Un agente tiene fermo un uomo nero mentre l'altro lo colpisce con schiaffi e pugni. Prima in faccia, poi all'addome. Dopo averlo spinto nel cubicolo dell'auto di servizio, ancora percosse. Non siamo in America ma in Italia, a Modena. La vittima è un 23enne guineano, aiuto cuoco in un ristorante.
I Carabinieri hanno riferito che il giovane «si è rifiutato di fornire le generalità e di esibire alcun documento, costringendo gli operanti ad accompagnarlo in caserma per le operazioni di fotosegnalamento e il conseguente arresto per resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento. Nel corso dell'intervento, l'uomo ha infatti colpito ripetutamente l'autovettura di servizio». Ma il video, diffuso ovunque, racconta un'altra storia, così come il ragazzo: «Voglio denunciare. Mi hanno picchiato senza motivo, io non ho fatto nulla», ha spiegato C. all'Ansa. «Ieri mattina stavo aspettando l'autobus i carabinieri mi hanno chiesto i documenti e io non li avevo. Ho spiegato che potevo chiamare un mio amico che me li avrebbe portati. Ma loro volevano buttarmi in macchina. Io lavoro, non ho mai fatto nulla di male».
C, dopo aver attraversato il Mediterraneo a bordo di un barcone, giunto a Modena ha trovato lavoro come lavapiatti. Andando avanti nel tempo è stato promosso ad aiuto-cuoco e ora lavora regolarmente in un ristorante della provincia. A raccontare la sua storia è Mario Campo, il titolare del Ristorante Pasticceria Siciliano "Cirisiamo": «Hanno preso un granchio, la persona sbagliata. Sono sei anni che lavora per questo locale, non ha mai fatto nessun errore. Non ha ancora capito cosa gli è successo. Una persona squisita e dedicata. Mi chiama "papà Mario", l'ho cresciuto professionalmente. Lavora qui da sei anni. È arrivato col barcone, ha preso la protezione internazionale e attraverso l'assistente sociale è arrivato a lavorare qui, prima come lavapiatti, poi ha fatto carriera ed è cuoco ai secondi. Quel giorno non aveva i documenti in tasca ma a casa e gli hanno detto che lo dovevano arrestare. Non hanno usato la delicatezza di prendere per buono quello che diceva loro, pensavano fosse sospetto ma hanno preso un granchio grosso e qualcuno ne pagherà le conseguenze. È uno di quelli che ha fatto il percorso giusto: in Guinea si sta costruendo la casa, manda i soldi ai genitori. Non si può fare di tutta l'erba un fascio».
«A Modena non si è mai vista una cosa del genere, finora cose così le avevo viste solo nei filmati americani. Si sono accaniti con una violenza non necessaria. Se una persona si oppone a un controllo legittimo va contenuta, non picchiata» ha commentato l'avvocata Barbara Bettelli. Intanto una nota del comando provinciale dell'Arma di Modena spiega: «Nelle more degli approfondimenti dell'intera vicenda, i due militari sono stati temporaneamente reimpiegati in altri incarichi».
La questione è destinata a diventare politica. I parlamentari modenesi del Partito democratico Stefano Vaccari e Maria Cecilia Guerra hanno così commentato: «L'uso della forza da parte delle forze dell'ordine non può mai essere sproporzionato, altrimenti diventa abuso, e infanga la divisa che si indossa: la scena ripresa nel video che sta circolando in queste ore merita un serio approfondimento, perché Modena non è abituata a questo tipo di fatti e non deve abituarsi ora. Bene ha fatto l'Arma a rispondere prontamente, riassegnando ad altri incarichi i due militi e trasmettendo il video acquisito alla Procura perché siano svolte le opportune valutazioni». Mentre la deputata M5S Stefania Ascari, capogruppo in commissione Antimafia e componente della commissione Giustizia a Montecitorio ha definito: «Inaccettabile la violenza gratuita agita dalle forze dell'ordine. Non conosciamo i motivi alla base del fermo ma nulla può ammettere una simile reazione da parte di chi è chiamato a tutelare la sicurezza di tutti i cittadini e le cittadine. Si faccia piena luce e si accertino le responsabilità di quanto accaduto, anche a tutela del buon nome dell'Arma».