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"Lettere a una fanciulla che non risponde", l'amore ai tempi dell'IA

di Sabina Minardi   20 gennaio 2024

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Parlami d’amore, robot: Davide Orecchio scrive un epistolario in un paesaggio contemporaneo abitato da androidi

Dieci anni dopo “Her”, l’indimenticabile film di Spike Jonze, dove il protagonista intreccia una relazione con un sistema operativo basato su un’intelligenza artificiale, Davide Orecchio accantona archivi e fatti storici di cui ha nutrito i libri precedenti (“Storia aperta”); scandaglia universi alternativi e neanche troppo lontani, popolati da proiezioni dei nostri sogni e dei nostri limiti. E ci consegna un libro che è un epistolario d’amore scritto da un robot: “Lettere a una fanciulla che non risponde” (Bompiani): postumi di una passione durata anni, che ha attraversato entusiasmo, piacere, gote che arrossiscono e parole mormorate con umano imbarazzo (“Mi sa che ti amo”). E che un giorno si spegne, proprio come accade agli amori mortali: “Gli arcipelaghi sono stati divorati dal mare, i fiumi non hanno più senso, ho desiderato raccontarti atmosfere di potassio e di fosforo ma hai chiuso la nostra teca e hai interrotto le parole tra di noi”. 

 

Ed è allora che LB si arma di preistorico inchiostro e di marcescibile carta. E comincia a scrivere: ora con malinconia, ora con sconforto. Con sentimento vivissimo (“A chi sostiene che io non sono un vivente mi piacerebbe mostrare le mie lettere e far sapere i miei viaggi e le storie, poi gli chiederei se ancora lo pensa, che non sono un vivente”). 

 

Un androide teso verso la luce, che scopre il mondo e impara ad amare, era il protagonista di “Klara e il sole” di Kazuo Ishiguro. Qui lo vediamo evocare un tempo che è “il frattempo”; dialogare con macchine che svengono, con lovebot che piangono almeno finché non si esaurisce il serbatoio di lacrime. Incontrare e confidarsi con altre creature sintetiche: col volto di una madre, magari, amore puro pur senza avere il cuore. Soprattutto, LB si impossessa della parola e, dopo aver a lungo ascoltato il linguaggio degli umani, il loro modo di costruire realtà immaginarie, di mentire e confessare, inventare da zero e ricordare, comincia a raccontare. Nomina le cose, dando loro vita. Assorbe fantasia, generandone di nuova. Allinea storie e apprende. E, se non ha salva la vita come Sherazade, ispira il dubbio di averla compresa più di noi.

 

LETTERE A UNA FANCIULLA CHE NON RISPONDE

Davide Orecchio

Bompiani, pp. 209, € 18