Avete presente cos'è l'Isee, quello strumento che serve alle fasce sociali più basse per ottenere posti negli asili, libri di testo, social card, esenzioni dai ticket etc? Bene, Monti lo ha riformato. Facendo un regalo ai furbetti
Bastavano due righe, possibilmente in neretto, da piazzare proprio in cima al modello di autocertificazione: «Chi dichiara dati di reddito e patrimoniali diversi da quelli che verranno poi accertati, non potrà accedere a prestazioni pubbliche agevolate per un periodo da uno a cinque anni». Invece, nel testo di 14 articoli che il governo si accinge ad approvare per riformare l'Isee (la dichiarazione da presentare per l'accesso a prestazioni sociali), non c'è alcuna misura di deterrenza che tenga lontani i ladri di welfare. Al contrario, vengono benevolmente perdonati «errori e difformità, inclusa la presenza non dichiarata di componenti il patrimonio mobiliare». In questi casi, infatti, «il soggetto richiedente può presentare una nuova Dsu», come viene definita la dichiarazione unificata annuale, e può richiedere comunque la prestazione, si chiami social card o assegno per i nuclei con più di tre figli, esenzione dal ticket sanitario o dalle tasse universitarie, libri di testo gratuiti, borse di studio, asili nido, o altro ancora.
Tutte misure di sostegno che dovrebbero andare a vantaggio delle famiglie davvero bisognose. L'Isee (Indicatore della situazione economica equivalente) era nato nel 1998 per tenere lontani i furbi, prevedendo un indicatore del reddito familiare lordo (Isr) e uno del patrimonio, mobiliare e immobiliare (Isp), da sommare e poi dividere per una scala di equivalenza, così da premiare le famiglie più numerose. Ma le bugie sembrano farla da padrone nei moduli che sindacati e patronati raccolgono e poi girano on line all'Inps, regista dell'intera operazione. Su 6,3 milioni di famiglie che nel 2010 hanno presentato una richiesta di prestazione sociale, l'80,4 per cento è risultato infatti totalmente privo di patrimonio mobiliare: né Bot né conto in banca. Si tratta del 30 per cento della popolazione italiana. Quando, secondo il Bollettino della Banca d'Italia, quell'anno l'89 per cento dei nuclei familiari risultava possedere almeno un'attività finanziaria.
Era atteso un intervento pesante sui controlli: per esempio, imponendo una soglia numerica minima a quelli sostanziali, affidati alla Guardia di Finanza, che ne ha invece effettuati per l'Isee soltanto 17 mila nel corso del 2010, solo tre ogni 1.000 famiglie. Si aspettavano nuovi poteri anche gli enti erogatori: se non di intrufolarsi nei conti correnti, almeno di accertarne l'esistenza. Nel testo in questione, preparato da Maria Cecilia Guerra, sottosegretario al Welfare, questi ultimi vengono invece quasi umiliati: la nuova Dsu redatta dopo quella infedele è «valida ai fini dell'erogazione della prestazione, fatto salvo il diritto degli enti erogatori di richiedere idonea documentazione».
Il decreto del presidente del Consiglio che rivede modalità e campi di applicazione dell'Isee avrebbe dovuto essere approvato entro il 31 maggio 2012, secondo quanto recitava l'articolo 5 del decreto "Salva Italia", che gli assegnava anche il compito, a cui poi si è rinunciato, di fungere da criterio base per l'erogazione di agevolazioni fiscali. Il nuovo testo contiene anche diversi aspetti positivi, che rendono il sistema di calcolo più selettivo: per esempio la detrazione fino a un massimo di 3 mila euro per i redditi da lavoro dipendente, e sino a mille euro per le pensioni. C'è poi un inedito di rilievo: mentre finora nel calcolo generale della situazione economica di ciascuna famiglia il patrimonio (mobiliare e immobiliare) doveva essere considerato solo per il 20 per cento della sua consistenza questa limitazione adesso verrà a cadere.
In particolare, il patrimonio mobiliare godrà solo di una franchigia tra i 6 mila e i 10 mila (per le famiglie più numerose) euro, mentre quello immobiliare sarà considerato, al netto del mutuo residuo, per i due terzi del suo valore Imu, ben più consistente di quello Ici, e senza la franchigia di 51 mila euro per la prima casa, finora applicata. Chi abita una casa di proprietà potrà scalare dal reddito da 5 mila a 7 mila euro, e questa è una sorpresa. Chi vive invece in una casa in affitto detrarrà un importo sino a 7 mila euro, 2 mila in più rispetto all'attuale franchigia.
Tra le novità più importanti, un focus sui disabili, prima totalmente ignorati: dal reddito familiare potrà essere infatti detratta una somma fino a 6 mila euro per le loro spese sanitarie ed è accordata una franchigia da 3.500, 5 mila o 6.500 euro a seconda del grado di disabilità (per i non autosufficienti si potranno detrarre altri 1.000 euro per collaboratori domestici e badanti). Ancora: viene messa in campo la possibilità di calcolare l'Isee per un periodo più ravvicinato, in caso ad esempio di cassa integrazione, perdita del lavoro o chiusura dell'attività. è stato poi posto fine allo scandalo dei dipendenti del Vaticano, delle ambasciate, della Fao o di altri organismi internazionali, che figuravano in testa alle graduatorie in quanto a reddito zero, non pagando le imposte in Italia. Ora anche «i redditi esenti» dovranno denunciare i loro guadagni.
La parte più debole è l'articolo 11, ottimisticamente intitolato "Rafforzamento dei controlli", in realtà lungo e confuso. L'agenzia delle Entrate dovrebbe operare dei controlli automatici, che però in quanto tali non entrano nel merito del reddito autocertificato, ma rilevano solo la corrispondenza tra quanto asserito nella Dsu e quanto risulta dalle denunce fiscali. Non si capisce bene se questi controlli sarebbero massivi: in questo caso i 6-7 milioni di modelli dovrebbero essere moltiplicati per tutti i codici fiscali della famiglia, impresa improbabile.
Non è poi chiaro perché, se l'Agenzia delle Entrate è impegnata in tali controlli, gli enti erogatori dovrebbero ripeterli dopo, come prevede il testo. Manca l'obbligo di effettuare verifiche a tappeto sui conti correnti e sul patrimonio. Infine i controlli sostanziali affidati alle Fiamme Gialle dovrebbero essere almeno dieci volte più alti rispetto a quelli del 2010. Si faranno? Tutto rimane nel vago. E i ladri di welfare si stropicciano le mani.