Il nome Frida riconduce irrimediabilmente all'iconica pittrice messicana. Magdalena Carmen Frida Kahlo y Calderón nota come Frida Kahlo incarna l'immaginario rivoluzionario. Sebbena nata nel 1907, si spacciava per "figlia" del 1910 solo per il profondo spirito di appartenenza alla rivoluzione messicana che partì quell'anno per porre fine alla dittatura di Porfirio Dìaz.
Alla prima donna latinoamericana a essere ritratta su un francobollo degli Usa (nel 2001) sono stati dedicati documentari, biografie, tribute-gallery e biopic come il famosissimo "Frida" di Julie Taymor (2002) che alla protagonista Salma Hayek valse la nomination all'Oscar come migliore attrice.
Frida è sinonimo di forza e coraggio femminile. Si è detto tutto su di lei al punto che spesso ci si dimentica che sia stata una pittrice e si finisce per parlare di lei come eroina d'altri tempi o nei casi più superficiali come l'attivista comunista dalle sopracciglia unite. In generale un giretto al Museo Frida Kahlo, la Casa Azul che nel 1958 il marito Diego Rivera volle aprire al pubblico, in via Londres 247 a Città del Messico, è quanto di più rigenerante possa esserci, sia dal vivo sia on line (museofridakahlo.org.mx).
Sarebbero tantissimi gli esempi che sottolineerebbero quanto parlare di Frida significhi anche parlare di moda (partendo dal fatto che magari la stessa Frida Giannini, la fashion designer Gucci, deve a lei il suo nome), tanto che la disegnatrice romana (nata a Milano ma vive a Roma) Myriam Bottazzi (www.myriamb.it) le ha di recente dedicato un omaggio: una traslazione human di alcune tra le più belle opere di Frida Kahlo. Per esempio "Self—portrait (dedicated to Leon Trotsky)" del 1937, da olio su masonite 30X24, attraverso il surrealismo di Myriam B. diventa la trasposizione fisica di gioielli, fiori tra i capelli e un atteggiamento indigeno tipico dello stile della diva messicana. "Self-Portrait as a Tehuana (Diego on my mind)", opera del 1943, si traduce in uno scenografico e pittoresco abbigliamento bianco a richiamare il quadro, con un pendente ingombrante come se l'immagine romantica del Diego di Frida diventasse una collana da portare all'altezza del cuore.
Perché sono proprio gli accessori la specialità della designer, che nel suo "Luogo Myriam B" (in Via dei Volsci, 75 a Roma) esibisce tra meticolose ricerche del materiale e versioni re-edit di cravatte che diventano collane, orecchini speciali e creazioni con fili di lana, tulle, paillettes e seta: un vero e proprio motivo arty per visitare l'atelier. Come dire che cento anni dopo la nascita di Frida il fascino non ne risente affatto, anzi si rigenera.