Delle strutture costruite per le olimpiadi invernali del 2006, costate più di un miliardo di euro in appalti, non restano altro che milioni di metri cubi di cemento armato, tonnellate di ferro e campagne e boschi deturpati per sempre
"Sito chiuso. Apertura a data da destinarsi" si legge oggi all'ingresso della pista di bob di Cesana. Spenti i riflettori sui XX Giochi invernali di Torino 2006, per i quali è stato investito più di un miliardo di euro in appalti, la responsabilità delle strutture olimpiche è passata alla Fondazione 20 marzo 2006, a completa partecipazione pubblica. Suo braccio operativo nella gestione e manutenzione delle opere è la società Parcolimpico, partecipata da fine 2009 al 70 per cento da una coppia di imprese private. Ma la ricca dote di strutture si è rivelata un'eredità infruttuosa.
A partire dalla pista di bob di Cesana, fiore all'occhiello costato oltre 61 milioni, ferma da un anno. Troppo costosa per il gestore, che spende 300 mila euro all'anno per le 40 tonnellate di ammoniaca necessarie alla refrigerazione dell'impianto. Eppure resta anche troppo preziosa per l'economia di Cesana. Tanto che il suo primo cittadino ha dovuto "fare ostruzione", chiedendo un nuovo piano di sicurezza per ritardare la rimozione del liquido. A Pragelato sorge un altro illustre lascito non più in uso: i trampolini del salto.
L'imponente struttura, costata più di 34 milioni, non vede un atleta da oltre due anni. La sua gestione dovrebbe presto passare al Comune, che è certo di riuscire a farla di nuovo rendere. Ma un accordo formale con Parcolimpico non è ancora stato firmato. A Sauze d'Oulx invece si trovano i resti dello stadio di freestyle: costato 8 milioni e usato solo nei 15 giorni della kermesse, è in stato d'abbandono. I lavori per smantellarlo si sono interrotti perché il Comune, proprietario del sito, non ha ancora ricevuto i 700 mila euro promessi dalla Regione per l'intervento. E dalle valli a Torino, dove le Arcate sono ancora in cerca di una destinazione. I
l complesso sorge proprio vicino alla passerella e all'arco rosso di Camerana, nel cuore del Villaggio olimpico. Impossibile trovare un acquirente, l'ultima proposta del Comune, che ne è proprietario al 60 per cento, è di trasformarlo in una cittadella per i giovani. "Qualche possibilità di risolvere i nodi critici potrebbe arrivare a breve", spiega Pierpaolo Maza, ultimo presidente della Fondazione, "quando verranno sbloccati dal Governo i 40 milioni del "tesoretto", un fondo costituito dall'avanzo della gestione dell'Agenzia Torino 2006. Certo, però, i tempi potevano essere più rapidi".