Buio in sala

La sinistra sarà pure in crisi, ma per Guédiguian "La festa continua"

di Fabio Ferzetti   16 aprile 2024

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Passioni, entusiasmo, nostalgia. Il regista marsigliese unisce critica e affetto in un film costruito intorno alla sua musa, la moglie Ariane Ascaride

Un pugno di personaggi di varie età ma legati a doppio filo. Una città che cambia ma non si rassegna. Un film quasi senza storia ma traboccante di sentimenti, di sogni (talvolta letteralmente), di tensioni ideali (si può ancora usare questa espressione?), insomma di carattere. 

 

Il carattere di Marsiglia e quello di Robert Guédiguian, marsigliese di origini armene, instancabile cantore delle ragioni - e dei torti - della gauche. Che torna ai suoi meravigliosi attori di sempre, in testa sua moglie Ariane Ascaride e Jean-Pierre Darroussin, per passare in rassegna ciò che non va, oggi, cioè quasi tutto. Ma anche per consegnarci, malgrado l’evidenza, un messaggio di fiducia se non di speranza. Speranza nell’azione collettiva, altra parola dimenticata, e nelle risorse segrete di ciascuno di noi.

 

Si comincia con un pezzo di città che crolla (accadde nel 2018, due palazzi in rue d’Aubagne, 8 morti e centinaia di sfollati sotto il busto di Omero, che è in certo modo il nume tutelare del film). Si finisce con una frase del situazionista Raoul Vaneigem, «dobbiamo affermare senza sosta che nulla è finito, tutto comincia». Tra un capo e l’altro Rosa (Ascaride), infermiera e madre di famiglia, cerca di conciliare lavoro e militanza (il personaggio evoca a tratti Michèle Rubirola, che accettò di diventare sindaca di Marsiglia solo perché era l’unica a mettere tutti d’accordo ma si dimise dopo pochi mesi). 

 

Suo figlio Sarkis (Robinson Stévenin), gestore di un caffè armeno, si innamora di un’attivista e musicista che ha tutte le qualità del mondo tranne una, che non diremo (Lola Naymark). Mentre il padre della ragazza (Darroussin), ex libraio e lettore accanito, arriva in città per il fidanzamento ma scopre che l’amore non ha età. Concetto ribadito dal maturo zio Antonio («come Gramsci»), sottaniere inguaribile e senza sensi di colpa (Gérard Meylan).

 

E via divagando in un susseguirsi di scene domestiche e omaggi ora alla bellezza ora all’impegno, che incrociando introspezione e lirismo, effusione e umorismo, ribalta con toni quasi didattici la cupezza degli ultimi Guédiguian (“La casa sul mare”, “Gloria Mundi”). Regalando momenti di autentica grazia anche grazie all’amore con cui l’autore continua a filmare Ariane Ascaride, anima, musa, centro irradiante di un cinema capace di mescolare la voce struggente di Aznavour alle sofisticate partiture di Michel Petrossian. E a una pioggia di citazioni culminante nelle cinciallegre di Rosa Luxemburg. È una scommessa ma sì, la festa può continuare.

 

E LA FESTA CONTINUA!
di Robert Guédiguian, Francia-Italia,
106’