Un costosissimo pool di ex gerarchi democristiani. Che distribuiscono fondi per raccogliere voti. Così Saverio Romano, in attesa di essere giudicato per mafia, si costruisce un robusto bacino elettorale. A spese dei contribuenti

Come farà il ministro Saverio Romano a fronteggiare l'attacco della Procura di Palermo che lo vuole alla sbarra con l'accusa di avere favorito la mafia e, al tempo stesso, mettere al riparo l'agricoltura italiana dalla tempesta economica che si avvicina? Con una corte di fedelissimi e un elenco interminabile di spese pazze. È così che il "responsabile" che salvò il governo Berlusconi, da sei mesi ministro delle Politiche agricole, ha creato una macchina del consenso perfetta, un esercito di fedelissimi, schierati nella roccaforte di via Nazionale, pronti a tutto pur di difenderlo e raccogliere voti.

È lui il vero erede politico della corrente democristiana guidata prima da Lillo Mannino e poi da Totò Cuffaro, l'ex presidente della Sicilia finito in carcere per una brutta storia di mafia e politica. Nello staff di Romano convivono avvocati, ex parlamentari, consulenti, magistrati contabili e amministrativi, manager in pensione e grand commis dei serbatoi elettorali siciliani. A capo del gabinetto ministeriale c'è Antonello Colosimo, magistrato della Corte dei conti. Spedito in giro per l'Italia a pontificare sulle strategie per alleviare la crisi, Colosimo spera di far dimenticare le frasi al vetriolo a lui dedicate dal gip Rosario Lupo, che nell'ordinanza sul "sistema gelatinoso" della cricca di Balducci e dei grandi eventi, parlava dei suoi "rapporti poco chiari" con l'imprenditore Francesco Piscicelli.

Alla corte di Romano c'è un altro magistrato: è il casertano Salvatore Mezzacapo, consigliere del Tar nel Lazio. Piccole scorie sul suo curriculum, per un concorso al Tar del Lazio che ha visto stravincere la moglie. Lui aveva nominato i componenti della commissione. Il cuore nevralgico della macchina politica del ministero è invece nelle mani di Mimmo Di Carlo, ricompensato dopo una vita al fianco di Romano: capo della segreteria particolare del ministro, consigliere di amministrazione della Gesap, società che gestisce lo scalo palermitano Falcone Borsellino, e pure componente direttivo del Consorzio Asi di Palermo. Il nome del segretario di Romano appare negli atti del processo alle Talpe nella Dda, proprio il procedimento che ha visto la condanna definitiva di Cuffaro.

Chiamato a deporre dalla difesa dell'imprenditore della sanità Michelangelo Aiello (condannato per mafia in via definitiva e ritenuto uno dei prestanome di Bernardo Provenzano), Di Carlo ha dovuto ammettere di avere pressato sul manager delle cliniche per far assumere il genero di Pietro Calvo, boss mafioso di Belmonte Mezzagno, il paese da cui viene il ministro dell'Agricoltura. "Non sapevo che avesse questa parentela", s'è giustificato Di Carlo con i giudici.

Altro siciliano doc alla corte dell'agricoltura è Giovanni Randazzo. Ricopre la funzione di capo della segreteria tecnica del ministero. Il suo nome è stato tirato in ballo da Francesco Campanella, politico pentito dell'enclave mafiosa di Villabate, uscito invece indenne dall'inchiesta della Procura di Roma per frode all'Unione europea. Dalla stagione politica di Cuffaro, il "responsabile" dell'agricoltura ha recuperato anche Felice Crosta, l'uomo dalla pensione d'oro. È uno dei dieci consulenti nominati a titolo gratuito da Romano. Crosta, che percepisce 1.500 euro al giorno di pensione, si occupa di consulenze giuridiche. Altro elemento di continuità con la stagione di Cuffaro è Antonino Giaimo.

In Sicilia si è occupato di fondi europei e programmazione. Anche per lui c'è il doppio incarico. È nella lista dei legali che si occupano di contenzioso per il Consorzio Asi di Palermo. Altro esperto di legge al servizio di Romano è Tito Varrone. Un vero e proprio ripescaggio: Varrone è stato al fianco di Mariastella Gelmini, per la contestatissima riforma sulla scuola. Volendo andare più indietro nel tempo, spuntano fuori anche i legami mai interrotti con Calogero Mannino, che quello stesso ministero ha guidato prima del naufragio della prima Repubblica. Responsabile del servizio di controllo interno del ministero è l'architetto marsalese Attilio Tripodi.

Da oltre trent'anni, come un francobollo, segue la carriera di Mannino, nella buona e nella cattiva sorte. Tripodi è anche socio di Mannino: insieme gestiscono la cantina vinicola Abraxas a Pantelleria.
Scorrendo il who's who dei consulenti a titolo gratuito, spuntano fuori pezzi della prima Repubblica, ex deputati in rotta di collisione con i partiti di appartenenza e manager pubblici in pensione legati ai potentati del Pdl. Si intravede in filigrana il tessuto di relazioni politiche su cui poggia la strategia del ministro siciliano. A occuparsi dell'Expo 2015, Romano ha chiamato Gianantonio Arnoldi. Anche lui è cresciuto nelle fila della Democrazia cristiana. Eletto alla Camera dei deputati alle politiche 2001, con Forza Italia, nel 2008 lascia il partito di Berlusconi per approdare all'Udc di Casini.

Più che un gabinetto di crisi, quello del ministro Romano è un apparato per feste e sagre paesane. Come da tradizione ministeriale consolidata nel tempo, incuranti del dramma vissuto dal Paese, un fiume di denaro, di provenienza statale ed europea, è partito dagli uffici di via Nazionale per foraggiare di tutto e di più. Oltre 43 milioni di euro sono destinati alla promozione del vino e del made in Italy, 3 milioni serviranno a raccontare la bontà del nostro olio di oliva, e via elencando. Anche se è difficile stabilire con esattezza quanto verrà speso da qui alla fine dell'anno per promuovere l'agroalimentare siciliano, visto che per affidare gli incarichi si usa un vero e proprio escamotage che consente l'affidamento diretto di fondi pubblici e il cofinanziamento tra lo Stato, gli enti territoriali e l'Unione europea. Quel che si sa è che si tratta di denaro sufficiente a promuovere più di cento tra eventi, sagre e mostre gli appuntamenti. Tutti targati Saverio Romano.

Si passa dalla pluricentenaria festa del Bue grasso di Moncalvo in provincia di Asti, all'omologa rassegna del castrato piemonetese, per arrivare alle fiere del tartufo, alla rassegna "Ragusani nel mondo". Il ministero ha finanziato anche per quest'anno il tradizionale appuntamento di Amatrice, gigantesca sagra in cui a fine agosto sono stati consumati oltre 5 quintali di guanciale amatriciano, 4 quintali di pecorino di Amatrice, 15 quintali di pomodoro, 14 quintali di spaghetti e 150 litri d'olio extravergine della Sabina. I cordoni della borsa si sono aperti in senso ecumenico con interventi a pioggia su tutto lo Stivale.

Verrà pubblicato, a cura del ministero dell'Agricoltura, il volume "Magia dell'Albero", curato dal cantante dei Pooh, Red Canzian. Alla "merenda siniora", lo spuntino dei contadini piemontesi a base di salumi, formaggi e vino verrà dedicata una rassegna teatrale. Imperdibile anche il "Modon d'Oro", sagra valdostana che consiste nel concedere 15 giorni di tempo a una giuria specializzata il cui compito è stabilire quale sia la fontina più buona del reame.

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