Per la Sardegna costa il doppio

Calcoli alla mano: la nave Civitavecchia-Olbia viene 114 euro, mentre il Nizza-bastia (stessa distanza) la metà. Colpa del monopolio di Tirrenia, una specie di Alitalia dei mari, che fa i prezzi un po' come gli pare

Tratta Civitavecchia-Olbia, una delle più battute con oltre 1.300.000 passeggeri trasportati nel 2011. Prenotando il 21 giugno, il biglietto più economico di andata e ritorno (18-28 agosto), con passaggio-ponte, costa 114 euro. È troppo caro il prezzo proposto dalla Tirrenia? Molti turisti e frequentatori della Sardegna se ne lamentano. Per capire se hanno ragione abbiamo cercato all'estero un viaggio con caratteristiche simili. Il più adatto al confronto è il Nizza-Bastia, dalla Francia alla Corsica. Cinque ore e mezza di durata. Proprio come da Civitavecchia a Olbia. Un'andata e ritorno in passaggio-ponte, con la compagnia Corsica Ferries, costa 70,10 euro. La differenza è di quasi 45 euro. Anche considerando il costo per miglio il raffronto è impietoso: 54 centesimi sulla Nizza-Bastia, 78 centesimi sulla Civitavecchia-Olbia. Potrebbe essere una questione di rotta, invece no. Paragonando la Civitavecchia-Olbia ad altre tratte europee, il distacco, sebbene a volte più contenuto, rimane evidente (vedere la tabella).

Perché i traghetti in Italia sono così cari? Dice Marco Bulfon, di Altroconsumo: "Dal 2010 al 2011 i prezzi da e per la Sardegna hanno segnato aumenti variabili dal 90 al 110 per cento". Colpa del caro bunker (olio combustibile), si difendono gli armatori. Una giustificazione che per alcuni non regge. "Il costo del carburante è aumentato, ma negli altri paesi i prezzi dei biglietti non sono cresciuti così", ricorda Carlo Scarpa, docente di Economia politica all'Università di Brescia. Il caso della Francia lo dimostra. Qual è la differenza tra noi e i transalpini? Spiega Vincenzo Onorato, patron di Moby Lines: "Parigi ha affrontato il problema del caro carburante, mentre in Italia si è preferito far ricadere la responsabilità sugli armatori. Lì qualsiasi compagnia che serve la tratta isola-continente percepisce circa 15 euro a passeggero. In cambio, deve garantire il servizio per tutto l'anno e mantenere i prezzi all'interno di una fascia predeterminata. Se applicassimo questo criterio alla Sardegna, noi incasseremmo 30 milioni di euro all'anno e così potremmo abbassare i prezzi. Ma all'orizzonte non ci sono provvedimenti simili e dunque anche sui prezzi dei biglietti non ci saranno variazioni particolari".

Per come vanno le cose, la situazione potrebbe persino peggiorare. L'azienda di Stato Tirrenia, una specie di Alitalia dei mari, rimasta in piedi nel corso degli anni solo grazie a sovvenzioni pubbliche (un euro ogni tre di incasso), sta per essere privatizzata. Ad acquistarla dovrebbe essere la Cin, il cui socio di maggioranza è proprio Onorato, proprietario pure della Moby Lines, altra linea di traghetti tricolore. Effetti per i consumatori? Sostiene Carlo Scarpa: "La Tirrenia era un carrozzone statale che poteva permettersi di andare regolarmente in perdita. Passando nelle mani di un privato dovrà fare profitti e ci sono solo due modi possibili: tagliare i costi o aumentare i prezzi. La prima via è più faticosa, perché comporta conflitti con dipendenti e sindacati. La seconda è invece molto più semplice".

