Un bambino affacciato al balcone chiede alla mamma chi siano quei signori incamiciati, attorniati da un gruppo di persone e videocamere. «I politici», risponde la mamma. «E che fanno quindi?». La mamma, dopo qualche secondo di imbarazzo, svia, lo riporta a giocare.
In una casa di Primavalle, quartiere del Municipio XIV, in occasione di un incontro organizzato dal Partito democratico a cui erano presenti il segretario Enrico Letta e il candidato sindaco Roberto Gualtieri, si misura la distanza della politica dai cittadini. Che i giovani, però, vogliono accorciare il più possibile. «In periferia non ci sono servizi, né culturali né di trasporti. Non è possibile che all’interno dello stesso Municipio vi siano cittadini di serie A e di serie B», afferma Jacopo Colalongo, 20 anni, candidato al Consiglio del Municipio XIV e al Consiglio comunale nella lista civica Virginia Raggi, decisa a portarlo a bordo dopo aver assistito a una presentazione delle sue attività socioculturali nel quartiere di Ottavia. Ma anche per Tommaso Di Prospero, 24 anni, nella lista civica Calenda sindaco per lo stesso Municipio, «ci sono diseguaglianze enormi, sembra di non essere nella stessa città. Dobbiamo collaborare tra di noi per un’idea di politica giovanile, per poi rivolgere lo sguardo al territorio, dallo stato indecente del mercatino di Piazza Carlo Mazzaresi, al degrado di Piazza della Balduina, per cui sto proponendo la costruzione di un parcheggio sotterraneo e di un parco».
Come Di Prospero e Colalongo, così un esercito di ragazzi, mai così tanti nelle elezioni amministrative, ha deciso di mettersi in gioco. Per essere rappresentati. Magari «in un Organo consultivo dei giovani, come già accade in altre capitali europee», propone il giovane pentastellato. E per rappresentare. Perché «c’è una generazione di cui la politica non si cura. Il problema principale, però, è che non vengono considerate le istanze di troppi cittadini. Dicono che non abbiamo l’esperienza per poter amministrare, ma essere giovani non può rappresentare un limite», afferma Giovanni Crisanti, 22 anni, candidato al Consiglio comunale con il Pd. La costruzione di impianti sportivi in aree pubbliche è la sua battaglia da portare in Campidoglio: «Lo sport come momento di aggregazione sociale è fondamentale, lo ha dimostrato anche la pandemia. E Roma è piena di aree verdi inutilizzate, da Villa Pamphili a Tor Bella Monaca. È un’occasione per ridare vita a interi quartieri».
Inutilizzati sono anche molti edifici: dal Gazometro di Ostiense all’Ex Forlanini, fino ad arrivare allo stadio Flaminio. Luoghi che potrebbero essere centri di aggregazione sociale, poli culturali. Tra questi, anche l’ex auditorium Albergotti, nel Municipio XIII; «Il Comune non sa come gestirlo perché non ha parlato con le realtà presenti sul territorio», denuncia Lorenzo Ianiro, 22 anni, candidato nel Consiglio municipale nella lista “Aurelio in comune”. «Si tratta di un problema trasversale», dice Ianiro, «Gualtieri, che comunque supporto convintamente nella sua candidatura, quando è venuto qui non guardava in faccia le persone, non ci parlava. Come fai così a svolgere il ruolo di rappresentante?». All’interno di 4hopes4rome, progetto che racchiude a sua volta diverse associazioni, c’è invece la lista “Sinistra civica ecologista”, che candida al Consiglio comunale il ventenne Michelangelo Ricci: «La nostra battaglia principale è quella contro il consumo di suolo dell’agro romano, che unisce la questione sociale a quella ambientale, da affrontare in maniera congiunta», afferma in una stanza dello Spin Time Labs, stabile occupato a scopo abitativo, sede del comitato elettorale nonché oggetto del prossimo film di Sabina Guzzanti, “Spin time. Che fatica la democrazia”, che racconta l’esperimento di rigenerazione urbana e assistenza sociale svolto al suo interno.
Costruzione delle proposte e, in parallelo, mobilitazione per rivendicarle, le linee guida di Ricci. Così, alla biciclettata su Corso Francia per promuovere la riabilitazione della stazione di Vigna Clara, inaugurata nel 1990 e mai entrata in funzione, viene affiancata dall’urbanista Giovanni Tucci di 4hopes4rome una proposta di co-progettazione dell’area, arrivata finalista in un concorso di architettura, “New european bauhaus”, che potrebbe finanziarne lo sviluppo fino a 15.000 euro.
