E ora anche l'Olanda si accorge di avere la mafia in casa

L'omicidio di Derk Wiersum apre finalmente gli occhi agli olandesi sul ruolo dei loro porti nel narcotraffico mondiale. Negato per decenni

Derk Wiersum è l’avvocato olandese ucciso una decina di giorni fa per aver accettato di difendere Nabil Bakkali, superpentito in un processo in cui sono coinvolti imputati pesanti. Diversi media olandesi mi hanno raggiunto ponendomi una domanda che per loro era quasi scontata. A Wiersum era stata proposta una protezione ma non l’aveva accettata; mi chiedono cosa avrei fatto io al suo posto, ma in Italia non esiste possibilità di scelta. Quando le autorità preposte alla valutazione decidono che un soggetto deve essere messo sotto protezione, chi è in pericolo non può rifiutare. La scelta di Wiersum di non essere scortato può significare molte cose: mostrare che si ha paura, provare a preservare la propria libertà. Ma forse anche, ipotizzo, una percezione diversa del pericolo: chi in Olanda avrebbe mai pensato che un avvocato potesse essere ucciso?

E invece questo omicidio è un punto di non ritorno per l’Olanda. In Italia si è sempre detto, a proposito degli omicidi di mafia: “Beh, finché si ammazzano tra loro...”. Ma sono sempre morti anche innocenti e le mafie hanno sempre ucciso giudici, poliziotti, parenti di affiliati (incluse donne e bambini). Con l’omicidio di Derk Wiersum la società civile olandese dovrà fare i conti, una volta per tutte, con un dato oggettivo: l’Olanda ha deciso di diventare un porto franco per i più grossi narcotrafficanti del mondo e di essere un paradiso fiscale all’interno dell’Europa. L’irresponsabilità, mascherata dietro il paravento dell’ipocrita inflessibilità nei confronti dei Paesi del sud Europa, ha alla fine presentato il conto, che sarà salatissimo se questo tema non si affronterà con la necessaria consapevolezza. L’Olanda è territorio pieno di mafie, riciclaggio e crimine; chiunque si occupi di questi temi lo sa da decenni. Quando ho scritto “Gomorra” e la “Paranza dei bambini” molti mi hanno accusato di aver infangato Napoli. In realtà ho sempre visto Napoli e l’Italia come una ferita attraverso cui guardare il mondo. I protagonisti della “Paranza dei bambini” vivono a Napoli ma potrebbero vivere a Molenbeek, in una banlieue parigina, alla periferia di Marsiglia, o in un sobborgo londinese. La storia di generazioni marginalizzate e senza alcuna prospettiva di futuro è un topos del mondo contemporaneo. Credere che queste dinamiche siano confinate a una certa parte di mondo è un atto di profonda superficialità la cui concreta conseguenza è il corpo ferito a morte di Derk Wiersum.

Nei Paesi del nord Europa la situazione è drammatica, ma l’opinione pubblica non se ne accorge, considera il crimine organizzato un problema da ghetto. Bisogna sempre aspettare di vedere sangue sulle strade, stragi e persone innocenti coinvolte per aprire gli occhi. Come accaduto in Germania, che si è accorta della presenza della mafia solo dopo la strage di Duisburg. Bisognerebbe invece agire anche quando il crimine organizzato non fa rumore, quando non spara e non fa morti, perché è proprio quando è più silenzioso che sta facendo affari e alimentando il proprio potere. Le faide rappresentano un momento di instabilità negli assetti dei clan, perché i loro traffici funzionano meglio quando c’è meno attenzione.

L’Olanda è al centro dei traffici delle organizzazioni italiane, serbe, albanesi, marocchine e caraibiche, che stringono alleanze con criminali autoctoni. L’Olanda è uno snodo importante nel narcotraffico perché è una delle porte europee della cocaina, è un hub per la droga che proviene dall’America Latina: qui arriva - in grandi quantità attraverso il porto di Rotterdam - e in piccola parte si ferma, ma tutto il resto prende la via per gli altri Paesi europei. E poi c’è un rapporto storico privilegiato con quelle che erano le Antille Olandesi, e che spesso sono un punto di partenza della cocaina sudamericana diretta nel Vecchio Continente. Il porto di Rotterdam è la ferita principale attraverso cui passa la droga che giunge in Olanda; il motivo è che si tratta del più grande porto europeo e di uno scalo efficiente dove vigono controlli antidroga, ma non su ogni container perché la velocità è tutto: sfruttando questa logica i narcotrafficanti vincono, sono le regole del capitalismo stesso che permettono al narcotraffico di realizzarsi.

Se potessi dare un consiglio al governo olandese direi di prestare attenzione a due cose: ai suoi porti e al suo sistema fiscale e finanziario. Perché non sono solo le pallottole, ma è il silenzio che deve farci paura: sia il loro, sia il nostro.

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