Con una decisione a sorpresa la Rai ha sospeso, adducendo non meglio specificati problemi legali, la messa in onda del video di lancio del docufilm di Roberto Faenza e Filippo Macelloni, tratto dalla biografia non autorizzata del premier scritta da Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo

'Silvio forever' e lo spot censurato

placeholder
La distribuzione Lucky Red di Andrea Occhipinti e i dirigenti della tv di Stato erano già d'accordo. Il sei marzo, domenica, i primi spot del docufilm su Silvio Berlusconi sarebbero passati sulle reti Rai. Oggi, l'improvviso dietrofront. «Per non meglio precisati problemi legali», sui quali l'ufficio di Viale Mazzini promette ulteriori approfondimenti. Nessuno l'ha vista, ma la biografia non autorizzata del premier scritta da Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, che nelle intenzioni degli autori rappresenterà una trasvolata «neutra» sul ventennio arcoriano, è già un caso. Rade informazioni, campagna di lancio ammantata dal mistero e ora, l'insperato aiuto della censura. Delle vette non toccate dal marketing, in Italia si occupa la burocrazia.

Lo spot proibito, comunque visibile su in Rete e sul sito www.silvioforever.it, non pare dirompente. Diciassette secondi abbastanza innocui, che hanno però il pregio di raccontare più di quanto non mostrino. C'è Rosa Bossi Berlusconi in primo piano, la madre di Silvio (scomparsa nel febbraio di tre anni fa) che nel descrivere la prole si dice sicura: «Che non troveranno nessuna fotografia compromettente di mio figlio con le donne» e poi su immagini di trionfi calcistici ed elettorali di se medesimo, la voce di Berlusconi che delinea una personalità non sfiorata dal dubbio: «Punto primo: sono simpatico. Punto secondo: ho un po' di grano, si sa. Punto terzo: ci so fare». Poi titoli e dissolvenze a nero che riportano i confini delle epoche a confondersi e la storia personale del regista dell'opera a ricongiungersi e a ripetersi.



I sessantasette anni del torinese Roberto Faenza sono infatti un'astrazione dell'anagrafe. Con Silvio Forever, in sala dal 25 marzo per Lucky Red (probabile anteprima parigina il 16 marzo) Faenza torna a tre decenni fa, quando i blocchi della Polizia erano una componente del paesaggio, i comunicati delle Br all'ordine del giorno e la cappa di paura il racconto di un paese prigioniero dei propri timori. Neanche quarantenne, con un'eterodossa compagnia di giro (Carlo Rossella, Antonio Padellaro e Marco Tullio Giordana) Faenza provò a portare nelle sale una spietata fotografia del potere democristiano intitolata con lungimiranza “Forza Italia”. L'anno era il 1978, ma l'istantanea su Piazza del Gesù, sui gesti scaramantici del Presidente della Repubblica Leone e sulle risse congressuali della Balena bianca, si scontrò con la contemporaneità, con il sequestro Moro e con le eccezioni del ministero dell'Interno che pretese e ottenne, il ritiro dell'opera. “Forza Italia” che ebbe una genesi avventurosa, fu nascosto per anni e poi rieditato in dvd, a prima Repubblica seppellita dalle inchieste, all'alba del 2000. Ora Silvio Forever. Per rendere la verità più verosimile, bisogna assolutamente mescolarvi della menzogna. Non è il manifesto del Pdl. Lo diceva Dostoevskij. Faenza, Rai permettendo, promette di non farlo.

LEGGI ANCHE

L'E COMMUNITY

Entra nella nostra community Whatsapp

L'edicola

Insidie d'agosto - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso

Il settimanale, da venerdì otto agosto, è disponibile in edicola e in app