.

Questo provvedimento ha ridotto il tema dell’immigrazione a una questione meramente di sicurezza nazionale, privando i migranti dei diritti fondamentali riconosciuti dalla Costituzione italiana e dai trattati internazionali ed eliminando gli strumenti finalizzati a una loro inclusione socio-lavorativa.

In un contesto caratterizzato dalle crescenti disuguaglianze sociali che affliggono la società in modo orizzontale, questa stessa maggioranza ha inoltre approvato il decreto-legge 14 giugno 2019, numero 53, «recante disposizioni urgenti in materia di ordine e sicurezza pubblica», il cosiddetto Decreto sicurezza bis. Come il precedente dispositivo, quest’ultimo ha come principale bersaglio le Organizzazioni Non Governative (Ong) che salvano vite umane nel Mar Mediterraneo al posto dello Stato e le varie esperienze virtuose del Terzo settore impegnate nell’accoglienza.

Questi due decreti, che hanno avuto anche il negativo merito di ingrossare le file dei disoccupati con conseguenze perdite di professionalità nel settore dell’accoglienza, colpiscono altresì lavoratori e lavoratrici, indipendentemente dalla provenienza geografica, reprimendo le loro legittime lotte per la salvaguardia del loro posto di lavoro come ad esempio il caso della Whirlpool, dei pastori sardi, dei lavoratori della logistica, dei braccianti, etc.

Su questa scia, il governo Conte 2, scaturito dall’accordo tra Movimento 5 Stelle, Partito Democratico, Leu e Italia Viva, non dovrebbe resistere alla tentazione di legiferare sul tema dei processi migratori.

In effetti, dopo avere ottenuto anche la fiducia della senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta alla deportazione nel campo di concentramento di Auschwitz, il nuovo governo non dovrebbe tenere in vigore l’architettura e l’impianto disumano dei due decreti sicurezza soprattutto nella sua rinnovata carica del nuovo umanesimo. «Ho vissuto sulla mia pelle l’intolleranza e l’odio e so la facilità di passare dalle parole ai fatti. Mi hanno insegnato che chi salva una vita salva il mondo intero; per questo un mondo in cui chi salva vite viene osteggiato mi pare proprio un mondo rovesciato».

Queste parole, pronunciate dalla senatrice Segre durante le dichiarazioni di voto alla nuova maggioranza di governo del Conte bis, dovrebbero essere un valido e coerente incentivo per abolire i due decreti sicurezza oltre che la legge Bossi-Fini che costituiscono una mostruosità che genera vulnerabilità, fame, povertà, sfruttamento e illegalità. L’abolizione di queste leggi rappresenterebbe sicuramente un atto di discontinuità che potrebbe non essere politicamente conveniente o popolare ma che sarebbe semplicemente giusto.