Petrolio, elettricità, ma anche farmaceutica e alimentari. Un team di esperti da noi interpellati consiglia di puntare su questi settori. Per un bouquet di titoli da tenere nel cassetto

Dieci stelle nella Borsa

Petrolio ed elettricità. In Borsa, tranquillità fa rima con energia: c'è l'Eni in testa alle preferenze per un investimento azionario di lunga durata e dal rischio contenuto, affiancata sul podio da due damigelle d'onore altrettanto 'energetiche', l'italiana Enel e la francese Total. È quanto emerge dal sondaggio de 'L'espresso', che ha interpellato 33 gestori di patrimoni e analisti finanziari, ai quali è stata posta una sola, cruciale domanda: quali sono le azioni su cui può puntare oggi il risparmiatore 'cassettista', interessato cioè ad acquistare dei titoli e a tenerseli senza preoccuparsene per un ragionevole arco di tempo? Il rendimento del Bot, sceso ormai sotto l'uno per cento netto, spinge del resto anche i più prudenti a prendere in esame alternative capaci, nel medio e lungo periodo, di offrire - potenzialmente, sia chiaro - ritorni interessanti. Ma per chi si riaffaccia in Borsa, la condizione di fondo è evitare il drammatico ottovolante che ha agitato i mercati nel 2008, e la inquietante sensazione di essere al centro di un gigantesco gioco d'azzardo. È davvero possibile?

Il concetto di sicurezza confligge in partenza con il concetto di azione: l'investimento in titoli azionari è definito dai libri di scuola un "investimento in un capitale di rischio". Ecco perché non è mai semplice scovare nel listino i titoli 'sicuri'. In passato, la tendenza era di considerare meno pericolose le azioni importanti, che capitalizzano di più, le cosiddette 'blue chip'. Ma dopo gli sconquassi del 2008, un simile modo di ragionare è stato messo pesantemente in discussione. Tante società che una volta erano esempi storici di 'blue chip' hanno subìto clamorose batoste in Borsa e sono sparite dai panieri che raggruppano le azioni principali: il titolo-guida per eccellenza a livello mondiale era quello della General Motors, il colosso dell'auto di Detroit che sta facendo versare amare lacrime agli investitori di tutto il pianeta che l'hanno ancora in portafoglio. È cambiata parecchio anche la lista delle blue chip italiane.

Dieci anni fa, in testa al gruppo c'erano Telecom Italia e la controllata Tim: ciascuna valeva oltre 80 miliardi di euro di capitalizzazione. Ora Tim sul listino non c'è più e, sulla base delle attuali quotazioni, Telecom Italia capitalizza 13,2 miliardi di euro ed è soltanto sesta nella graduatoria dei più importanti titoli italiani.

La classifica, un tempo dominata da telefoni e telefonini e affollata ai piani alti da numerosi titoli bancari, ora vede saldamente al comando l'Eni: la società guidata da Paolo Scaroni vale da sola oltre il 17 per cento di tutto il listino milanese e pesa più del doppio della seconda del ranking, l'Unicredit di Alessandro Profumo. Insomma, grandezza non significa sempre anche sicurezza, per un risparmiatore che vuole conservare a lungo il possesso di un titolo. Allargando lo sguardo all'intera Europa l'impressione non cambia: nel paniere Euro Stoxx, che raccoglie i titoli maggiormente rappresentativi dell'area dell'euro, la squadra si è profondamente rinnovata: delle 50 azioni che lo componevano dieci anni fa ne sono rimaste solo 29.

Energia, telefonia e finanza erano considerate in passato i tre settori tipici per le attitudini del 'cassettista' italiano. Ma nell'estate 2009, gestori e analisti credono che Tlc e finanza abbiano perso i tratti distintivi dell'investimento tranquillo. "Appesantite da un debito imponente e alle prese con una spietata competizione che erode i margini, le società telefoniche non sembrano nelle condizione di far soldi come in passato: sarebbe assai azzardato dare ora la patente di società da cassettisti agli ex monopolisti come Telecom Italia, Deutsche Telekom o France Telecom", è la stroncatura di Davide Pasquali di Pharus Sicav. Va detto, tuttavia, che l'inglese Vodafone, Deutsche Telekom e France Telecom qualche voto positivo dalla giuria degli addetti ai lavori l'hanno portato a casa. Decisamente peggiore appare invece la pagella delle banche del Vecchio Continente. "Oggi, i classici finanziari non sono più idonei per un investimento da cassettista: in genere, sono troppo esposti alle turbolenze dei mercati", sostiene Lorenzo Astolfi di Sal Oppenheim. Gli fa eco Davide Manenti di Nuovi Investimenti Sim: "È piuttosto difficile capire oggi cosa possano nascondere ancora i bilanci delle grandi banche e compagnie assicuratrici europee. Probabilmente parecchie tra loro avranno bisogno di aumenti di capitale e ciò le rende automaticamente poco appetibili per un cassettista". Né Unicredit né Intesa Sanpaolo, i due giganti del credito tricolore, danno agli esperti la garanzia di un futuro stabile da suggerire ai risparmiatori: raccolgono rispettivamente soltanto una e due raccomandazioni. Sul fronte finanziario fanno eccezione le eterne Generali, tradizionale titolo da cassetta per generazioni di risparmiatori: nonostante negli ultimi cinque anni non abbiano particolarmente brillato sul listino, il dividendo non l'hanno mai fatto mancare. "Le Generali si riprenderanno anche in Borsa, e a questi prezzi non è sbagliato farci un pensierino", azzarda Wolfram Mrowetz di Alisei Sim.

