L'incredibile vicenda del quartiere Bisceglie: dove la Moratti voleva costruire case, asili e centri per portatori di handicap. Ma la magistratura ha bloccato tutto: l'acqua e la terra sono pieni di sostanze tossiche

Veleni per bimbi e disabili

Con il nome di Bisceglie a Milano è nota una zona di periferia - a sudovest - dove da una ventina d'anni fa la sua ultima fermata la linea rossa della metropolitana. Appena più in là, Cesano Boscone e la Tangenziale. Non proprio una zona benestante, insomma, ma appunto ci arriva il metrò e in quarto d'ora o poco più sei in piazza Duomo. Un'area ottima quindi per saziare la fame di case del capoluogo lombardo.

Ma adesso Bisceglie rischia di diventare, in città, sinonimo di veleni: nelle enormi aree da edificare e da vendere, infatti, non sono mai state fatte le operazioni di 'messa in sicurezza' dai veleni che sono dispersi dappertutto, perché troppo costose. Così i 300 mila metri quadrati dell'ex cava Geregnano dove dovevano sorgere i nuovi quartier sono stati sequestrati dalla Procura di Milano poco prima che iniziasse la cementificazione. Da poco erano state avviate le prime "palificazioni", ora bloccate dalla magistratura, che avrebbero coperto con un tappo una palude di veleni.

Nella falda acquifera i tecnici dell'Arpa, hanno trovato infatti «metalli tossici, idrocarburi di origine minerale, pesticidi, pcb, cloruro di vinile, diossine, solventi aromatici, solventi clorurati, fenoli, arsenico, ammoniache e altre sostanze classificate cancerogene (... )la maggior parte dei contaminanti evidenziano la presenza di rifiuti di origine industriale».

Scoprire da dove vengano quei rifiuti è una delle missioni dell'inchiesta coordinata dal pm di Milano Paola Pirotta. Nel decreto di sequestro, che dovrà essere convalidato dal giudice per le indagini preliminari, si fa riferimento a un milione e 800mila metri cubi di rifiuti accumulati nell'area a partire dagli anni '50, quando la cava di ghiaia veniva usata come discarica, e che solo in parte sarebbero stati portati via.

Il terreno sequestrato faceva parte del Piano integrato di intervento approvato nel 2009 dal Comune di Milano. Palazzo Marino aveva rilasciato l'autorizzazione per la bonifica alle società acquirenti: Antica Acqua Pia Marcia di Caltagirone, di Francesco Bellavista Caltagirone, e la Torri Parchi Bisceglie srl oggi Residenza Parchi Bisceglie spa di Borio Mangiarotti, anche se una parte del terreno sarebbe stato ceduto a due cooperative. Nel registro degli indagati per reati di avvelenamento d'acqua, omessa bonifica e gestione di discarica abusiva sono finiti i legali rappresentanti delle due società e tre funzionari comunali.

L'indagine era partita dopo l'esposto presentato lo scorso giugno da Francesco De Carli di Legambiente e Sergio Pennacchietti del comitato Calchi. Per il procuratore aggiunto Alfredo Robledo «era impensabile non agire subito» e il sequestro è stato deciso per «la tutela della salute pubblica».

L'appalto per la bonifica era stato affidato alla Uno Emme srl e Arcadis srl che avrebbero realizzato «un sistema di sbarramento per cercare di bloccare gli inquinanti nel loro percorso verso valle» del tutto inutile, pare. Gli accertamenti sono ancora in corso, ma in una relazione consegnata alla Procura lo scorso 10 ottobre, la Forestale e l'Arpa avevano bocciato come "illegittime" le procedure adottate dal Comune e avallate dalla Provincia e dall'Arpa. Si contesta proprio l'autorizzazione alla realizzazione di quel sistema ritenuto insufficiente dagli esperti, perché «non rimuove gli inquinanti che ne hanno determinato la contaminazione».

Secondo il progetto presentato dalle stesse società interessate al Comune, una vera bonifica sarebbe costata intorno a 165 milioni, pari a circa 700 euro a metro quadro, mentre il valore dell'area è stimato tra i 100 e i 120 euro al metro quadro.

Su quei terreni ora sequestrati avrebbero dovuto costruire case, un nido e un asilo, un centro polisportivo, un centro polifunzionale gestito dalla Comunità Nuova di don Gino Rigoldi e una residenza per disabili in gestione alla Fondazione Don Gnocchi.

Solo un mese fa l'area di Bisceglie era stata presentata dalle istituzioni come la nuova scommessa per «la città che cresce». Case in edilizia convenzionata (2600 alloggi), due torri e i servizi per un quartiere modello immerso in un parco verde, un'oasi. L'assessore allo Sviluppo del Territorio, Carlo Masseroli aveva parlato di «un progetto di riqualificazione nel cuore del sistema dei parchi a ovest della città, in quello che poi sarà il grande parco delle vie d'acqua dell'Expo».

Invece, se le ipotesi della procura troveranno conferma, era solo un ricettacolo di veleni mai dismessi destinati a bambini, famiglie e disabili.

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