Cosa ci insegna la morte di Tiziana

Molti condannano chi scambia con amici immagini esplicite. Perché il nostro paese paga secoli di cultura sessuale ipocrita e repressiva

Sulla morte tragica di Tiziana Cantone si stanno scrivendo e dicendo moltissime cose. Si fanno congetture partendo dalle dichiarazioni delle persone a lei vicine e dalle sue denunce per la diffusione dei video dei quali è protagonista. Tutto finisce sotto una lente d’ingrandimento che deforma e rende mostruose vite che mentre esistevano mostruose non erano. Si sposta poi progressivamente l’attenzione da ciò che è accaduto agli attori di questa vicenda. Come un anemone marino, la comunità (non solo virtuale) reagisce e i suoi tentacoli si muovono all’unisono, tutti insieme cambiano direzione e tutti conservano una caratteristica che non lascia scampo, sono urticanti, velenosi. Non troppo, però, quel tanto che basta a disorientare e rendere difficile una presa di coscienza collettiva su ciò che è accaduto. Quel tanto che basta a impedire che si creino gli anticorpi necessari perché quello che è successo a Tiziana possa non accadere ad altri. E se media e web (che poi coincidono con la piazza) smettono di linciare e iniziano la riabilitazione, lo fanno solo perché hanno trovato un altro obiettivo da picconare.

Sì perché se all’unanimità si ritiene che Tiziana sia vittima di chi ha diffuso i video senza il suo consenso, in fondo, potendo parlare in libertà, molti direbbero (anzi dicono!) che Tiziana è vittima prima di tutto di se stessa, di una certa leggerezza e dell’incapacità di prevedere le conseguenze delle sue azioni. E allora le uniche persone che impareranno qualcosa da questa tragedia sono quelle che con il sesso giocano. Che si divertono a filmarsi e a fotografarsi. Magari quei video e quelle immagini ora non li manderanno più a conoscenti e amici per timore della gogna mediatica. Bene dirà qualcuno. Io sospendo ogni giudizio e invito a riflettere su questo: uno dei social più frequentati dagli adolescenti oggi è Snapchat che milioni di teenager usano per fare sexting cioè per scambiarsi foto sessualmente esplicite.

Stiamo perdendo di vista il contesto, e il contesto è una realtà nella quale fotografarsi o filmarsi mentre si è in intimità è assolutamente normale. Eppure io stesso calibro le parole perché non urtino la sensibilità di chi legge consapevole che il sesso continua a essere un tabù, continua a essere quella cosa di cui non si parla (solo agli uomini è consentito ma con volgarità e spavalderia, preferibilmente nello spogliatoio dopo una partita di calcetto). Continua a essere quella cosa in cui la donna non può osare sfrontatezza o almeno non la “mia” donna. “Mia”, aggettivo orrendo che troppo spesso si usa per indicare compagna, moglie, fidanzata ma che nel gioco invece trasfigurato del sesso può assumere significato passionale, vero, carnale.

Quello che mostra la tragedia di Tiziana è che l’Italia sconta un gap incolmabile, un gap che chiunque provi a riempire razionalmente lo fa a rischio di apparire ridicolo, bacchettone persino. L’Italia sconta oggi la mancanza di decenni di educazione sessuale e un’overdose di educazione religiosa (non me ne vogliano gli insegnanti di religione).

La cultura sessuale in Italia ciascuno se la fa da sé perché in famiglia raramente si riesce a parlare liberamente di sesso. La cultura sessuale, per la mia generazione, passava per i cineforum porno fatti in casa: visioni per soli adolescenti. Se le ragazze facessero lo stesso, resta per me ancora oggi un mistero. Non abbiamo mai avuto la possibilità di dire liberamente, da uomini, cosa ci piace quando facciamo sesso e - figuriamoci! - alle donne non è mai stata data la possibilità di dire come poter essere soddisfatte sessualmente cosa l’uomo può fare per far loro provare piacere.

Ora ci domandiamo cosa abbia portato Tiziana a suicidarsi, chi sia stato a farla sentire sbagliata. Puntiamo il dito su chi l’ha dileggiata, ma il punto non e mettere i colpevoli da una parte e gli innocenti dall’altra. No, il punto ora è provare a crescere come società. Gli adolescenti vivono la loro sessualità come qualcosa di dirompente e trasgressivo, facciamogli sapere che tutto questo è normale, facciamo in modo che se lo dicano tra loro e facciamo in modo da poter essere un sostegno. Facciamogli sapere che è normale avere curiosità e sperimentare. Che individui felici e coppie felici non possono prescindere da vite sessuali soddisfacenti. Non c’è sesso senza amore? Io direi il contrario: non c’è amore senza sesso. Ecco, questo raramente ve lo diranno, e magari la vostra crescita sessuale continueranno a farvela percepire come a una caduta nel fango.

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