Contro Dominique Strauss-Kahn (Dsk), 62 anni, direttore del Fondo monetario internazionale, arrestato a New York con l'accusa di violenza sessuale su una cameriera e mancato candidato forte socialista alle presidenziali francesi dell'anno prossimo. Ma anche contro Nicolas Sarkozy che l'aveva promosso a quella carica sapendo delle sue debolezze e ha esposto la Francia allo scandalo. E contro l'intellighentia francese disposta a perdonare i peccati sessuali dei potenti, come già nella vicenda del regista Roman Polanski. Marine Le Pen, 42 anni, a sua volta candidata alle presidenziali per il Front National (i sondaggi la danno al 23 per cento, seconda proprio dietro Dsk ormai fuorigioco) è un fiume in piena e ne ha per tutti. In questa intervista con "l'Espresso" se la prende con coloro che, difendendo Strauss-Khan, "difendono anzitutto se stessi e l'uomo ricco invece della cameriera operaia". Mentre lei, sostiene, sta con gli umori del popolo che "non perdonerà".
Marine Le Pen, che cosa pensa della decisione sulla carcerazione di Dsk?
"Non capisco di cosa ci si stupisca in Francia. Non è una decisione strana per gli Stati Uniti. Pur essendo molto legata al nostro sistema inquisitorio e non apprezzando il sistema accusatorio americano, quell'atto mostra che negli Usa, in casi simili, non esistono trattamenti di favore".
Ma Strauss-Khan non sarebbe fuggito.
"Non è quello che ha pensato il procuratore. A conoscenza dei mezzi economici a disposizione di Strauss-Kahn, allertato da un caso simile avvenuto in Francia e forse anche dal tentativo di Dsk di far pesare la sua posizione con i poliziotti, oltre che dal precedente abuso di potere al Fmi nel 2008 al momento dello scandalo dell'economista-amante (Nagi-Piroska, ndr.), ha considerato che avrebbe potuto scappare. Ma Dsk è anche lui una vittima, della classe politica francese, che dovrebbe oggi rimproverarsi le prese di posizione sull'affare Polanski".
Pensa a una vendetta degli Stati Uniti alla mancata estradizione di Polanski?
"C'è sicuramente una relazione di causa-effetto. Anche il procuratore ha evocato il caso Polanski. Da allora, negli Usa c'è la voglia di "farsi" un francese".
Dsk è l'uomo delle rinascite dopo le crisi, pensa che potrà risollevarsi anche stavolta?
"No. C'è presunzione d'innocenza, ma le accuse contro di lui sono gravissime. Di sicuro non sarà candidato. Questo affare libera la parola, abbatte l'omertà mantenuta in pubblico, ma molto meno in privato, da politici e giornalisti sui suoi comportamenti nei confronti delle donne".
Aveva un'immagine di seduttore inveterato, non di violentatore.
"Quella era l'immagine pubblica. Il caso della giornalista Tristane Banon reso noto domenica, ma che circolava già da tempo, mostra una nuova immagine di Dsk. Anche Banon sta pensando di denunciarlo per stupro e sono sorpresa che quei fatti siano simili a quelli del Sofitel: un'aggressione sessuale con una spontaneità tale da denunciare una patologia".
Dsk era un economista apprezzato, tant'è che Sarkozy lo ha candidato al Fmi.
"Visto quel che i politici sapevano di lui, Sarkozy non avrebbe mai dovuto proporlo per la direzione del Fondo monetario internazionale. Gli avvenimenti di questi giorni rivelano o un gravissimo errore di giudizio di Sarkozy, oppure il suo cinismo terribile, se si pensa che lo abbia messo in quel posto per interesse personale".
Crede alla tesi del complotto?
"Ma quale complotto! Non ci credo e la tesi è insultante nei confronti di quella donna e di tutte le donne".
È rimasta choccata dall'arresto?
"Più che dall'arresto sono rimasta choccata dalla dichiarazione di Ségolène Royal: "Il mio pensiero va all'uomo e alla sua famiglia". Il mio primo pensiero è andato alla donna. Col pretesto della presunzione d'innocenza, hanno difeso l'uomo ricco, piuttosto che la donna operaia".
Martine Aubry, la segretaria socialista, ha evocato il "tuono" che nel 2002 ha escluso Jospin dal secondo turno delle presidenziali in favore di suo padre Jean-Marie Le Pen.
"Questa è una deflagrazione, più che un tuono. Li ha visti i suoi amici, in tv, dire che "i fatti che gli sono rimproverati non corrispondono all'uomo che conosco"? Non lo dicono per difendere lui ma se stessi: di aver saputo e aver taciuto. Sembra che Sarkò abbia scherzato con delle giornaliste: "Se Dsk torna non sono io a doverne aver paura, ma voi"".
Non era ancora candidato alle primarie.
"Martine Aubry e gli ecologisti erano pronti a sostenerlo. La macchina era in moto. I socialisti non avrebbero dovuto farne il loro campione. Un errore fatale".
I francesi potranno perdonarlo?
"Se i fatti saranno accertati, non credo proprio. Ha infangato l'onore della Francia perché abituato all'impunità totale di cui gode di solito l'élite che rappresenta. Pensano che tutto sia loro permesso. Escludo anche l'ipotesi del "suicidio politico" inconscio, come dicono gli psicanalisti. È solo l'abitudine, di quella classe, a farla sempre franca".
Non l'hanno turbata nemmeno le immagini di un presunto innocente in manette?
"C'è uno choc culturale. Ma per un comune mortale anche da noi in situazione di flagranza di reato la procedura è la stessa. Si è fermati, ammanettati, interrogati, ci sono i prelievi, il confronto. Dsk era informato sul sistema americano e sulle differenze culturali fra il libertinaggio francese e il puritanesimo statunitense".
Come cambierà la sua campagna ora che ha perso il suo miglior nemico?
"Non cambierà nulla. Rimangono, contro di me, solo mondialisti difensori dell'Unione europea, dell'euro, dell'immigrazione. Difendono tutti la stessa posizione e io difendo quella opposta".
Userà la questione sessuale nei discorsi?
"L'ho sempre fatto e sono sempre stata criticata per questo. Ho attaccato il ministro della Cultura e viaggiatore sessuale Frédéric Mitterrand, e contro Polanski. Oggi sono contro Dsk".