Business di governo

La pioggia di milioni diretta a Borgo Egnazia per il prossimo G7

di Gianfrancesco Turano   2 febbraio 2024

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Meta di vacanze di Giorgia Meloni, il resort pugliese della famiglia Melpignano ospiterà il prossimo incontro dei capi di stato. Perché i rapporti con il potere hanno assicurato una svolta negli affari

Se seimila euro vi sembrano tanti, lasciate perdere il turismo di lusso. È questo il canone pagato allo Stato da Cataldo Melpignano detto Aldo nel 2023. Per l’esattezza, sono 5.983,82 euro. Nell’anno in corso, applicando lo sconto del 4,5 per cento che va in senso inverso rispetto all’inflazione, il canone del resort a cinque stelle Borgo Egnazia a Savelletri di Fasano (Brindisi) dovrebbe scendere a poco più di 5.700 euro. Non tantissimi per i 3.400 metri quadrati di Cala Masciola, una spiaggia circondata da ogni comfort, dalla spa al campo da golf, che dal 2017 ospita il Senior Italian Open intitolato alla memoria di Sergio Melpignano, padre di Aldo.

 

I grandi del pianeta convocati da Giorgia Meloni dal 13 al 15 giugno prossimi nel quadro della presidenza italiana del G7 proveranno invidia per un’Italia così disponibile verso l’imprenditoria turistica. Purché nazionale, s’intende. La mancata messa a gara delle concessioni balneari in spregio della direttiva Bolkestein si è conclusa con l’ennesimo rinvio chiesto dal governo per realizzare una nuova versione della mappatura dei litorali che ha fatto ridere Bruxelles lo scorso autunno.

 

Ma questa è un’altra, triste storia. Le buone notizie sono che Borgo Egnazia ha scavalcato i momenti difficili della pandemia ed è un punto di riferimento dell’hôtellerie nazionale. La ex wedding valley salentina – dove convolarono a nozze il cantante Justin Timberlake e l’attrice Jessica Biel (ottobre 2012), con accompagnamento al piano di Elton John, o il vicepresidente di Google Nikesh Arora, fra una pizzica e un numero bollywoodiano, dove è apparsa Madonna, nel senso laico del termine, e George Clooney, e la famiglia Beckham, e Ashton Kutcher con la moglie Mila Kunis – ha svoltato nella politica ad alto livello da quando la presidente del Consiglio l’ha scelta come località di vacanze.

 

Ha svoltato anche nei conti, in verità. Dopo qualche anno difficile nei dintorni della pandemia, le aziende della famiglia Melpignano guidate dalla vedova del tributarista Sergio, Marisa Lisi Vita, e dai tre figli Viola, Aldo e Francesco, in ordine decrescente di anagrafe, hanno ricavi aggregati per oltre 80 milioni di euro nell’ultimo anno i cui bilanci sono disponibili (2022). Dai preconsuntivi sembra che il 2023 abbia superato le attese più favorevoli per le quattro società della Val d’Itria. In ordine calante di fatturato, sono Egnathia iniziative turistiche (Eit), che consolida anche il circuito di golf, Borgo Egnazia, Iniziative San Domenico ed Egnathia ospitalità italiana. Il G7 pugliese, che inizierà il giovedì successivo alle elezioni europeo-amministrative dove FdI è il favorito da battere, porterà alla località brindisina una notorietà globale definitiva e persino superiore a quella offerta dalle riprese della soap senza fine “Beautiful”.

 

Aldo Melpignano

 

Rispetto a un simile traino pubblicitario passano in secondo piano gli incassi dei pernottamenti che già adesso rappresentano metà delle entrate di Eit, con oltre 40 milioni l’anno da 92 camere e suite definite con modestia nei documenti societari «piccolo albergo sito nel complesso Borgo Egnazia». Per i finanziamenti residui della kermesse di giugno Consip ha messo a gara quattro lotti di appalto per 28 milioni di euro complessivi, appena 3 milioni scarsi in più rispetto al precedente G7 italiano tenuto nel 2017 a Taormina.

 

Ma Egnazia va al di là delle questioni contabili e affonda le radici in un’epopea controversa, emersa nelle cronache di quasi trent’anni fa con l’inchiesta perugina sulle tangenti ai magistrati romani, quando in piazzale Clodio dettava legge Cesare Previti. In quel processo Sergio Melpignano patteggiò una condanna a diciotto mesi dopo decenni trascorsi accanto ai potenti della Capitale, in primis Francesco Gaetano Caltagirone che aveva messo Melpignano senior alla testa dei collegi sindacali dei suoi giornali e – secondo la leggenda – fu il primo a suggerirgli l’investimento turistico in una zona che allora era periferica anche rispetto alle gite per trulli. Salento è sinonimo politico di Massimo D’Alema, che da Melpignano acquistò la tenuta Madeleine in Umbria nel 2009 e a Melpignano era vicino quasi quanto l’ex parlamentare fasanese del Pci-Pds-Ds-Pd, Nicola Latorre, autore del discorso funebre in morte dell’amico il 7 settembre 2015.

