Tutto in natura evolve. Il vento leviga la roccia, le radici spezzano il cemento, l’acqua scava la terra con pazienza. Il design dell’outdoor sta seguendo lo stesso percorso: una metamorfosi lenta, ma inevitabile, che porta gli spazi esterni a fondersi con il paesaggio, in un equilibrio nuovo tra artificio e natura. Non si tratta più solo di arredare, ma di abitare in modo diverso, più consapevole, più vivo. Il confine tra dentro e fuori si assottiglia, i materiali diventano porosi, le superfici respirano e si trasformano con il mutare delle stagioni. La luce e l’aria non sono più solo elementi di contorno, ma parte integrante della progettazione, influenzando forme, colori e materiali. La trasformazione non è solo visibile, ma tangibile: spazi che prendono fiato, tessuti che ricordano la morbidezza delle foglie, strutture che sembrano emergere dalla terra stessa. Il micelio, le alghe, la cellulosa batterica ridefiniscono il concetto di materia: non più elementi inerti, ma sostanze vive, capaci di crescere, rigenerarsi e persino assorbire CO2.
Il biomimetismo è il filo conduttore di questa estetica rinnovata: pergolati intrecciati come radici, sedute ispirate ai petali dei fiori, superfici che mutano tonalità seguendo il ritmo della luce. Anche la palette cromatica si fa più evocativa: toni sabbiosi che ricordano sentieri battuti dal vento, verdi profondi come sottoboschi ombrosi, sfumature d’acqua che sembrano rubate ai riflessi del mare. L’illuminazione gioca un ruolo chiave in questa rivoluzione progettuale: luci soffuse che imitano il chiarore della luna, lampade solari integrate nelle superfici, soluzioni luminose che si accendono e si spengono con il passaggio delle nuvole. Le superfici, da semplici elementi decorativi, si trasformano in attori protagonisti: materiali che assorbono calore di giorno e lo rilasciano lentamente la sera, colori che si modificano con il cambio delle stagioni, pavimentazioni drenanti che imitano il suolo naturale per favorire l’assorbimento dell’acqua piovana. La funzione e la bellezza si intrecciano, natura docet. Questo approccio non è solo un’esigenza estetica, ma una filosofia di vita che ripensa il nostro rapporto con l’ambiente. Se c’è un nome che incarna questa rivoluzione, è quello di Neri Oxman. Architetta, designer, esploratrice di un futuro in cui il costruito e il vivente non sono più in contrapposizione, ma parte dello stesso respiro. Le sue ricerche sulle alghe, sul micelio e sui bio-polimeri dimostrano che il design può trasformarsi in un organismo vivente, in grado di adattarsi alle condizioni ambientali, crescere con il tempo, integrarsi nel paesaggio invece di dominarlo. Nei suoi lavori non c’è solo biotecnologia, ma una visione quasi poetica: la sostenibilità non è un limite, ma una promessa, un invito a ripensare il nostro modo di abitare il mondo.
Oxman non crea oggetti, ma processi, sistemi e organismi complessi, in cui architettura e biologia dialogano per dare vita a spazi capaci di evolversi nel tempo, da raccogliere come frutti. In questa direzione si muovono anche aziende italiane come Visionnaire, espressione del meta-lusso e della maestria artigianale che da sempre distingue il design del nostro Paese. Lusso che, oggi, non si misura più solo nella ricchezza dei materiali, ma nella capacità di creare bellezza senza compromettere il futuro. Visionnaire esplora materiali bio-based, ridisegnando il concetto di esclusività in chiave ecologica. I loro arredi non sono solo oggetti, ma manifesti: un equilibrio tra eleganza e responsabilità, tra innovazione e memoria. Ogni fibra, ogni superficie, racconta una storia di ricerca sui materiali rinnovabili, di collaborazioni con artigiani locali, di una produzione che si fa sempre più circolare e consapevole. È un lusso che non ostenta, ma avvolge, che non impone, si integra. La sostenibilità non è più un’opzione, ma un imperativo per chi desidera creare ambienti senza tempo, in armonia con il contesto in cui si inseriscono.
Questi principi trovano una concreta espressione al Salone del Mobile 2025, dove il design si fa manifesto di una nuova sensibilità. Unopiù presenta la collezione SALÒ, disegnata da Matteo Thun e Benedetto Fasciana, ispirata ai paesaggi lacustri italiani: un’ode alla leggerezza e alla purezza delle forme. Qui, l’alluminio color terracotta, grafite e salvia si intreccia con tessuti sofisticati, componendo un sistema modulare di sedute e complementi che si adatta con grazia a contesti privati e hospitality. È una visione contemporanea degli esterni, in cui il design non è solo funzione, ma emozione, un invito a immergersi nella natura senza forzarla, senza sovrastarla. Il futuro dell’outdoor non è più, quindi, solo una questione di stile, ma di equilibrio. Giardini pensili che si nutrono di pioggia e sole, pareti verdi che respirano con la città, arredi che dialogano con il vento e la luce: il design diventa un ponte tra tecnologia e sensibilità ecologica, tra innovazione e rispetto per il Pianeta. L’esterno non è più un semplice spazio da arredare, ma un ecosistema pulsante, in cui ogni elemento è progettato per esistere in perfetta armonia con il mondo naturale. È un ritorno alla biologia delle cose, un passo sul sentiero della sostenibilità, una promessa di bellezza che sa contemporaneamente di futuro e di tutto ciò che è sempre stato.
