Scenari

Massoneria: i fratelli provano a fare pace con la nuova giunta al Grande Oriente

di Gianfrancesco Turano   16 aprile 2024

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Il Gran Maestro Seminario si è insediato nel palazzo romano di Villa del Vascello. Gli sconfitti, abbandonati per motivi di salute dal loro leader Taroni, fanno buon viso a cattivo gioco. Ma i ricorsi alla magistratura ordinaria continuano

Nel Grande oriente d’Italia, in sigla Goi, ha prevalso la i. È molto italiana la conclusione della Gran loggia di Rimini del 5-6 aprile. Gli sconfitti guidati dall’imprenditore Leo Taroni non hanno mantenuto i propositi bellicosi nei confronti del nuovo Gran maestro, il cosentino Antonio Seminario, sostenuto dall’uscente Stefano Bisi. In parte ha influito un problema di salute dello stesso Taroni, costretto a un intervento chirurgico e assente dalla kermesse della principale obbedienza massonica nazionale con circa 23 mila affiliati. Eppure le critiche alla gran maestranza del giornalista senese Bisi continuano soprattutto sui canali Telegram dove migliaia di iscritti manifestano dissenso al riparo dell’anonimato. Ma il ricorso d’urgenza ex articolo 700 per rivotare non c’è stato e la via della giustizia ordinaria dovrà seguire tempi che non disturberanno i lavori della nuova giunta Seminario. Per i perdenti suona come una soddisfazione minore la vittoria giudiziaria di Antonino Salsone, ex presidente delle logge della Lombardia che è stato a lungo nel direttorio di Bisi prima di cadere in disgrazia e finire sotto processo massonico.

 

Proprio il 5 aprile, giorno di inizio della Gran Loggia di Rimini del 2024, Salsone ha diffuso una sentenza a lui favorevole dal tribunale civile di Roma, chiamato in causa sulla sua sospensione per un commento sulla rielezione di Sergio Mattarella. «La natura apolitica dell’associazione», si legge nel verdetto, «non vale a comprimere il diritto di manifestazione del pensiero di ogni associato fino a precludergli la possibilità di esternare, a titolo personale, il proprio pensiero politico su canali di informazione destinati a raggiungere una moltitudine indeterminata di interlocutori».

 

Per un’organizzazione basata sui principi della laicità è curioso che serva un tribunale a ribadire l’indipendenza d’opinione. Ma la magistratura non ha finito di lavorare su processi civili e penali che hanno come protagonisti i liberi muratori. Alcune logge della Calabria e della Sicilia che hanno sostenuto la candidatura di Seminario continuano a essere citate nelle inchieste contro il crimine organizzato. E se la responsabilità penale è individuale, il messaggio ideale della fratellanza massonica è spesso diventato un’occasione per creare comitati d’affari o camere comuni tra esponenti dei clan e dello Stato.

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Gli arresti e le condanne che hanno colpito i massoni del Goi Alfonso Tumbarello, medico di Matteo Messina Denaro, il farmacista Angelo Lauria e il funzionario della Regione siciliana Lucio Lutri, Vito Lauria, figlio di un capocosca dell’agrigentino, l’ex parlamentare forzista Giancarlo Pittelli, il gioielliere di Vibo Valentia Vittorio Tedeschi e, ancora in Calabria, Michele Licata e il figlio Davide Licata, messi sotto accusa nell’inchiesta “Diacono” sul diplomificio dell’accademia di belle arti Fidia, non sembrano avere smosso le coscienze al punto di sovvertire il quieto vivere. E il buongiorno a Seminario lo ha dato la Dda di Palermo con l’arresto, martedì 9 aprile, di Achille Andò, venerabile maestro della loggia 894 “Filippo Cordova”.

 

Anche il capitolo investimenti è rimasto in ombra, nonostante il conferimento di immobili per circa 9 milioni di euro complessivi alla Fondazione Goi voluta da Bisi come doppione di Urbs, la società romana che fino al 2019 era l’unico braccio immobiliare del Grande Oriente.

 

Sulla Fondazione, l’Espresso ha potuto visionare un documento molto critico sul bilancio consuntivo del 2023 e sul preventivo del 2024. La nuova casa massonica di Cosenza, che ospita i lavori di tredici logge, è costata 3 milioni di euro, una valutazione apparentemente fuori mercato. Quella di Bologna, nella centralissima Strada Maggiore, ha dimensioni più modeste e 2 milioni di costo. A questi vanno aggiunti quasi 800 mila euro di arredi, quasi metà del prezzo d’acquisto. Pescara è costata 1,1 milioni e Taranto oltre 800 mila euro. Gli immobili sono stati comprati con denaro delle capitazioni versato dai fratelli che però, secondo il documento, devono anche pagare un affitto di 190 euro a testa per usufruire delle strutture.

 

Altro elemento bizzarro è che le sedi di Cosenza e di Bologna, entrambe acquistate con mutui del Montepaschi, sono state vendute alla fondazione proprio da Urbs. C’è dunque stato un passaggio di mano da una società di capitali controllata dall’associazione Goi a una onlus che, per definizione, non è controllata da nessuno se non da chi la amministra cioè il Gran Maestro del Goi. Dopo il 5 aprile dovrebbe essere Seminario, ma resta aperta la questione di affidare un ruolo operativo a Bisi, il kingmaker di questa elezione.

 

Per chi ha perso l’alternativa è fra l’accettazione del voto e l’uscita dal Goi. Una delle leggi della libera muratoria è che si resta massoni a vita, una volta iniziati. Fra i tanti che Bisi ha espulso per questioni amministrative o di disciplina interna, alcuni si sono iscritti a logge estere. Altri annunciano migrazioni verso altre obbedienze, come la Gran loggia d’Italia degli Alam ex piazza del Gesù, la Glri o l’Omti nato da una scissione degli Alam. Per ora, le turbolenze del Goi hanno scoraggiato le principali delegazioni estere, assenti a Rimini.