A Gallarate il raduno dell'ultradestra europea e xenofoba: condannati per negazione dell'Olocausto e per roghi del Corano tra i partecipanti. A Milano migliaia in piazza per la contromanifestazione con Schlein. Scontri tra polizia e antagonisti

Il Remigration Summit, l'espulsione degli stranieri "non assimilati" e le sponde con la Lega. Vannacci: "Porterò la battaglia a Bruxelles"

Che la Lega fosse il referente italiano della galassia dell’ultradestra europea che si sta strutturando attorno alla parola d’ordine della “remigrazione” – in sintesi, l'espulsione degli stranieri “non assimilati” – era chiaro ben prima del Remigration Summit che si è tenuto oggi, 17 maggio, a Gallarate. Ma dopo il convegno organizzato al teatro Condominio della cittadina in provincia di Varese, il Carroccio ha ormai scoperto le carte. Ma al di là delle sponde politiche, ci sono stati temi: la chiusura delle frontiere, la difesa dei valori cristiani o occidentali, i rimpatri di chi “non rispetta le nostre leggi”. E mentre la kermesse veniva chiusa dall’ideologo della “remigration”, l’austriaco Martin Sellner, messo al bando da Germania e Svizzera per via delle sue idee, a 40 chilometri di distanza Milano si riempiva di migliaia di persone che sono scese in piazza per manifestare la propria contrarietà alle teorie sdoganate all’interno del teatro Condominio.

I contatti con la Lega

Il responsabile Esteri della Lega Giovani, Davide Quadri, l’ha detto chiaramente all’ingresso della kermesse: “La remigrazione è un tema del nostro partito”. Ma se Quadri non può essere annoverato tra i big capaci d’interpretare la linea della Lega a trazione salviniana, allora ci ha pensato Roberto Vannacci a chiarire la direzione che ormai da tempo ha preso il partito con cui è stato eletto a Bruxelles. Il generale prestato alla politica, fresco di nomina alla vicesegreteria della Lega, è stato tra gli ospiti d’onore, inviando un videomessaggio perché impegnato a Lucca a un convegno di anti-abortisti con Pro Vita & Famiglia: “Vi do il mio sostegno – ha detto l’europarlamentare aprendo il Remigration Summit – la remigrazione non è uno slogan ma una proposta concreta. Vuol dire mette al centro gli italiani, gli europei. È una battaglia di libertà e civiltà, di sicurezza, che è il vero spartiacque fra destra e sinistra. Non stiamo pronunciando una brutta parola, non stiamo parlando di odio come molti ci accusano oppure di discriminazione ma stiamo parlando di buon senso, del diretto, anzi, del dovere che ogni Stato ha di ripristinare l'ordine, la sicurezza e la sovranità sul proprio territorio”.

 

La Lega, ha assicurato, “c'è e continuerà a combattere per una politica di rimpatri seri, selettivi ed efficaci, per una Europa che protegga e non si svenda e per una Italia che non si arrenda alla paura ma trovi l'orgoglio delle sue radici”. E poi una promessa di portare il tema nelle stanze della politica che conta, che è un po’ l’obiettivo dei militanti d’ultradestra accorsi a Gallarate: “Porterò questa battaglia a Bruxelles con orgoglio e determinazione perché se l'Europa non torna a proteggere i suoi popoli non ha futuro”. Alla kermesse, sempre in videocollegamento, ha partecipato anche l’altra vicesegretaria leghista, Silvia Sardone: “Dobbiamo decidere che futuro vogliamo per l'Italia e per l'Europa. Io non voglio un futuro in cui le croci devono essere nascoste, con il canto del Muezzin nelle strade, non voglio un futuro di veli e non voglio un'Europa che rinnega le proprie radici. Non credo che la soluzione sia quella di indietreggiare da quello che siamo. Oriana Fallaci diceva che ci sono dei momenti nella vita in cui parlare è un obbligo e tacere è una colpa. Io credo che questo sia uno di quei momenti. Quindi – ha concluso – noi a testa alta e con orgoglio dobbiamo ribadire e lottare per quello che siamo e che è la nostra storia. In prima fila alla kermesse c’era anche il capogruppo del Carroccio in Lombardia, Alessandro Corbetta, tra i più strenui difensori della “remigrazione” e che nelle ultime settimane si è battuto, trovando in Salvini una sponda, affinché il convegno potesse tenersi senza problemi.

