"Potrei essere Gesù". Quella storia mai raccontata nel documentario su Pier Paolo Pasolini

In onda su Sky il doc “Capelli quasi biondi, occhi quasi azzurri. 78 lettere a Pier Paolo Pasolini” che racconta i candidati al ruolo di Cristo nel film "Il Vangelo secondo Matteo". Fornendo un ritratto generazionale unico dei ragazzi degli anni 60

È il dicembre 1963, Pier Paolo Pasolini sta pensando al suo nuovo film, “Il Vangelo secondo Matteo” e in un’intervista dichiara di essere in cerca di un interprete per la parte del Cristo, e descrive le caratteristiche fisiche richieste. La parte fu affidata allo studente spagnolo Enrique Irazoqui, doppiato poi da Enrico Maria Salerno.

 

La parte di questa vicenda che non è mai stata raccontata è: chi rispose a quella richiesta di Pasolini per candidarsi a interpretare Gesù Cristo? Con quali aspirazioni, convinzioni, paure?

 

La loro storia è raccontata nel documentario “Capelli quasi biondi, occhi quasi azzurri. 78 lettere a Pier Paolo Pasolini” che andrà in onda su Sky alle 21.15 giovedì 2 novembre in occasione dell’anniversario della morte del poeta.

 

Le lettere a Pasolini sono state recuperate da Mimmo Frassineti, autore del soggetto insieme a Valentina Presti Danisi. La sceneggiatura del documentario, selezionato per i Nastri D'Argento, è di Donata Scalfari, la regia di Simona Risi.

 

Lettere che rivelano molto di quei giovani che scrivevano a Pasolini. «Un manuale antropologico della mascolinità degli anni Sessanta», le definisce lo psicanalista Vittorio Lingiardi, uno dei tanti intervistati che interviene nel documentario. I testi delle lettere si intrecciano al racconto della genesi del film, nato alla Pro Civitate Christiana ad Assisi «un luogo dove Pasolini si sentiva accolto e protetto», svela Monsignor Matteo Zuppi. Sono state anche rintracciate le comparse che furono scelte da Pasolini a Matera, dove fu girato il “Vangelo Secondo Matteo”. «Sono volti antichi, scavati, volti non borghesi, come era d'altronde lo stesso Pasolini», racconta il regista Marco Tullio Giordana che guida lo spettatore dietro le quinte della pellicola. «P.P.P. non amava gli attori professionisti, pensava non fossero naturali e un po' è vero», secondo la grande attrice, amica dell’intellettuale, Adriana Asti.

 

Molte delle lettere partono dalla "candidatura" a interpretare Gesù per passare poi al racconto delle proprie esperienze, della quotidianità, delle difficoltà e delle speranze, e finiscono così per disegnare un ritratto generazionale dei giovani italiani degli anni Sessanta, in un dialogo ideale con il poeta, romanziere, regista e intellettuale Pier Paolo Pasolini.

Tag
LEGGI ANCHE

L'E COMMUNITY

Entra nella nostra community Whatsapp

L'edicola

Il rebus della Chiesa - Cosa c'è nel nuovo numero dell'Espresso