Secondo la procura, la Lega fatturava le spese due volte: una a Milano e una a Reggio. Obiettivo: crearsi un tesoretto di soldi in contanti da usare poi come gli pareva. E taroccavano anche i chilometri percorsi per decuplicare le note spese

Emilia, cravatte verdi e fondi neri

Fischia il vento e urla la bufera nella rossa Emilia. E rischia di travolgere il Carroccio emiliano, trascinato nel vortice dall'inchiesta madre sul partito di via Bellerio. Un vento gelido che sta facendo riemergere casi di malagestione dei fondi pubblici e dei rimborsi elettorali per le regionali del 2010.

Angelo Alessandri, è l'uomo di Bossi in Emilia. Deputato, presidente della Commissione parlamentare 'Ambiente, territorio e lavori pubblici'e segretario regionale, da sempre punto di riferimento per il 'cerchio magico'. Tanto che in un'intercettazione Nadia Dagrada ricorda a Belsito di chiedere al Capo «se è meglio Alessandri o Gibelli» per sostituire Roberto Castelli, deciso a controllare i bilanci, dai quali sarebbero emerse le spese della famiglia Bossi, e non solo.

Su Alessandri ricadono i sospetti dei magistrati che stanno indagando a Bologna e Reggio Emilia. Indagini partite dopo alcune dichiarazioni pubbliche da parte di alcuni ex leghisti espulsi dal partito, «dopo le denunce di alcune irregolarità», dicono loro.

Ma sul tavolo degli inquirenti sono arrivati anche due esposti. Il primo presentato da Marco Lusetti, che prima di essere liquidato dal partito è stato responsabile amministrativo in Emilia e vice segretario regionale. Era il braccio destro di Alessandri. Poi la rottura, nel 2009, alle prime denunce interne su presunte irregolarità: «Nessuno prendeva in considerazione quanto raccontavo». L'anno successivo venne espulso. Oggi porta ai magistrati documenti che etichetta con il marchio di 'scottanti'.

Lusetti ha indicato la strada alla Procura. Un'autostrada. Segnalazioni ed episodi precisi che l'ex numero due del Carroccio emiliano (è stato anche collaboratore a Roma dell'allora ministro per le Riforme Roberto Calderoli) ha messo sul piatto. Se ha dichiarato il falso valuteranno gli investigatori. Intanto 'l'Espresso' ha potuto sfogliare alcuni documenti, dove vengono indicati con precisione circostanze, metodi e rapporti con via Bellerio.

Tra le piste seguite dalla Procura quella della presunta doppia fatturazione. Cioè di spese fatturate alla Lega Nord di Milano in via Bellerio, e pagate materialmente con il conto corrente della Lega di Reggio Emilia. Tutto da verificare, e rimane da capire a quale fine Reggio Emilia pagava le fatture di Milano. L'ipotesi? Per costituire fondi neri.

Altre segnalazioni che i magistrati starebbero valutando riguardano presunte regalie da parte di imprenditori, senza rendicontare alcunché nel bilancio redatto da Gianfranco Barigazzi, responsabile amministrativo regionale, e verificato da Dagrada. Imprenditori che in alcuni casi sarebbero stati contattati da personaggi di fiducia dei vertici regionali venuti da Roma.

Ma in Procura sono arrivate segnalazioni che parlano anche di favori in cambio di appalti, spese elettorali mai dichiarate, fondi dell'Assemblea legislativa Emilia Romagna destinati al gruppo consiliare utilizzati non per fini istituzionali.

A 'l'Espresso' sono stati mostrati alcuni rimborsi viaggio pagati con i soldi della Regione, per missioni di partito e non istituzionali. E una nota spese per un viaggio di 57 chilometri, rimborsati come 752, che moltiplicati per 0,61 centesimi- a tanto ammonta il rimborso chilometrico- fa 458 euro.

Tra le anomalie denunciate ci sarebbe anche l' autenticazione di firme fasulle per più competizioni elettorali.

Una matassa di informazioni non semplice da districare per gli investigatori. Che dovranno tenere conto anche del passato. Partire cioè dal commissariamento del partito emiliano. Avvenuto ad Alassio, durante la selezione regionale di Miss Padania: «La notte del 10 agosto 2010 ad Alassio», dice Lusetti a 'l'Espresso', «parlai con Umberto Bossi per 6 ore. La scelta ricadde su Rosy Mauro che in Emilia avrebbe dovuto verificare le questioni che avevo sollevato». Ma - arrivata Rosy la commissaria - Lusetti non venne mai contattato. Lui sostiene di avere comunque informato «molti esponenti di via Bellerio». Insomma tutti sapevano, come ha raccontato ai magistrati Nadia Dagrada?

C'è poi il fronte d'indagine bolognese, meno ampio e non meno importante. Anche lì c'è un esposto. Questa volta a firma di Alberto Veronesi, leghista della prima ora candidato nel 2010 e poi espulso dal partito. Una denuncia per nulla vaga, la sua. Nella documento inviato anche alla Procura di Milano, chiede di essere sentito come persona informata sull'indagine che riguarda Belsito. E indica episodi concreti sulle spese elettorali e su i bilanci taroccati. Oltretutto l'ex leghista ha presentato alcune fatture su cui Nadia Dagrada sarebbe intervenuta 'correggendo'con la penna per imputare le spese elettorali al singolo candidato, al partito o se pagare in contanti, quindi in nero.

Alla denuncia di Veronesi, che già nel 2011 aveva portato tutto in Procura (che archiviò), si aggiungono mal di pancia di altri ex leghisti. Tra questi, l'ex revisore dei conti Carla Rustichelli. Sentita dai Pm bolognesi, non ha dubbi: «Tutti sapevano».

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