Chi si indigna per le truffe sulle scommesse non ha fatto granché per ripulire il mondo del calcio dopo gli scandali del 2006. E "Lucky Luciano" è pronto a rientrare in pista. Tra pochi giorni. Come se nulla fosse successo

Calciopoli ieri, Moggi e domani

Il presidente del Coni, l'eterno Gianni Petrucci, è "sgomento e indignato" per i "soggetti di dubbia moralità" che "offendono e umiliano il calcio italiano con i loro comportamenti scellerati". Il presidente della Federcalcio, l'immarcescibile Giancarlo Abete, è "amareggiato" ma anche "fortemente impegnato" a dotare il calcio di "sanzioni sportive più severe" perché "non possiamo attendere i tempi della giustizia ordinaria che, ad esempio, è ancora al primo grado di giudizio su Calciopoli dopo cinque anni".

Bene, bravi, bis. Purtroppo questi indefessi Robespierre dell'etica sportiva sono riusciti a non radiare Luciano Moggi, l'uomo che sussurrava agli arbitri, ai designatori, ai dirigenti, ai calciatori, ai procuratori, ai politici, ai giornalisti, ai moviolisti, persino a qualche giudice (sportivo e non), insomma a tutti, controllori e controllati. Dopo aver precipitato in serie B la Juventus con due scudetti revocati, Moggi è stato condannato dal Tribunale di Roma a un anno e mezzo di carcere per violenza privata (pena ridotta in appello a un anno per prescrizione di un episodio delittuoso) per aver minacciato un paio di calciatori affinché si liberassero del proprio procuratore e passassero alla Gea del figlio Alessandro (anch'egli condannato in appello a cinque mesi). È stato anche rinviato a giudizio dal Tribunale di Napoli per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva (il pm ha appena chiesto la sua condanna a 5 anni e 8 mesi di reclusione). Intanto la giustizia sportiva, dopo un'infinità di ricorsi, l'ha squalificato per 5 anni "con proposta di radiazione". Ma la proposta è rimasta lettera morta. La Figc, dal 2006 a oggi, si è sempre dimenticata di inibirlo per sempre dall'attività. E così a luglio, allo scadere della squalifica, "Lucky Luciano" potrà tornare anche ufficialmente a manovrare il mondo del pallone (magari insieme al figlio Alessandro, rientrato in pista il 31 dicembre scorso).

Possibile? Possibilissimo. Uno scandaloso bizantinismo normativo sembra fatto apposta per garantire un'altra chance ai protagonisti del più clamoroso scandalo della storia del calcio. Nel 2006, quando si celebrò il processo sportivo, il potere di radiare un tesserato spettava al presidente della Figc. Ma nel 2007 entrò in vigore il nuovo Codice del settore, che affida le radiazioni agli organi di giustizia sportiva. Così, in attesa di capire chi debba radiare Moggi (e gli altri 41 condannati alla squalifica massima di 5 anni), nessuno l'ha radiato. Solo nel 2010, con tutto comodo, Abete ha chiesto due pareri alla Corte federale. Risposta: la radiazione per Moggi e gli altri 41 "è implicita". Cioè automatica: basta che il presidente ne riferisca al Consiglio federale e questo ne prenda atto. Invece di procedere, Abete ha chiesto un altro parere all'Alta Corte del Coni, che ha dichiarato l'istanza "irricevibile" perché potrebbe essere in futuro chiamata a giudicare sul caso. Abete, terrorizzato da possibili richieste di risarcimento danni da parte dei "radiabili", ha promesso "una norma ad hoc, che copra il vuoto e garantisca il contraddittorio" con due o tre gradi di giudizio.

Era il 3 febbraio 2011. Da allora non se n'è saputo più nulla. Ormai luglio è alle porte e Moggi conta i giorni che mancano alla Grande Rentrée. Intanto pontifica, anche sulla nuova Calciopoli, dalle colonne di "Libero". Ma tutta la stampa berlusconiana, forse per analogia col padrone, è dalla sua parte. Sul "Giornale" commenta il nuovo scandalo Tony Damascelli, già sospeso per quattro mesi dall'Ordine dei giornalisti proprio per i suoi rapporti con Big Luciano. E "Il Foglio" usa l'ultimo scandalo per riabilitare i protagonisti del penultimo: "Avevano detto che Calciopoli era il punto finale... tolto Moggi cambierà il pallone", invece "il germe della corruzione resta". Ecco: siccome si scoprono nuovi imbroglioni, quelli vecchi sono innocenti. Intanto Petrucci, presidente del Coni anche nel 2006, è "sgomento e indignato". Abete invece, che nel 2006 era solo il vicepresidente della Figc, è "amareggiato", lamenta i tempi biblici della giustizia penale e annuncia "sanzioni sportive più severe". Possibilmente entro il prossimo millennio. Sempreché, nel frattempo, Moggi non abbia preso il suo posto.

LEGGI ANCHE

L'E COMMUNITY

Entra nella nostra community Whatsapp

L'edicola

Imbucati di Stato - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso

Il settimanale, da venerdì 4 luglio, è disponibile in edicola e in app