Analisi

Il grande flop del Piano Mattei, tutto media e niente arrosto

di Carlo Tecce   30 gennaio 2024

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Il governo Meloni si è concentrato sugli effetti propagandistici dell'incontro, accentrando ogni aspetto dell'organizzazione. Esito finale? Assenze di peso, gaffe istituzionali e pochi risultati di rilievo

Il pessimo e avvilente debutto del piano Mattei per l’Africa racconta tantissimo del governo Meloni e dei suoi difetti non più ignorabili. Innanzitutto dice che non sempre le operazioni di propaganda riescono e che, quando non riescono, non soltanto falliscono, ma feriscono. Aggiunge inoltre che Roma non è Pechino né Washington e magari neppure Parigi e Berlino e soltanto qui un ospite si permette di umiliare in diretta televisiva la presidente del Consiglio nel giorno di una cerimonia ufficiale: «Non ci avete consultato», ha scandito con tono iroso il capo dell’Unione Africana. E sotto il suo discorso ormai giacciono le spoglie del piano Mattei. 

 

Come ha tentato di spiegare l’Espresso la scorsa settimana, il piano Mattei ha buone e giuste intenzioni. Neanche i più stolti mestieranti della politica negano che l’Africa sia un tema e un tema che vada affrontato in maniera organica e con un approccio non «predatorio». Ci siamo intesi, ma ciò che significa? Nulla se non viene davvero coinvolta l’Unione Europa (e le passerelle di coloro che sono impegnati in campagna elettorale non contano), nulla se disertano Burkina Faso, Guinea, Liberia, Mali, Niger, Nigeria; nulla se il Mediterraneo si spinge fino alle monarchie del Golfo (gli amici che ci mettono i soldi) e proprio gli Emirati Arabi Uniti se ne infischiano. Questo succede perché il governo Meloni non è ben organizzato, ma è troppo accentratore perché diffidente.

 

Il piano Mattei trasferisce a Palazzo Chigi competenze specifiche del ministero degli Esteri e di altri ministeri di rilievo. Quando le amministrazioni vengono accantonate, le amministrazioni non rispondono con solerzia. Nelle ultime settimane, ci risulta, la presidenza del Consiglio ha escluso qualsiasi amministrazione dal piano Mattei, l’ufficio diplomatico non può assorbire ogni cosa (ricordarsi lo scherzo dei comici russi con la telefonata a Meloni). Al dunque nessuno ha seguito con le dovute accortezze le delegazioni e i governi invitati. Le preoccupazioni erano rivolte agli effetti mediatici. Poi s’è visto il risultato. Complimenti.