L’assedio ai Pride in Italia quest’anno ha qualcosa di efferato. Qualcosa che va ben oltre il dispiacere di non avere lo stemma della propria città o della propria Regione su una manifestazione che rivendica eguaglianza, pari dignità e diritti; e ben oltre lo smacco di constatare come quelle stesse regioni che lo negano alla comunità Lgbt lo concedano alle associazioni neonaziste, come è accaduto in Lombardia.
Il Friuli Venezia Giulia Pride ha ricevuto i dinieghi ufficiali al patrocinio dal Comune di Pordenone (dove si svolgerà il 10 giugno la marcia), dal Comune di Gorizia e dalle due università pubbliche della Regione. Il rifiuto del comune di Pordenone è scontato, dicono gli organizzatori. A negarlo Alessandro Ciriani (fratello di Luca Ciriani, attuale Ministro per i rapporti con il Parlamento di Fratelli d’Italia). In passato lo stesso si scagliò contro i corsi anti-omotransfobia su Facebook.
Un’ostentazione provocatoria
«L’assenza di un patrocinio - spiegano dal comitato - aumenta il carico economico del FVG Pride ma non lo impedisce. Certo, dovremmo sostenere spese più elevate, in particolare per l’allacciamento alla rete elettrica (per il Pride Village ed eventi collegati, che si svolgeranno nella giornata del 10) e per l’occupazione di suolo pubblico. Un capitolo di spesa non indifferente per un Pride autofinanziato e che non accetta, per scelta, sponsor aziendali». Anche il Comune di Gorizia ha negato il patrocinio per «un’ostentazione provocatoria e superficiale», ha spiegato il sindaco del centrodestra Rodolfo Ziberna.
Il passo indietro delle università
Quello che sorprende, la novità che suscita preoccupazione e allarme nella comunità Lgbt friuliana, è la marcia indietro delle Università pubbliche. I due atenei regionali, infatti, dopo aver sempre sostenuto il FVG Pride e aver firmato e sottoscritto il manifesto politico nelle tre edizioni passate, oggi dicono no, non ci interessa. «Questo rifiuto è una cartina al tornasole importante ed estremamente preoccupante di quanto la Destra regionale stia affondando le mani in profondità nelle istituzioni e negli enti del FVG, anche al di là di quelli controllati direttamente a livello politico» dice Alice Chiaruttini, Presidente del FVG Pride.
Troppo forte il manifesto politico del Pride, ribadiscono dalle Università, forte nei toni e con critiche a figure politiche regionali (in particolare al sindaco Ciriani e al governatore Massimiliano Fedriga). Ma qualcosa non convince gli organizzatori: «Inutile dire che anche i Manifesti delle edizioni precedenti erano identici nei toni e facevano critiche esplicite a politici locali». Spiega la presidente del FVG Pride:«Il Rettorato, evidentemente, quando ha deciso di patrocinare l’edizione 2017 del FVG Pride a Udine, non ha letto il Manifesto a cui ha aderito. Quale paura ha fatto fare marcia indietro a questi Atenei? La sensazione che ne emerge per la comunità Lgbt del FVG è di essere sempre più accerchiata, intrappolata in un feudo sempre più saldo della Destra regionale omofoba, a parole e nei fatti».