Ma che caratteristiche dovrebbe avere, all'indomani della bufera scatenata dalla crisi dei mutui subprime, un titolo da conservare nel cassetto? "Bisogna puntare su società capaci di garantire una crescita stabile nel tempo, magari non impetuosa ma duratura, in grado di generare cassa costantemente e distribuire con regolarità interessanti dividendi", è la ricetta di Marco Seveso di Bpm Gestioni Sgr. L'identikit si sposa quasi alla perfezione con il profilo delle società attive nell'energia e nelle 'utilities' ed è condiviso dai money manager, che piazzano ben quattro società energetiche tra le prime dieci. "Non vedo una reale volontà da parte dei governi di liberarci dalla dipendenza del greggio e quindi nei panni di un cassettista avrei fiducia nei petroliferi", afferma Stefania Guetta di Twice Sim. Le società attive in campo energetico, inoltre, sono storicamente generose nel distribuire utili agli azionisti. E alle quotazioni attuali, molte di quelle ben piazzate nel sondaggio incorporano un ghiotto rendimento atteso per l'esercizio 2009. "Per l'Enel parliamo di un dividendo lordo dell'8 per cento rispetto al prezzo dell'azione, per A2A del 7,90, per Eni del 7,60, per Terna del 7,20. E tutto ciò mentre si sa già che tanti grandi gruppi industriali e finanziari non sganceranno neppure un centesimo di dividendo", sottolinea Tommaso Federici, gestore di Banca Ifigest. Eni e Enel godono dei favori degli esperti. Ma se la prima ha tenuto botta in Piazza degli Affari, la società elettrica ha rifilato qualche delusione ai suoi azionisti-risparmiatori. "Per le sue prospettive future, il passato conta poco", dice Luca Lodi della Fida. "E anche se ha pagato troppo la spagnola Endesa, ha colto l'occasione per diventare leader nel mercato iberico e ne beneficerà di certo", aggiunge Mauro Vicini di Websim.it.

La prima delle azioni estere raccomandate è la francese Total, e un'altra petrolifera, l'anglo-olandese Royal Dutch Shell guadagna la sesta posizione. Curiosamente, entrambe le società partecipano con l'Eni alla colossale operazione Kashagan, sul Mar Caspio, dove nel 2011 dovrebbe cominciare lo sfruttamento del più grande giacimento petrolifero scoperto negli ultimi quarant'anni. Non si vive solo di benzina e di corrente elettrica, però: bisogna mangiare e curarsi. Ed ecco che gli esperti affollano la top ten del cassettista con alcuni bei nomi dell'industria europea dell'alimentare e del farmaco: anche se le loro azioni sono espresse in franchi svizzeri (e quindi il risparmiatore dovrà tener d'occhio non soltanto la quotazione ma pure il rapporto di cambio tra l'euro e la divisa elvetica), la Nestlè e la Roche sono le società non-energetiche più raccomandate. Dell'azienda del latte in polvere e del Nescafé piacciono diversificazione e presenza capillare in tutto il mondo. Poi c'è spazio per un altro big del largo consumo come Unilever e due altri protagonisti della medicina come Bayer e Sanofi-Aventis. "Io punterei sui farmaceutici, magari attraverso un Etf, perché il singolo titolo può risentire della scadenza di un brevetto, mentre è più rassicurante scommettere sul comparto, che ha grandi potenzialità", puntualizza Gherardo Spinola di Azimut.

Non è detto però che per essere ritenuto tranquillo un titolo debba rappresentare sempre un business consolidato. Così, qualche esperto suggerisce di far rotta sulle energie rinnovabili e individua come buone azioni la danese Vestas e l'italiana Kerself. Ci può stare di tutto, nel portafoglio del cassettista: le pale per fare energia col vento al pari di un pieno di gasolio. Fra cinque o dieci anni, si vedrà chi avrà reso di più.

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