La rockstar nel mirino della Agenzia delle Entrate: nel 2008 dichiarò 5,8 milioni di euro, ma il suo reddito sarebbe stato quasi il doppio

Abbiamo frequentato delle pericolose abitudini e siamo ritornati sani e salvi senza complicazioni... All'Agenzia delle Entrate il ritornello della canzone "I soliti" di Vasco Rossi, una delle più scaricate dai fan durante l'ultima estate, dev'essere suonato come un monito. Mentre il rocker spopolava su Internet e nei negozi, infatti, gli ispettori dell'Agenzia stavano lavorando a un'indagine che ora sta giungendo al termine. In dicembre è stata comunicata alle società del cantante una prima serie di presunte manchevolezze di minore entità, contestando cifre a cinque zeri. Da lì, secondo quanto ha appreso "l'Espresso", sono partiti ulteriori approfondimenti che riguardano il modo in cui in questi anni alcuni guadagni - soprattutto quelli dei concerti - sono stati ripartiti fra Vasco e le sue diverse società.

L'ipotesi degli ispettori è che l'intreccio di rapporti, prestazioni professionali e fatture imbastito fra le imprese stesse e il cantautore abbia finito per attenuare l'impatto fiscale sulla sua personale dichiarazione dei redditi, consentendogli di posticipare nel tempo o di risparmiare imposte per alcuni milioni di euro. Un dato su tutti: se le ipotesi dell'Agenzia verranno confermate, nel 2008 il reddito imponibile di Vasco sarebbe quantificabile in 10,3 milioni, quasi il doppio dei 5,8 milioni dichiarati. E ora si sta esamindo anche il 2007.

Che il Komandante, il vecchio soprannome che usa nel suo divertente sito Web, ami essere un precursore di usi e costumi non c'è dubbio. Diventare la prima star costretta ad affrontare la nuova campagna anti-evasori del governo di Mario Monti, però, non gli piacerebbe per nulla. "Mi dà davvero fastidio essere scambiato per un evasore", aveva detto Vasco nell'estate 2010, quando nel mirino del fisco era finita la società alla quale aveva intitolato il suo yacht Giamaica, all'epoca ormeggiato a Sanremo. "Ho sempre pagato le tasse, sia quando ero povero sia oggi", spiegava, dicendo di detestare gli evasori "furbi e ladri" e di aver intestato alle società tutte le sue proprietà, cane compreso, non per eludere le tasse ma per "limitare eventuali ritorsioni contro la mia persona fisica per eventuali danni causati a terzi dalla barca o dal suo equipaggio". Parole senza appello, le sue, rafforzate dall'invito all'Agenzia "di fare i controlli necessari" ma anche di distinguere caso da caso: "Un conto è sbagliare, un conto fare il furbo".

Partendo dallo yacht, dunque, nei mesi passati gli ispettori si sono concentrati sul piccolo impero societario di Vasco. Si tratta di un'architettura che a quanto è dato conoscere non sembra particolarmente esagerata e che ruota attorno a due società, la Giamaica srl e la Area srl, quest'ultima messa in liquidazione recentemente ma oggetto delle verifiche dell'Agenzia per gli anni passati. Nello strutturare il gruppo, sembrerebbe dunque che il cantante abbia preferito tenersi lontano da operazioni da vita spericolata o da furbacchioni. Non ci sono trust alle Bahamas e nemmeno società anonime a Montecarlo, come accade per altri personaggi dello spettacolo che l'Agenzia sta soppesando di questi tempi.

Anche gli investimenti compiuti sembrano concepiti più dal Vasco "primo contribuente di Bologna", come si è etichettato lui stesso, invece che dal cantautore "amorale anarchico autentico", come si definisce sulla copertina del suo libro appena uscito ("La versione di Vasco", editore Chiarelettere). Il Vasco imprenditore, infatti, è uno che punta sul mattone e sulle belle case, come se volesse andare sul sicuro e non rischiare troppo. La Giamaica Srl, ad esempio, risulta intestataria della casa di famiglia a Zocca, sugli Appennini modenesi, ma anche di svariate proprietà a Bologna e Ferrara. Possiede poi degli immobili in Francia e, attraverso due società controllate in California, la magnifica villa di Los Angeles dove il musicista si ritira talvolta per comporre e registrare. Anche la compagna Laura Schmidt, azionista della Giamaica, mostra la stessa vocazione, visto che possiede ulteriori appartamenti a Bologna e Milano, nonché un casale nella campagna senese.

Al di là delle attività immobiliari, l'attenzione degli ispettori si è rivolta però al business della Giamaica e dell'Area, dov'è socio di minoranza l'amico e manager Floriano Fini, noto ai fan per essere quel "Fini che s'è alzato da poco" citato nella celebre "Fegato spappolato". La questione riguarda gli introiti degli intensissimi tour che il cantautore ha effettuato in questi anni in giro per l'Italia. In uno dei contratti esaminati dall'Agenzia, il cachet milionario accordato dalla Live Nation di Milano per organizzare i 17 concerti italiani del tour 2008 è stato versato, secondo le prime ricostruzioni, alla Area, che a sua volta aveva stretto un accordo con la Giamaica, che ha come oggetto sociale proprio la titolarità e la gestione dei diritti d'immagine. Stando agli approfondimenti in corso, sembrerebbe che Vasco nei confronti di quest'ultima società, proprietaria anche di gran parte del patrimonio immobiliare di famiglia, avesse infine un contratto di lavoro che gli avrebbe formalmente garantito solo una quota molto ridotta del cachet originario. Facendo i conti, dunque, l'ipotesi è quella che il cantante abbia potuto in questo modo abbattere il proprio imponibile fiscale. Altre situazioni che l'Agenzia riteneva critiche, invece, tipo il mancato incasso di alcuni crediti vantati da Vasco nei confronti delle società, forse al fine di beneficiare di una sorta di arbitraggio fiscale e di spostare nel tempo la tassazione, sarebbero state risolte dal cantante a verifica in corso.
La partita con il Fisco, però, resta aperta sugli altri due fronti, quello dello yacht e dei compensi per i concerti. "Sarà difficile non fare degli errori, senza l'aiuto di potenze superiori", canta Vasco in uno degli ultimi successi, "Manifesto futurista della nuova umanità". Se l'Agenzia dimostrerà di avere ragione, all'errore il Komandante potrà comunque rimediare. Pagando il dovuto.