Il nuovo cd della band romana dei Têtes de Bois. Tra ballate popolari, bossa nova, rock e perle sanremesi. Un album che è anche un tappeto volante di emozioni e di provocazioni

Romba, rimbomba, tossisce. E si spegne. "Ma come ve lo devo dire che gli dobbiamo rifare il motore", protesta Andrea. "Ma dai che s'accende. E 50 chilometri sono garantiti", gli fanno Luca e Carlo. Romba, rimbomba, tossisce. E si accende. Benvenuti a bordo della macchina del tempo. Herbert G. Wells ne sarebbe orgoglioso. La creatura di lamiera è un camioncino Fiat 615 NI del 1956, targa Roma 48, cambio al volante e contachilometri che scatta ogni dieci chilometri. Siamo nel suo hangar, ad Anguillara, sul lago di Bracciano. Missione: Roma, 62 chilometri e 600 metri e una bottiglia da stappare sotto la statua di Giordano Bruno a Campo de' Fiori. Qui, 15 anni fa, il 15 febbraio 1992, sono nati i Têtes de Bois, band pop-folk-jazz-rock e chissà quant'altro, formata da sei ragazzi romani. Arrivarono a bordo del loro Fiat 615 e sul retro adibito a palco iniziarono la loro piccola Woodstock e il loro lungo viaggio. Da allora il Fiat 615 di strada ne ha macinata. Oltre 500 esibizioni tra feste e festival, kermesse di piazze e di strade, teatri e tendoni. Quattro album e un Premio Tenco nel 2002 come migliori interpreti.

Fischia il vento sulle fiancate del Fiat 615 che sul filo dei 40 all'ora corre tra gli alberi della via Braccianese. E attacca la tromba di Luca De Carlo, per introdurci nel mondo dei Têtes de Bois attraverso 'La leva', un classico di Paolo Pietrangeli, brano che apre il loro nuovo lavoro: il cd 'Avanti Pop', editore il manifesto, in uscita tra pochi giorni (su Internet: www. avantipop.it). Ma 'Avanti Pop' non è solo un cd, è un'idea, un progetto politico, di impegno sociale e civile. Che comincia l'8 maggio 2006 con un concerto all'Auditorium Parco della Musica di Roma e prosegue in un tour che vuole toccare tutte le regioni italiane, "per dare visibilità ai conflitti del nostro tempo", dice Andrea Satta, voce e portavoce del gruppo: "Il lavoro, prima di tutto, che ieri come oggi evoca sangue e rabbia, tradimenti e riscatti. Tra caporali e sfruttati, precari e disoccupati". Un tour in tante tappe, che ha già abbracciato i cancelli della Fiat Sata di Melfi e i campi di pomodoro di Borgo Libertà a Cerignola, le acciaierie di Terni e le cartiere di Isola Liri. Ogni incursione è un vortice di musiche, poesie, letture, tra ospiti a sorpresa, Nada e Teresa De Sio, Moni Ovadia e Marco Paolini, e testimoni delle lotte di quel luogo: le tute bordeaux della Fiat Sata o i clandestini africani del Foggiano. Ma non si pensi a un rituale della Memoria o a una celebrazione della retorica. Tutt'altro.

