L’incontro dei Dialoghi dell’Espresso a Rivisondoli con i protagonisti del mondo del pallone italiano

Quale direzione sta prendendo il calcio italiano? Dove sta andando l’industria che da sola vale il 3% del PIL nazionale mentre i suoi talenti più rappresentativi si trasferiscono in Arabia e il gap interno tra i diversi campionati e quello esterno rispetto agli altri principali movimenti europei aumenta sempre di più?

 

Ne ha parlato nel ritiro estivo della Salernitana a Rivisondoli il direttore dell’Espresso Alessandro Mauro Rossi insieme al presidente della Figc Gabriele Gravina, il membro del CdA della Salernitana e Presidente Federbasket Gianni Petrucci, l'Ad granata, Maurizio Milan, l'avvocato e docente di diritto commerciale Francesco Fimmanò ed il tecnico granata Paulo Sousa.

«Il calcio italiano ha un indebitamento consolidato di 5,6 miliardi - ha esordito il numero uno della Figc – cresciuto del 4,4%. Siamo un’industria con numeri altissimi e grandi criticità. Negli anni ci siamo cullati nel rincorrere in maniera errata il concetto di crescita. A preoccuparmi molto è soprattutto il rapporto tra il valore della produzione ed il costo del lavoro. Noi ci prendiamo le nostre colpe ma dobbiamo fare in modo che tutti nel nostro paese si assumano le proprie responsabilità. Non si risolvono i problemi rinviando la copertura delle perdite e parlando sempre e solo di diritti. Pensiamo a quello che è accaduto al decreto crescita che si è tradotto in una rincorsa a tesserare sempre più calciatori stranieri. Dobbiamo mettere tutte le società nelle condizioni di competere allo stesso modo guardando agli esempi e ai club virtuosi come la Salernitana. Il nostro calcio ad oggi non ha una visione, occorre procedere con riforme serie ed è arrivato il momento di trasformare le idee in progetto. Ci sono tre pilastri fondamentali da cui dobbiamo ripartire: infrastrutture, vivai e capitale umano. Abbiamo chiuso lo scorso campionato con due immagini: una società che vince il campionato, il Lecco, ed una che saccheggia lo stadio perché retrocessa (il Brescia). Oggi il Lecco è in C ed il Brescia in B. È evidente che c’è qualcosa che non va».

 

Sulla stessa lunghezza d’onda Gianni Petrucci. «Il calcio è una bella malattia ma gestire questa industria nel nostro paese è una difficoltà enorme. Purtroppo non si è ancora arrivati al decreto collettivo. Le società sono in difficoltà: è giusto togliere il vincolo collettivo, ma bisogna dare i tempi tecnici. Sul tema delle riforme il Presidente Gravina sta lavorando seriamente in un momento molto difficile».

 

Il rapporto tra club e procuratori è un altro argomento entrato in modo prepotente nella discussione. L'avvocato Francesco Fimmanò va dritto al punto: «Non abbiamo nulla contro gli agenti ma dobbiamo prestare attenzione al conflitto di interessi. Con il decreto legislativo 37 abbiamo un nuovo rapporto giuridico, una messa in contatto: questa figura giuridica deve fare gli interessi di tutte le parti in campo. Siamo passati dalla sentenza Bosman al paradosso che la proprietà di un giocatore non era più della società che lo aveva pagato ma del procuratore». Gli ha fatto eco l’ad Maurizio Milan affrontando il tema dei diritti tv, altro grosso tasto dolente del calcio: «Operiamo in un contesto malato. Guardo alla Lega e vedo un luogo di non decisione, paludoso. Occorre trovare la giusta stabilità ed applicare un modello in cui siamo convinti di essere molto lungimiranti, senza accettare compromessi che ci vengono continuamente richiesti».

Gianni Petrucci e Gabriele Gravina

Ma siccome il calcio non è soltanto riforme, numeri e strategie politiche ci ha pensato il tecnico della Salernitana Paulo Sousa a riportare il pallone al centro: «La crisi non è soltanto economica, ma anche di valori. Tutti noi che lavoriamo in questo mondo dobbiamo impegnarci a riportare al centro di tutto i giusti valori si questo sport e lo dobbiamo fare soprattutto per le nuove generazioni. Soltanto così potremo avere un calcio migliore in futuro».