 

Melpignano senior, nato nel 1946, un anno dopo la fine della guerra, da una famiglia solidamente schierata con il regime mussoliniano, ha fatto in tempo a risollevarsi dalla condanna per corruzione e a strutturare il gruppo sul modello che ancora oggi è visibile, con amministratori scelti tra parenti come Antonio Neglie o fedelissimi come il direttore finanziario Massimo Comes e Luisa Sportelli della Masseria San Domenico, fondata nel 1996 cioè tre anni prima di Eit. Se il Salento ha una vocazione sempre più internazionale, molto lo deve alla famiglia Melpignano, oggi domiciliata nelle migliori strade di Londra. La signora Lisi è a Belgravia. Aldo, 46 anni compiuti lo scorso settembre, è dalle parti di Holland Park dopo avere studiato da apprendista con l’imprenditore newyorkese Ian Schrager, cofondatore dello Studio 54 negli anni ruggenti della disco-music e in seguito inventore del concetto di boutique hotel. Anche le radici finanziarie del gruppo turistico sono all’estero. In Lussemburgo ha sede la holding Manta Bay, a sua volta controllata da due società italiane della famiglia, l’Agricola Cerasina e l’Immobiliare Girasole 1986.

 

Il salto di qualità dal punto di vista delle risorse per gli investimenti è avvenuto poco più di un anno dopo la morte di Melpignano senior. L’antivigilia di Natale del 2016 Deutsche bank e Manta hanno firmato un contratto di finanziamento contro pegno per 80,1 milioni di euro garantito da un’ipoteca su 160 milioni di immobili. Il creditore era la filiale di Francoforte del Wilmington Trust, una delle principali fiduciarie degli Stati Uniti. Il 26 gennaio 2017, l’anno in cui Flavio Briatore definirà «eroe» Sergio Melpignano alla presenza della sua vedova durante una puntata di “Porta a porta”, il contratto lussemburghese è stato registrato all’Agenzia delle Entrate per una durata non inferiore a diciotto mesi e il debito è stato trasferito pro soluto per 76 milioni di euro alla Borgo, una spv (special purpose vehicle) creata nel quartier generale della Finint a Conegliano (Treviso).

 

 

Ad agosto del 2019 la banca tedesca è stata sostituita anche nel pegno, trasformato in prestito obbligazionario dal gruppo di Enrico Marchi, il fondatore di Finint che con la Save gestisce gli aeroporti di Venezia, Verona, Treviso e che di recente ha acquisito i giornali del Nordest del gruppo Gedi. I rapporti fra Aldo Melpignano e Marchi si sono consolidati negli ultimi anni e hanno portato la famiglia salentina verso le rotte turistiche delle Dolomiti, dove nel 2026 si terranno le Olimpiadi invernali.

 

Nel marzo del 2022 è passato sotto la gestione Melpignano l’Hotel de len (di legno in ladino), l’ex storico albergo Impero di Cortina d’Ampezzo ristrutturato secondo i dettami dell’ecosostenibilità. Il nuovo fronte di sviluppo a Settentrione è tutt’altro che esaurito. I Giochi del 2026 stanno portando in Cadore grandi investimenti infrastrutturali. L’11 dicembre 2023, poco più di un mese fa, il vicepremier Matteo Salvini, il presidente veneto Luca Zaia, i vertici delle Fs e Marchi hanno inaugurato i lavori da 646 milioni di euro per gli 8 chilometri di collegamento ferroviario fra l’aeroporto veneziano Marco Polo a Tessera e la stazione di Calalzo, capolinea per chi vuole andare a Cortina in treno.

 

Anche se i Melpignano per ora sono compratori, grazie a una netta inversione di tendenza nei bilanci dalle perdite del 2020-2021 attenuate da 250 mila euro di ristori Covid, le aziende salentine che macinano milioni di utili dal 2022 sono già state oggetto di interessamento da parte di società estere come Belmond, controllata dal colosso del lusso Lvmh. Il rischio di cessione appare remoto dopo che Melpignano si è dato al management di hotel non di proprietà. «Abbiamo alberghi favolosi gestiti da famiglie straordinarie», ha dichiarato al Sole 24 Ore, «ma è sempre più difficile competere con le compagnie internazionali in espansione nel nostro Paese, non solo nelle mete classiche, ma anche in quelle minori. Il rischio è che i grandi gruppi fagocitino le piccole strutture indipendenti compromettendo l’unicità della nostra ospitalità». I sovranisti di Palazzo Chigi, guerrieri del made in Italy soprattutto quando si tratta di spiagge, hanno apprezzato.