Pubblicità
Archivio
novembre, 2011

Finmeccanica, le carte dell'inchiesta

image/jpg_2167210.jpg
image/jpg_2167210.jpg

Soldi e favori a tutti i partiti. Così il colosso guidato da Guarguaglini è diventato la centrale per finanziare la politica. Gonfiando il costo degli appalti pubblici. E seguendo le regole della vecchia Tangentopoli

image/jpg_2167210.jpg
Continuava a ripeterlo senza sosta: "D'accordo?", tanto da sembrare l'imitazione di Vanna Marchi. Davanti ai magistrati la donna che guida l'azienda italiana con il più alto livello di tecnologia si è difesa abusando dello slogan che ha reso famosa la tele-imbonitrice.

Marina Grossi, numero uno della Selex e moglie del presidente di Finmeccanica Pierfrancesco Guarguaglini, ha negato di essere a conoscenza del "Sistema" che elargiva mazzette a partiti e manager. Ma le sue parole non hanno convinto i pubblici ministeri che accusano lei e il marito, indicati come i registi di un "Sistema" che finanziava la politica sfruttando un'azienda che ha fatturato 18 miliardi e ha 73 mila dipendenti: una risorsa nazionale che adesso rischia di affondare, travolta dagli scandali, da scelte industriali sbagliate e dalla crisi del settore bellico.

Quello che emerge dalle indagini è un dinosauro sopravvissuto alla glaciazione di Tangentopoli: in Finmeccanica vigono ancora le regole della prima Repubblica. Per il pm Paolo Ielo è un déjàvu: gli illeciti che sta smascherando oggi sono la brutta copia della rete Enel di cui si occupò venti anni fa per Mani Pulite. Oggi come allora, tutti i partiti siedono alla tavola. C'è chi si fa pagare cash, con le valigiette piene di banconote consegnate ai tesorieri come ai tempi di Mario Chiesa. E chi pretende commesse per le aziende amiche, che poi foraggiano i politici di riferimento: quello che appunto accadeva in passato con le coop rosse inserite dal Pci negli appalti Enel. Finmeccanica applica lo stesso copione, con qualche variazione sul tema e molto meno rigore.

Il "Sistema" è antico. Il gran pentito di questa storia, Lorenzo Cola, ha descritto bustarelle distribuite già agli inizi del nuovo millennio da Paolo Prudente, che allora guidava la holding del gruppo dedicata a radar ed elettronica: mance da 300 mila euro a botta. Cola è l'uomo a cui sono state affidate alcune delle operazioni più importanti per la storia economica recente del Paese. È lui che ha gestito l'accordo per produrre negli Usa l'aereo Alenia C27J: un patto che ha tagliato l'Italia fuori dalle alleanze europee. È sempre lui che ha aperto la strada all'acquisto di Drs, il colosso statunitense degli armamenti costato nel 2008 ben 3 miliardi, che ha inserito Finmeccanica nell'orbita del Pentagono e si è rivelato un pessimo affare. È stato sempre lui, alla presenza dei due Divi Giuli, Andreotti e Tremonti, a trovare le chiavi per aprire alla Libia di Gheddafi le porte dell'azionariato di Finmeccanica. Tre mosse che hanno allontanato il gigante statale dalla tradizione europeista e rischiano ora di mandarlo alla deriva.

Oltre a Cola, sta riempiendo verbale su verbale davanti ai pm napoletani anche Lorenzo Borgogni, il responsabile delle relazioni istituzionali e cerimoniere del "Sistema". Un esecutore, che prendeva ordini solo da Guarguaglini e che continua a seguirne la linea. Dai loro interrogatori si capisce che oggi come ai tempi di Tangentopoli, i pagamenti dovevano soprattutto garantire il sostegno della politica ai vertici aziendali. Nei fascicoli della procura di Roma ci sono già elementi su tutti i partiti dell'ultimo decennio, dai Comunisti italiani ad An, da Forza Italia al Pd, dall'Udc alla Lega. Con regalie e favori divisi in base al peso parlamentare.

Negli ultimi anni il problema del "Sistema" era stato quello di creare un legame con Tremonti, che come titolare del Tesoro era l'azionista principe della holding. Cola racconta come il referente fosse Marco Milanese, il braccio destro del ministro ora accusato di corruzione. Milanese non voleva trattare con Borgogni, che chiamava "il ladro di polli": chiede e ottiene di parlare direttamente con Guarguaglini. Per Milanese è stata una relazione proficua, che gli avrebbe fruttato soldi e potere tanto da trasformarsi in un'incriminazione. Tremonti, sentito come teste dai pm nelle scorse settimane, invece è rimasto sempre molto formale nei rapporti con Guarguaglini. Cola ha anche detto che lo studio Vitali-Romagnoli - fondato dal ministro - ha ottenuto incarichi nella miliardaria operazione Drs: una dichiarazione su cui sono ancora in corso accertamenti. Ma il professore di Sondrio negli ultimi due anni ha cercato in tutti i modi di costruire un'alternativa al potere assoluto di Guarguaglini.