«L’obiettivo della mia candidatura è quello di rendere la città a misura di giovani. Una stazione bloccata da 30 anni allora non è accettabile, già lo scorso dicembre abbiamo fatto un sit-in di protesta», denuncia anche Simone Leoni, 20 anni, candidato al Consiglio comunale con Forza Italia e coordinatore dei giovani azzurri nel Consiglio regionale.
Come non è accettabile, secondo Antonio Serra, 23 anni, segretario dei Giovani democratici al I Municipio e candidato al Consiglio municipale, «che in un quadrante in cui sono presenti cinque scuole pubbliche ci sia una sola biblioteca, la Giordano Bruno, con sei postazioni, laddove la media a Roma è di 80. Trasferirla in un luogo più ampio, come la parte sovrastante del Mercato Trionfale, cambierebbe la vita di ragazzi e ragazze del quartiere».
Antonio Serra, candidato Pd al Municipio I
La carenza di servizi socioculturali di prossimità, non solo in aree periferiche, è una denuncia che accomuna tutti i giovani candidati. Che di questa carenza soffrono, a maggior ragione dopo un anno e mezzo di pandemia, in cui la politica si è paralizzata, e alle necessità dei più fragili ha anteposto la salute di tutti. «Dopo mesi e mesi non è ancora possibile studiare nelle biblioteche comunali. Sopperire alla mancanza di spazi culturali è la nostra principale battaglia», afferma Dario Barberini, responsabile della campagna elettorale dei Giovani democratici nella capitale. Nel corso di questi mesi hanno aperto aule studio all’interno dei propri circoli. Ma non sono gli unici a battersi per rendere la cultura a portata di tutti.
«Qualora dovessi essere eletto, la rigenerazione delle scuole come luoghi di aggregazione sociale, non solo di studio, sarebbe la mia priorità». Marco Colarossi, 21 anni, candidato al Consiglio comunale nella lista civica Virginia Raggi, è convinto che «la scuola salva le persone. Ragazzi in situazioni socioeconomiche difficili trovano nell’interazione con altri studenti un’occasione unica di crescita. Dobbiamo avvicinare enti culturali, circoli artistici e sportivi ai ragazzi. Per ora le procedure amministrative sono troppo penalizzanti».
Marco Colarossi insieme alla sindaca Virginia Raggi
Diverse sono le storie, la formazione, l’educazione. Da chi ha iniziato a fare politica al liceo, a chi ha deciso di reagire a una sensazione di trascuratezza. Da esperienze di associazionismo ad anni di militanza nel partito. Unico però è l’obiettivo: dare voce a chi non ne ha. Ai giovani, che, rappresentando un peso elettorale ridotto e ritenuti non in grado di svolgere funzione di rappresentanza e amministrazione, sono esclusi dalla politica. E alle classi sociali più fragili, i cui diritti all’educazione, alla sanità e al lavoro, sostengono all’unisono i giovani candidati, pur riconosciuti dalla Costituzione non vengono tutelati a sufficienza. E i giovani stessi, devono considerarsi classe sociale a sé stante? Qui le voci si dividono. Per Crisanti, candidato Pd al Consiglio comunale, «no, credo che siamo cittadini come tutti gli altri, ci dobbiamo porre sullo stesso piano per ottenere determinati obiettivi». «Dobbiamo essere rappresentati il più possibile, ma non credo che per gestire i problemi dei giovani servano dei giovani», gli fa eco Di Prospero, candidato al Municipio XIV.
Al contrario, per Federico Lobuono, 21 anni, per un periodo il più giovane candidato sindaco di Roma, adesso nella lista civica a sostegno di Gualtieri, che gli ha affidato la stesura del capitolo sulle politiche giovanili nel suo programma elettorale, «non abbiamo diritti, non abbiamo tutele e non abbiamo rappresentanza quindi sì, penso che i giovani debbano essere considerati una classe sociale a sé stante. Agli elettori e alle elettrici lancio una provocazione racchiusa in un hashtag: #votaigiovani, a prescindere dall’appartenenza politica per dare un segnale di reale cambiamento nella prossima amministrazione della Capitale».