Quest'anno i prezzi dei traghetti per la Sardegna non hanno subìto variazioni evidenti rispetto al 2011. "In qualche caso si sono leggermente ridotti", spiegano da Altroconsumo, "ma se confrontati con il 2010 restano comunque maggiori in media del 60 per cento". Per l'associazione il motivo è semplice: le compagnie che operano da e verso la Sardegna hanno formato un cartello. Per questo nei loro confronti è stata avviata una class action: "Vogliamo che siano rimborsati del 50 per cento i passeggeri che hanno acquistato finora i biglietti".

A decidere sull'ammissibilità dell'azione collettiva sarà il tribunale di Genova, che per esprimersi aspetta il parere dell'Antitrust. Lo scorso 30 maggio l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha infatti avviato un'istruttoria nei confronti della Cin. L'obiettivo, si legge nel documento, è capire se con l'acquisto di Tirrenia da parte di Moby si creerà un caso di posizione dominante. Secondo i dati riportati dalla stessa Autorità sembra proprio di sì. Sulla Civitavecchia-Olbia, per esempio, la quota di mercato-passeggeri appannaggio di Onorato dopo l'acquisizione di Tirrenia salirebbe al 70-80 per cento. Peggio ancora se si guarda al traffico merci. Sulla Civitavecchia-Olbia e sulla Livorno-Cagliari il patron di Moby sfiorerebbe il monopolio assoluto. 

"Per valutare questa finta liberalizzazione non possiamo dimenticare i sussidi, la vera ricchezza di Tirrenia", aggiunge Marco Ponti, docente di Economia dei trasporti al Politecnico di Milano. Insieme agli asset vari della compagnia di bandiera, la Cin, che per acquistare Tirrenia spenderà 380 milioni di euro, si aggiudicherà infatti anche una lauta garanzia: per almeno otto anni lo Stato verserà nelle casse di Tirrenia 72,7 milioni ogni 12 mesi, che in totale fanno 581 milioni. In cambio, Onorato dovrà mantenere attive, a un prezzo massimo fissato, una decina di rotte marittime. Una strada completamente sbagliata per Ponti, convinto che "bisognerebbe invece liberalizzare totalmente il mercato dei traghetti, togliendo i sussidi alle società e riservandoli ai cittadini che per motivi di reddito ne hanno bisogno". 

In attesa della rivoluzione bisognerà accontentarsi degli aggiustamenti imposti dall'Antitrust. Nonostante l'evidente caso di posizione dominante, giovedì 21 giugno l'Autorità ha infatti dato il via libera all'acquisto di Tirrenia da parte della Cin. Ma ha posto alcune limitazioni. Moby dovrà abbandonare la rotta Genova-Porto Torres, dove continuerà invece a operare Tirrenia, e così sarà anche per il trasporto merci Livorno-Cagliari, "a fronte dell'eventuale manifestazione di interesse a entrare di un nuovo operatore". La principale condizione riguarda però i prezzi medi di Tirrenia, che non dovranno superare quelli applicati da Moby nell'estate del 2009. A queste tariffe la compagnia potrà aggiungere solo la variazione del costo del carburante avvenuta tra il 2009 e il primo trimestre del 2012. Riduzione dei biglietti in vista? "Non credo proprio", dice Angela Stefania Bergantino, docente di Economia dei trasporti all'Università di Bari: "I prezzi praticati da Tirrenia nel 2009, esclusa la variazione per il costo del carburante, non sono aumentati di molto fino a oggi e quindi le cose rimarranno sostanzialmente invariate, anche perché alla nuova gestione non sono state imposte misure di riduzione dei costi".

Una previsione, quelle sulle tariffe, condivisa persino da Onorato: "Il problema del bunkeraggio rimane. E per capire quanto pesa sul bilancio di una compagnia basta considerare che nel 2012 Moby spenderà 45 milioni per il personale e 120 per il carburante. Finché il governo non si deciderà a fare qualcosa su questo tema, non ci saranno grandi variazioni sui biglietti. Ad eccezione di quello che prevede l'Antitrust".

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