L'annuncio del luogo all'alba del 17 maggio

Percorso tortuoso, quello del primo Remigration summit europeo. Annunciato già a gennaio e inizialmente in programma a Milano, ha subito attirato polemiche e prese di posizione. Fino all’impegno esplicito del sindaco Beppe Sala di fare di tutto affinché la kermesse dell’ultradestra xenofoba europea non si facesse nel capoluogo lombardo: obiettivo raggiunto. Così, gli organizzatori avevano virato verso un hotel, il Dolce di Malpensa di Somma Lombardo, che poi ha disdetto le prenotazioni e annullato l’evento. Tutto è rimasto segreto fino alle prime ore dell’alba del 17 gennaio, quando alle 6 in punto sono state recapitate le mail alle caselle di posta di chi aveva comprato con largo anticipo i tickets per l’evento: il luogo scelto è stato, appunto, il teatro Condominio di Gallarate. Con il lascia passare del sindaco, il leghista Andrea Cassani, segretario provinciale del Carroccio: “Ognuno qui può esprimere le proprie opinioni”. Un altro particolare: al Remigration Summit tutto è stato a pagamento. I biglietti (400, andati sold out) andavano dai 40 euro per la semplice partecipazione all’evento e al coffee break fino ai 200 comprensivi anche di party finale e cena. Per seguire il summit da remoto bisognava pagare cinque euro.

Gli ospiti del Remigration Summit

Ma torniamo ai temi e agli ospiti. Il principale leader, Sellner, a capo del Movimento austriaco degli identitari fino allo scorso anno, è salito agli onori delle cronache grazie a un’inchiesta giornalistica del collettivo investigativo Correktiv che ha reso pubblico un incontro privato, tenuto a Postdam nel novembre del 2024, in cui si parlava esplicitamente di deportazioni di migranti –  indistintamente – come soluzione alla presunta sostituzione etnica, teoria abbracciata indistintamente da tutti i partecipanti al Remigration Summit. Il portavoce italiano è il 23enne Andrea Ballarati, con un passato in Gioventù nazionale, le giovanili di Fratelli d’Italia, tra i fondatori nel 2022 dell'associazione identitaria “Azione, Cultura, Tradizione”. Ballarati ha ammesso di avere alle spalle – ma ha tenuto nascosti i nomi – qualche politico italiano.

 

È stata in dubbio fino all’ultimo la presenza dell’ex parlamentare belga Dries Van Langenhove, perché ieri (16 maggio) lo attendeva una sentenza della Corte d’appello di Bruxelles dopo che lo scorso anno era stato condannato in primo grado per incitamento alla violenza e per negazionismo dell’Olocausto. Con la pronuncia di secondo grado che è slittata di qualche giorno, Van Langenhove – che già nelle scorse settimane era stato avvistato a Milano per fare dei sopralluoghi in vista del summit – è potuto andare liberamente a Gallarate. Oggi milita in Vlaams Belang, partito nato dopo lo scioglimento di Vlaams Blok, messo fuori dai giochi dopo un processo per promozione del razzismo. Chi invece avrebbe voluto partecipare ma si è visto negare l’ingresso in Italia – paradossalmente, come questa kermesse auspica per gli stranieri – è stato Rasmus Paludan, attivista dalla doppia cittadinanza danese e svedese, che tra il 2019 e il 2023 è stato protagonista di diversi roghi pubblici del Corano.

 

