La Rete che il Pdl desidera è come quella cinese: un grande filtro imposto dallo Stato ai provider e a soggetti come Google ed eBay. Per impedire a priori la pubblicazione di contenuti illeciti. E poco importa se in queste maglie, inaudite in un Paese democratico, facciamo morire la libertà di Internet.
La prova è in una proposta di legge presentata in piena estate alla Camera, (dal nome "Centemero e altri", qui il testo) da una manciata di deputati della maggioranza, tra cui appunto la pidiellina Elena Centemero.
È forse la proposta di legge più censoria mai partorita dall'Italia contro il web, come emerge dai primi commenti che arrivano dagli esperti (tra cui gli avvocati Guido Scorza e Fulvio Sarzana). La proposta vuole rivoluzionare la normativa che regge Internet così come la conosciamo ora: il codice delle comunicazioni elettroniche. Qui si stabiliva che gli intermediari tra internet e gli utenti (i provider, Google, eBay…) non devono sorvegliare questi ultimi, né sono tenuti a cancellare i contenuti pubblicati dai navigatori, se non a fronte di un ordine dell'autorità giudiziaria.
Tutto sbagliato, tutto da rifare, secondo Centemero e soci. In nome della tutela della proprietà intellettuale, via libera ai filtri e al blocco facile di contenuti e utenti sgraditi. Il fine esplicito della proposta è infatti di combattere la contraffazione di marchi e la pirateria.
I filtri preventivi
Che cosa dovrebbero fare quindi gli intermediari? Per prima cosa creare sui propri sistemi "filtri adeguati" per "prevenire" l'illecito, secondo quanto si legge nella proposta. Succederebbe così, per esempio: l'utente prova a mettere un video su YouTube, un annuncio su eBay o a scrivere un post su Facebook e poi gli tocca aspettare, incrociando le dita: se incappa nel filtro dell'intermediario, quel contenuto non arriverà mai on line. Secondo i deputati, i filtri potrebbero ricercare parole chiave indicative di un illecito, per rivelarlo.
"Ovviamente filtri di questo tipo non esistono, tecnicamente", come nota anche Scorza. Mica le persone scrivono "vendo borsa di Gucci contraffatta" su eBay. I filtri sarebbero molto fallaci, rischierebbero di bloccare tante cose lecite. D'altro canto gli intermediari sarebbero costretti a adottarli, dalla proposta, se no diventano responsabili a livello civile e penale per eventuali illeciti.
Insomma, un grande firewall alla cinese. E non sarebbe nemmeno la prima volta che la maggioranza prova a tarpare le ali al web con norme così penalizzanti. Già nel 2009 la proposta D'Alia voleva imporre filtri a internet e poi si è arenata solo grazie alle tante proteste (leggi).
Blocco di utenti e contenuti
Non solo. I deputati si rendono conto, evidentemente, che i filtri possono fallire e quindi vogliono imporre misure draconiane contro contenuti illeciti pubblicati. Primo: obbligo dell'intermediario a rimuoverli subito a fronte di una segnalazione di un utente qualsiasi. Secondo: deve pure impedire l'accesso agli utenti recidivi nel reato. Significherebbe bloccare l'uso di internet o almeno della piattaforma in questione (eBay, per esempio). Risultato: "i cittadini, al di fuori di qualsiasi procedimento giudiziale e di ricorso alla magistratura potranno essere sospesi nell'accesso ad internet se un semplice cittadino informa un provider della possibile violazione delle norme sul diritto d'autore o sui marchi e brevetti", commenta Sarzana.
La battaglia di Agcom
Scorza e Sarzana concordano: questa proposta non va presa a sé stante, ma va inquadrata in una strategia più ampia, che si concretizzerà a novembre con la delibera Agcom contro la pirateria (leggi). La proposta sembra infatti dare man forte alle intenzioni di Agcom di estendere la guerra agli illeciti, creando nuovi sceriffi del web.
L'idea implicita è che gli attuali strumenti - l'intervento dell'autorità giudiziaria per bloccare siti e contenuti illeciti - non soddisfa più l'industria, perché troppo lento e garantista. Si cerca quindi di istituire vie più sbrigative. In che modo? Ricordiamo che Agcom è stata costretta, dalle polemiche, a moderare il testo (provvisorio) della delibera, ma la partita è ancora aperta. La "Centemero e altri" può fungere come un deterrente contro ulteriori proteste e quindi a far passare una delibera Agcom meno severa di quella proposta ma comunque penalizzante per i diritti degli utenti.
Retromarce03.02.2011
Com'è brutta la censura Ue


