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Cultura
ottobre, 2012

Il paradiso hippie? E' in Sardegna

Una caletta da favola vicino a Santa Teresa di Gallura. Abitata da oltre quarant'anni da una comunità di figli dei fiori. Il documentario 'La valle della Luna' racconta come si vive oggi in quella riserva. Dove si cerca di rimanere soggetti solo alla natura, nonostante la minaccia della speculazione edilizia

Sembra Zabriskie Point ma sta in Sardegna, vicino a S.Teresa di Gallura: la Valle della Luna è una caletta ritagliata tra rocce granitiche rosa e bianche, grotte che si chiamano Caverna dell’Arcobaleno o della Tartaruga o del Vento. Sassi, anfratti e mare di rara bellezza. Si raggiunge con un sentiero arduo e nascosto, che l’ha ben protetta fin dalla Preistoria. Ci abitarono i Romani, nel Medio Evo fu un lebbrosario e poi rifugio di banditi, contrabbandieri e latitanti: finchè, negli anni 60, arrivarono gli hippies.

Che ci vivono ancor oggi, come mostra il documentario “La Valle della Luna” di Giovanni Buccomino, 38enne romano ex musicista di rock elettronico, laureato in Filosofia, il primo piede nel mondo del cinema come tecnico del suono, che racconta: «Ero in vacanza in Sardegna con la mia band, nel 2006, e restammo senza una lira. Qualcuno disse: andiamo a dormire in Valle che è gratis. Ne avevo sentito parlare come di un posto di grande vitalità nei ‘70, ma lo credevo finito. Invece mi sono ritrovato lì.. e ho visto un film già fatto. Dopo tre mesi sono tornato a girare, per due anni».

Uno tra i dieci documentari italiani selezionati per il Festival HotDocs di Toronto del 2011, applauditissimo, il film di Buccomino - assolutamente indipendente, autoprodotto con l’aiuto di amici professionisti che hanno lavorato gratis - vuole ricostruire il ciclo di un anno solare in un luogo dove la vitalità della natura è quasi estrema, un posto in cui c’è solo roccia e non vivono animali. E raccontare la comunità dei figli dei fiori che resiste da oltre 40 anni. Con un ricambio generazionale, come si vede: ci sono i “vecchi” inquilini, il romano Mimmo e il francese Antoine autore di strepitose sculture azzurre, che con altri due o tre coraggiosi vivono nelle grotte anche d’inverno, e i nuovi, che arrivano d’estate: punkabesta, artisti, mimi, che si fermano qualche mese e se ne vanno. Lasciando provviste e masserizie ai “residenti” che così svernano. Ma la convivenza non è semplice: «Qui con il caldo arrivano anche 300 persone, tra cui pure gli stronzi che fanno casino e rompono le palle. Allora dai paesi vicini chiamano i carabinieri che fanno continue irruzioni per sgomberare», si lamentano alcuni. Antoine dice che a lui hanno spaccato sculture da 20mila euro. Peccato.

Perchè la Valle è davvero un posto da favola, incontaminato e forte dove attraverso i ritmi naturali di luce e buio, acqua e fuoco si può ritrovare un contatto con se stessi. Come sostiene Buccomino i freakkettoni degli anni 60 avevano gusto e hanno sempre scoperto, e protetto vivendoci, luoghi meravigliosi: «La società prima ha criticato, poi ci ha costruito i complessi residenziali», dice il regista. «Oggi la più grande minaccia di esistere, per la Valle della Luna, sono le mire affaristiche dei businessmen locali: ho il terrore di tornare lì tra dieci anni e trovare chioschi e bar sulla spiaggia». Un piccolo, orrendo indizio c’è già: sono spuntate delle luci in terra lungo il sentiero d’accesso, là dove prima c’era solo una stradina scoscesa e buia. È a rischio di speculazione edilizia anche questo (tra i pochissimi rimasti) pezzetto di Paradiso?

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