Il presidente contava su un rapporto diretto e consolidato con Gianni Letta, il suo nume tutelare a Palazzo Chigi. E si teneva buoni i capi di An, compensando tutte le correnti di governo: nei verbali si parla a vario titolo di Altero Matteoli, di Ignazio La Russa, di Maurizio Gasparri e di Gianni Alemanno. Il "Sistema" distribuiva le gratifiche attraverso cinque canali. Anzitutto c'erano le designazioni dei consiglieri di amministrazione, sempre lottizzate sia nella holding sia nelle ricche società controllate. Alla segretaria di Milanese è stato sequestrato un file con la versione digitale del Manuale Cencelli, in cui spicca pure la Lega. Poi c'erano le assunzioni o le consulenze per i famigliari: le intercettazioni sono zeppe di pressioni per infilare figli di generali e mogli di deputati. Quindi i contratti assegnati agli amici degli amici: dalle scorrerie dell'harem di Gianpi Tarantini a quelle della Roma criminale di Gennaro Mockbel fino alle segnalazioni attribuite a Marco Follini, all'epoca vicepremier Udc. In alcuni casi si andava oltre e Finmeccanica acquistava la società tanto cara al ministro di turno. Tanto il costo ricadeva sulla collettività. Spesso si ricorreva alla sponsorizzazione di eventi dei partiti, delle fondazioni politiche o di altre iniziative raccomandate: Filippo Milone, capo della segreteria di La Russa, avrebbe chiesto che il compito fosse affidato "a una società esterna" per non sbandierare il legame con la holding. Ma si parla anche di finanziamenti per Aldo Brancher del Pdl.

Più complessa la questione dei versamenti cash. Finmeccanica non ha fondi neri: gli inquirenti sono convinti che il bilancio sia formalmente immacolato. Per questo contro i top manager vengono contestati solo reati fiscali o tributari. La prassi che emerge dalle indagini è quella di affidare ai fornitori il compito di creare e spesso distribuire la riserva in contanti. Il valore della prestazione veniva gonfiato e la differenza era pronta per saziare i politici. Nei verbali si dice che Guarguaglini chiamava questo ritocco "fare i compiti". Lo schema tipico è quello dei rapporti tra Selex e le ditte di Tommaso Di Lernia, che poi emetteva fatture false con una sigla di Cipro: il denaro passava dall'isola a San Marino. Il commercialista di Di Lernia spiega che solo nel 2009 questo trucco ha riguardato appalti per 220 milioni di euro.

Nel "Sistema" l'Enav, l'azienda pubblica per l'assistenza al volo, era diventata un architrave. Ha il compito di garantire la sicurezza dell'aviazione civile ma è anche - dopo la Difesa - il principale cliente italiano di Selex da cui acquista radar e torri di controllo. Ci sono appalti lievitati a dismisura: per l'aeroporto di Palermo si è partiti da 35 milioni e si è arrivati a 92. Nella mappa delle spartizioni, Enav è feudo di An e dell'Udc. Da qui nascono i 200 mila euro che sarebbero stati consegnati al tesoriere Udc Giuseppe Naro. Ma ci sono pure mance per i vertici aziendali, ad esempio l'ex generale Bruno Nieddu che di fronte alla contestazione di 200 mila euro finiti sul suo conto a San Marino ha detto stupito di non saperne nulla. O il consigliere ed ex deputato pdl Ilario Floresta che avrebbe intascato 15 mila euro al mese e una villa a Sharm-el-Sheik.

Quando cominciano le indagini, il "Sistema"potenzia altri due tentacoli. La prima è la rete di protezione contro gli investigatori, affidata soprattutto al boss della security Vittorio Savino, generale dei carabinieri in pensione, che contatta personalmente i capi dei reparti che indagano. Parla con il numero uno della Dia, va a cena con quello del Ros, discute con alti ufficiali delle Fiamme Gialle: ma non ottiene risultati concreti. Anzi si infuria per essere stato tagliato fuori da uno degli appalti più promettenti: quello del Sistri, la rete elettronica di monitoraggio dei rifiuti fortissimamente voluto dal ministro Stefania Prestigiacomo. Adesso sul business del Sistri convergono due inchieste dei pm di Roma e Napoli.

L'altra preoccupazione è mettere a tacere la stampa. Le rivelazioni de "L'Espresso", che per primo ha svelato i rapporti tra Mockbel e Finmeccanica, diventano un tormento per i manager che si attivano invano per scoprirne le fonti e fermare l'ondata di notizie giudiziarie. Si ricorre a una rete di giornalisti a libro paga - di cui Borgogni oggi sta parlando con la procura partenopea - e si varano campagne pubblicitarie.
In questo bailamme, ci scappano spesso ruberie personali e preziosi cadeux. Cola si fa comprare una casa in Svezia e una a Parigi. E a Natale fa donare alla signora Grossi in Guarguaglini una borsetta di Hermès da 6.670 euro. Tanto non pagava lui, ma i soliti fornitori.

L'analisi di questo pasticciaccio mostra però come a rimetterci siano stati tutti i cittadini. Come negli appalti concessi a Selex sempre senza gara e con prezzi fuori mercato: nel caso di Enav quegli sperperi andavano poi a pesare anche sul prezzo dei biglietti aerei. Il costo maggiore che dovremo sopportare è però quello del declino di Finmeccanica, l'ultima realtà italiana in grado di muoversi nel mondo delle tecnologie avanzate. Pochi giorni fa il neoamministratore delegato Giuseppe Orsi ha sorpreso i mercati con l'annuncio di perdite per 767 milioni nei primi nove mesi del 2011. Vengono dall'aeronautica, il settore più trascurato perché Guarguaglini ha puntato sull'elettronica, ossia sulla Selex guidata dalla moglie. A quella drammatica assemblea il presidente non si è nemmeno presentato. E la signora ha rifiutato di cedere il timone dell'azienda, sulla quale in tutta Italia si moltiplicano le inchieste. Entrambi arroccati sulla poltrona. D'accordo?

L'edicola

In quegli ospedali, il tunnel del dolore di bambini e famiglie

Viaggio nell'oncologia pediatrica, dove la sanità mostra i divari più stridenti su cure e assistenza

Pubblicità