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Quando mangiavo ciliegie sotto spirito con Hitler, Manja Präkels tra nostalgia e nazionalismo

di Sabina Minardi   14 marzo 2024

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Vivere nella Germania dell’Est. Assistere alla scomparsa della DDR. E sprofondare in un pericoloso fanatismo. Nel primo romanzo dell'autore

Una cittadina nel Brandeburgo, attraversata dai fiumi Havel e Sprea, punteggiata di laghi dove si può pescare e boschi dove ci si può perdere. Il clima politico della DDR. E due ragazzini, vicini di casa, Mimi e Oliver, che giocano a calcio insieme, si ubriacano in segreto, insieme attraversano infanzia, adolescenza e quel tempo complicato e di metamorfosi nel quale l’incertezza è la norma, il bullismo è frequente e tutto è ancora possibile. Anche che uno dei due diventi il Führer di una banda di neonazisti.

 

“Quando mangiavo ciliegie sotto spirito con Hitler” (pubblicato da Voland e tradotto da Silvia Morante e Stephanie Kunzemann) è il primo romanzo di Manja Präkels. Che ha ripercorso un nodo della contemporaneità, aggrovigliato da una collettiva rimozione: la caduta del muro di Berlino, la riunificazione della Germania, la vittoria della libertà sull’oppressione. Ma anche lo spaesamento di gente catapultata in un altro mondo, rispetto al quale la propria identità viene d’improvviso fatta a pezzi.

 

L’abbiamo conosciuta come “Ostalgie” la nostalgia dell’Est, credendola solo un’affettuosa tensione verso cose, sapori, desideri, emozioni perdute, priva di intenzioni autenticamente restauratrici, rappresentata al cinema e nell’arte. Poi il soviet revival ha tolto la maschera, ha inondato le strade di capelli color platino e braccia alzate, ha mostrato il volto pericoloso. E la letteratura ha cominciato a fare domande, a rileggere ciò che era stato frettolosamente accantonato: Helga Schubert, Lukas Rietzschel, Bernhard Schlink, Ingo Schulze con quella struggente storia di un tranquillo libraio travolto dai cambiamenti, che scivola in un rabbioso sovranismo (“La rettitudine degli assassini”, Feltrinelli). Präkels, che sta lavorando al seguito del libro, riflette sulla libertà individuale, sui fattori economici che hanno marcato discriminazioni nella società tedesca, sul dialogo mancato tra generazioni. Da romanziera, però, e con ironia, solo ponendo due vite una di fronte all’altra: le emozioni di un ragazzo e di una ragazza, i timori e la spavalderia, la quotidianità di chi sta dalla parte della libertà. O sceglie la violenza.

 

QUANDO MANGIAVO CILIEGIE SOTTO SPIRITO CON HITLER
Manja Präkels
Voland, pp. 248, € 18