Sul Fiat 615 la batteria di Lorenzo Gentile e poi il basso di Carlo Amato ci portano nella title-track del nuovo cd: 'Avanti Pop', appunto (la si può ascoltare in anteprima sul sito de 'L'espresso': www. espressonline.it). E su questo tappeto volante di idee e di emozioni si liberano i ricordi. "Con i Têtes de Bois non sai mai cosa può capitare", dice il cantante Daniele Silvestri: "Io sono stato con loro a Isola Liri. E finché non sono salito sul palco non sapevo davvero che cosa dovevamo fare. Ma questa è la loro filosofia, di musicisti di strada che intervengono sul sociale con un approccio giocoso e irriverente, attraverso ricordi di lotte e sofisticate ricerche sonore che sconfinano dal rock al free jazz". "A Terni io invece mi sono congelato le dita", ricorda il disegnatore Sergio Staino: "Faceva un freddo polare e il mio pennarello sembrava un ghiacciolo. L'anarchia creativa dei Têtes mi fa bene, mi ringiovanisce. Ma quando mi faranno cantare?". Professor Alessandro Portelli, come, anche lei, un serio studioso di letteratura americana che insegna all'Università di Roma e un fine ricercatore di culture popolari, sul Fiat 615? "A dire il vero a Terni mi fecero salire su uno dei due Ape della Piaggio parcheggiati accanto al camioncino. Sull'altro Ape c'era l'attore Ascanio Celestini. Ero imbarazzatissimo. Ho parlato delle mie ricerche sulle acciaierie. Mi sono divertito e non mi hanno lanciato pomodori". E lei Celestini, l'affabulatore, lo sciamano di mille storie, che ha combinato? "Ho raccontato ai ragazzi perché il 2000 è arrivato a Terni nel 1953. Già, gli anziani chiamano 'il 2000' quell'anno, perché alle acciaierie vennero licenziati 2 mila operai".

Sosta forzata sulla via Cassia, a far sfiatare il motore e rimboccare d'acqua il Fiat 615. Pubblico: un gregge di pecore. Ed ecco il pianoforte di Angelo Pelini e la chitarra di Maurizio Pizzardi. E gli altri brani del nuovo album dei Têtes de Bois. Omaggi a Rocco Scotellaro ('Rocco e i suoi fratelli', con il Coro dei lucani capeggiato da Rocco Papaleo) e al poeta Piero Ciampi ('Andare camminare lavorare'), a Matteo Salvatore ('Lu furastiero') e a Giorgio Gaber ('Il mio corpo'). E dopo una dolcissima bossa nova da un testo di Chico Buarque de Hollanda ('La costruzione') irrompe il vocione del giornalista di 'Repubblica' Gianni Mura, interprete del 'Camionista'. "Tranquilli, non so cantare e non ho velleità artistiche", ci rassicura Mura: "I Têtes de Bois sono dei rigattieri di cose perdute. Che poi con l'ago e il filo della loro arte ricuciono sul tessuto della nostra quotidianità. Poiché anch'io sono un trovarobe, gli ho regalato questa poesia di un camionista anonimo che conservavo gelosamente". Ma sul palco del camioncino già sfila la processione della 'Sa mundana cummedia', del minatore sardo e poeta in ottava rima Salvatore Poddighe morto suicida nel 1938 perché le autorità gli censurarono la 'Mundana commedia', sua versione terrena della 'Divina commedia'. Appaiono santu Crispino e santu Cosimo, santu Diamanu e santu Giuanne Battista. E 44 gatti. Sì, proprio i 44 gatti in fila per sei col resto di due, altro brano del cd, "canzone di protesta, rivoluzionaria", dice Satta: "Non a caso vinse nel 1968 lo Zecchino d'oro". "Sono dei pazzi", se la ride un'altra ospite di questa zattera senza tempo, la cantante Paola Turci: "Sono stata con loro a Melfi. Che emozioni. Mi hanno rapita quando mi fecero conoscere Marie Cécile Ferré, figlia del grande Leo. Il nostro mito comune e santo protettore". "Sì, sono pazzi", conferma l'attore Rocco Papaleo, ospite della tappa di Avanti Pop a Lavello: "Ma sono degli invasori pacifici che con grande modernità e atmosfere da jazz club ti portano tra lotte bracciantili e occupazioni operaie". Oppure al Festival di Stradarolo, kermesse internazionale di musicisti di strada che i Têtes de Bois dirigono dal 1997. O ancora ai concerti muti con le ontarie dello zoo, con cuffie stereo per gli spettatori.

Conclude il tema Sergio: Enrico Maria Papes, voce dei gloriosi Giganti. Ci sono anche loro a mo' di bonus track a chiudere il cd. Con l'attore Paolo Rossi cantano 'Proposta' (terza al Sanremo del 1967). Il Fiat 615 romba, rimbomba, tossisce. E riparte. Lasciandosi dietro nella campagna il "me ciami Brambilla e fu l'uperari, lauri la ghisa per pochi denari...". Sì, 'Avanti Pop'. Ma quando arriviamo a Roma?