Decine di milioni dai fondi offshore per coprire il buco dei costruttori pugliesi Fusillo, grandi debitori dell'istituto degli Jacobini. Nelle carte dell'indagine la comprovendita di un palazzo a pochi metri dal monumento romano

Popolare di Bari, nuovi arresti: quegli affari spericolati tra Gibilterra e Fontana di Trevi

Soldi a Gibilterra e in Lussemburgo. Una lunga scia di affari che arriva a Roma, a pochi passi dalla Fontana di Trevi. Porta lontano dalla Puglia, la nuova puntata dell'inchiesta giudiziaria sulla Popolare di Bari che coinvolge Marco e Gianluca Jacobini, padre e figlio, fino all'anno scorso a capo dell'istituto di credito travolto da un buco di oltre un miliardo di euro. Insieme ai due banchieri, nell'elenco degli indagati finiti oggi ai domiciliari su richiesta del procuratore Roberto Rossi e dal pm Lanfranco Marazia troviamo anche il finanziere Girolamo Stabile e l'immobiliarista Salvatore Leggiero, cresciuto a gran velocità negli anni scorsi con acquisti a raffica di palazzi nel centro di Firenze, Roma e Milano.

Girolamo Stabile
Stabile e Leggiero, accusati di concorso in bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio, si erano messi in affari con i costruttori pugliesi Fusillo, falliti sotto il peso di debiti complessivi per oltre 300 milioni di euro. Era stata la Popolare di Bari a finanziare gran parte delle iniziative dell'impresa pugliese: centri commerciali, villaggi turistici, un polo della logistica a Rutigliano, solo per citare gli interventi più importanti. Con i soldi dell'istituto di credito, Leggiero aveva comprato dai Fusillo un intero palazzo a Roma a pochi decine di metri dalla Fontana di Trevi. Un'operazione, quest'ultima, che secondo le accuse dei magistrati sarebbe servita solo a mettere al sicuro un asset patrimoniale di gran valore poco prima del crack dei costruttori. Da qui la nuova indagine della magistratura, con gli arresti domiciliari disposti oggi per Giacomo Fusillo e per Gianluca Jacobini, mentre per Vito Fusillo e Marco Jacobini è stata disposta l'interdizione per un anno.

Stabile, un finanziere con ufficio nella centralissima piazza San Lorenzo in Lucina a Roma, a capo di una rete di società tra Londra, Lussemburgo e Gibilterra, aveva dapprima traghettato i Fusillo a caccia di finanziamenti verso la Popolare di Vicenza. I soldi erano arrivati sotto forma di investimenti del fondo lussemburghese Optimum, a sua volta foraggiato dalla banca veneta. Quando quest'ultima tra il 2015 e il 2016 è arrivata al capolinea travolta dalle perdite, Stabile è rimasto al fianco dei Fusillo con il fondo Kant capital con base a Gibilterra. Secondo le accuse, però, gli investimenti del fondo offshore, con il via libera della Popolare di Bari, sarebbero serviti solo a prolungare l'agonia del gruppo dei Fusillo, tutto questo a danno degli altri creditori.

Salvatore Leggiero sul sito dell'immobiliare
Con l'obiettivo di puntellare il gruppo dei Fusillo, la banca degli Jacobini è stata costretta a giocare di sponda a Roma, per aggiustare partite a rischio aperte a Bari. Si arriva così a pochi metri da Fontana di Trevi, a un palazzo Art Déco che fino a pochi anni fa ospitava gli uffici dell'Authority delle comunicazioni. Tre anni fa l’immobile ha cambiato proprietario. A vendere sono stati i Fusillo, mentre nel ruolo di compratore è sceso in campo Leggiero, che ha sborsato circa 50 milioni per aggiudicarsi gli oltre 5 mila metri quadrati su quattro piani e una magnifica terrazza sul tetto che si affaccia su via delle Muratte: l'obiettivo era quello di trasformarlo in un albergo, l'hotel De Angelis. Il conto dell’operazione è stato in buona parte pagato dalla Popolare di Bari che ha finanziato una società di Leggiero, la Roma Trevi, con un mutuo di 32,5 milioni, cioè il 75 per cento circa del prezzo d’acquisto. Un altro prestito di circa 6 milioni era invece destinato a pagare i lavori di ristrutturazione.
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Il cerchio si è chiuso, quindi. La Popolare di Bari è riuscita a cambiare cavallo in corsa trasferendo il proprio credito da un debitore in gravissima difficoltà, Fusillo, a un altro che offriva maggiori garanzie, cioè Leggiero. A settembre dell'anno scorso, però, i costruttori pugliesi hanno fatto crack ed è partita la nuova inchiesta della procura di Bari. Tempo un anno e sono arrivati gli arresti.

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