Poi, tra i nomi più in vista della galassia xenofoba che si sta coagulando attorno al concetto di “remigrazione” c’era il 25 enne Afonso Gonçalves che, sul sito del suo partito, Reconquista, si autodefinisce “il più grande dissidente portoghese e il più influente attivista di destra”. Il suo profilo Instagram sembra quello di un influencer (ma i numeri non sono ancora quelli) e posta solo contenuti che hanno a che fare con l’immigrazione incontrollata. C’era poi l’olandese Eva Vlaardingerbroek, classe 1996. Nel suo post Instagram principale, si legge: “Se non iniziamo a combattere seriamente per il nostro continente, per la nostra religione, per il nostro popolo, per i nostri paesi, allora questo periodo in cui viviamo passerà alla storia come l'epoca in cui le nazioni occidentali non hanno più dovuto essere invase da eserciti nemici per essere conquistate, ma come l'epoca in cui l'invasore è stato attivamente invitato da un’élite corrotta”. Tra i più anziano il frances Jean Yves Le Gallou, classe 1948, europarlamentare del Front National dal 1994 al 1999 e oggi tra le fila di Reconquête, il partito di estrema destra fondato da Éric Zemmour. E c’erano anche un gruppo di attivisti tedeschi di Identitären Bewegung, che erano stati fermati in aeroporto a Monaco, con il divieto di viaggiare in Italia, Svizzera e Austria dalla polizia federale tedesca con la motivazione che avrebbero potuto danneggiare la reputazione della Germania.

Le sponde con Lega, Afd e Fpö

A fine convegno, Sellner si è rivolto alla sala piena di “pionieri” – come ha definito i partecipanti, anche se molti posti erano vuoti – promettendo di “rendere la emigrazione una realtà nei prossimi anni”. “Oggi insieme dichiariamo ai nemici che chiunque si metta fra noi e la patria che vogliamo raggiungere per i nostri figli sarà messo da parte” ha aggiunto. E il portavoce italiano Ballarati ha dato a tutti “appuntamento per il Resum 2026”. L’obiettivo, per questa galassia extraparlamentare di ultradestra xenofoba, è cercare di fare breccia tra i partiti più istituzionali e portare questa nuova parola d’ordine in cima alle agende di formazioni e governi europei. Per ora, insieme alla Lega, parlano esplicitamente di “remigration” l’Afd tedesca, i più votati in Germania secondo i sondaggi, e gli austriaci dell’Fpö, il primo partito alle elezioni del settembre 2024.

Migliaia in piazza a Milano

A Milano, lì dove si sarebbe dovuto tenere il Remigration Summit, migliaia di persone si sono date appuntamento in piazza San Babila per un “altro 25 aprile” convocato da 70 sigle tra associazioni, partiti di centrosinistra, Cgil, Anpi e Arci. In piazza anche il segretario della Cgil Maurizio Landini, la segretaria del Partito democratico Elly Schlein, i due leader di Alleanza verdi-sinistra Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. “Il messaggio di Roberto Vannacci penso che sia una vergogna, ma non mi sorprende – ha attaccato Fratoianni –. Mi pare perfettamente in linea col personaggio, con un partito come la Lega che ha deciso di rendere l'Italia un Paese sicuro per neonazisti, fascisti, razzisti e anche per i torturatori libici”. Forti critiche anche per il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che in mattinata aveva detto che “non bisogna avere paura di nulla, anche di idee che possano apparire molto forti”. Sul palco sono saliti a turno i leader politici che hanno letto alcuni articoli della Costituzione. La manifestazione si è poi sciolta, com’era iniziata, sulle note di “Bella Ciao".

 

"Milano ha dato una risposta forte con una piazza ricca e plurale, che ha tenuto al suo interno tante realtà diverse che portavano avanti le stesse istanze: accoglienza e solidarietà – dice a L'Espresso Giacomo Marini, referente Immigrazione del Pd Milano e tra gli organizzatori della contromanifestazione –. La nostra si conferma una città antirazzista, che ha trovato l'unione di tante forze che su altri temi sono divise. Sul Remigration Summit è gravissimo che un'amministrazione pubblica abbia dato spazio a quelle istanze razziste e antidemocratiche. Però siamo contenti che non abbiano trovato spazio a Milano. La nostra città ha confermato i propri valori antifascisti".

Gli scontri tra polizia e antagonisti

A qualche centinaia di metri da piazza San Babila, ritrovo dei fascisti nella Milano degli Settanta, a piazza Cairoli di fronte al Castello Sforzesco si sono dati appuntamento le sigle antagoniste e i centri sociali. Alla testa del corteo uno striscione: “Make Europe Antifa Again”. E lì non sono mancati scontri con le forze dell’ordine in tenuta antisommossa, che hanno lanciato lacrimogeni e idranti contro i manifestanti. 

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